A viso coperto
di Riccardo Gazzaniga
Einaudi Stile Libero, 2013
di Riccardo Gazzaniga
Einaudi Stile Libero, 2013
Ogni settimana ultrà che rivendicano
«il diritto a tifare
senza essere schedati, controllati o identificati»
rivaleggiano nelle piazze, nelle strade e negli stadi contro quelli
che considerano gli strumenti dell' «oppressione
legalizzata», i
poliziotti. Le tristi immagini dei loro scontri, ormai entrate da
anni nel nostro immaginario collettivo, si sono imposte come
stereotipi iconici della degenerazione del tifo da un lato, e della
problematicità dell'azione repressiva dall'altro. Celerini e ultrà
appaiono irriducibilmente separati in due poli antitetici, in due
schieramenti nemici perfettamente distinti, ma indifferenziati al
loro interno, che sembrano rappresentare la divisione dicotomica tra
bene e male, tra ordine e caos, tra giustizia e illegalità. Ma la
realtà è davvero così cristallizzata? Riccardo Gazzaniga, con il
suo libro d'esordio A viso coperto, vincitore del Premio
Calvino 2012, ci trascina dentro quel mondo fatto di rabbia e di
violenza, e, con la lucidità del saggista e l'inventiva del
romanziere, ci dimostra tutta la sua essenziale ambiguità.
Sullo sfondo di una Genova plumbea,
ancora tormentata dai fantasmi del G8, si muovono un neonato gruppo
ultrà desideroso di emergere nel panorama della curva genoana, e una
squadra del Reparto Mobile impegnata in prima linea nella lotta al
«teppismo calcistico».
In undici freddi giorni di gennaio di un anno imprecisato, una serie
di eventi drammatici farà sprofondare i due gruppi in una spirale di
brutalità, che segnerà indelebilmente i loro destini.
Gazzaniga imbastisce un romanzo urbano
che si dipana in tante direzioni quante sono le storie dei numerosi
personaggi che si intrecciano nelle oltre 500 pagine che lo
compongono. Le vite comuni di chi si nasconde dietro una sciarpa di
una squadra di calcio o una visiera di un casco d'ordinanza,
inquadrate in montaggio alternato, si rincorrono e si sfiorano, fin
quasi a sovrapporsi. Le coppie oppositive, che mediano (non sempre
efficacemente, per la verità) la complessa coralità di A viso
coperto, descrivono due mondi diversi eppure sostanzialmente
contigui: l'ultrà Lollo e il celerino Nicola, Ale e Gianluca, Lupo e
Ferro soffrono, amano allo stesso modo, condividono lo spirito del
clan che connota i rispettivi gruppi d'appartenenza, e, pagina dopo
pagina, si rivelano in tutta la loro inaudita specularità.
Ma è nella concitata promiscuità e
nella frenesia convulsa della battaglia, splendidamente descritte con
una prosa dotata di una grande forza espressiva, che le differenze
tendono veramente ad annullarsi: non più ultrà contro celerini, ma
semplici uomini pervasi dalla paura, dall'eccitazione e dalla rabbia,
che lottano istintivamente, assecondando quella voce interiore «che
chiama la violenza senza sapere perché»,
per vivere, almeno un attimo, lontano dalla grigia quotidianità.
Il sovrintendente della Polizia
Gazzaniga racconta tutto questo come mai nessuno aveva osato fare,
cioè dall'interno, stando dentro quel mondo controverso, ancora
travisato in prima linea sull'asfalto, in febbricitante attesa di un
assalto o di una carica. Anche questi motivi tutti esterni al libro
contribuiscono a rendere A viso coperto un'opera unica.
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