Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico
di Luis Sepùlveda
Guanda, 2012
Amici, forse ho le traveggole, ma sul tetto di una casa mi è sembrato di vedere un gatto dal profilo greco e un topo che guardavano il tramonto, e la cosa più curiosa è che il gatto sembrava ascoltare attentamente il topo. Forza con questa birra, che me la sono guadagnata.
di Luis Sepùlveda
Guanda, 2012
€ 10,00
pp.86Amici, forse ho le traveggole, ma sul tetto di una casa mi è sembrato di vedere un gatto dal profilo greco e un topo che guardavano il tramonto, e la cosa più curiosa è che il gatto sembrava ascoltare attentamente il topo. Forza con questa birra, che me la sono guadagnata.
A più di
dieci anni dallo straordinario successo del suo Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare,
lo scrittore cileno Luis Sepùlveda regala agli affezionati lettori di tutto il
mondo la sua ultima prova d’autore. Anche stavolta conquista il pubblico con la
delicatezza di una racconto-favola. Ecco ricomparire il tema dell’amicizia ma
non ci si aspetti che, aldilà della scelta italiana di una titolazione
improntata alla riconoscibilità di un autore che è garanzia di successo, Storia di un gatto e del topo che diventò
suo amico (il cui titolo originale è Historia
de Mix, de Max, y de Mex) sia una ripetizione del precedente best-seller.
Perché sì, il nucleo tematico è ancora il racconto di un legame che nasce nella
differenza non limitandosi a superarla, ma rendendola un punto di forza, ma qui
si evidenzia anche un cambiamento di nota, un registro un po’più lieve rispetto
alla più romanzata Storia della
gabbianella.
Il giovane Max è cresciuto insieme a Mix, un
gatto dall’austero profilo greco, fedele compagno di mille avventure che, se
combina un guaio, si sdraia a pancia su e viene subito perdonato. Invecchiando,
Mix perde la vista ed è costretto a rinunciare alle sue abitudini di agile e
indipendente gatto di città. Fino a che non incontrerà Mex, un furbo topolino
che decide di “prestargli gli occhi” e di raccontargli il mondo oltre la
finestra dell’appartamento: il limpido e trasparente cielo in primavera, il
viavai dei tedeschi in bici la mattina, i fiori che timidamente iniziano a
sbocciare dalle aiuole e “sembrano deliziosi fiocchi di cereali”. Come Max e
Mix, anche il gatto e il topo, alla faccia della proverbiale inimicizia,
diventeranno inseparabili.
Per tutto il tempo che il gatto e il topo trascorsero insieme, Mix vide con gli occhi del suo piccolo amico e Mex fu forte grazie al vigore del suo amico grande.
La
delizia del breve romanzo - quasi un racconto lungo - sta nella capacità
dell’autore di non cadere mai nella retorica e nell’exemplum didascalico, nello
scegliere le parole e i tratti di penna sufficienti a rendere completi i tre
personaggi. Sepùlveda ribadisce la sua predilezione per gli animali come
protagonisti perfetti per dare voce ai sentimenti umani e, soprattutto, per i
gatti che definisce “misteriosi, pieni di dignità e molto indipendenti”.
Le
piccole perle che affiorano in molti punti del libro non risultano mai banali,
rischio in cui è facile incorrere quando si scrive una favola:
Gli amici si danno man forte, si insegnano tante cose, condividono i successi e gli errori.Quando gli amici sono uniti, non possono essere sconfitti.I veri amici condividono il meglio che hanno.
Il
libro è dedicato ai nipotini di Sepùlveda, primi lettori del testo, che si sono dimostrati severi, quando
necessario, criticando le idee che non ritenevano adatte a un libro per
bambini e ragazzi e contribuendo con altri spunti alla costruzione della storia.. Ma lo scrittore si riconferma capace di strappare una
riflessione (e un sorriso ) a lettori di ogni età.
[Di Sepùlveda e del suo romanzo avevamo già parlato su CriticaLetteraria]
Claudia
Consoli