Chi ha ucciso Sarah?
di Andrej Longo
Adelphi 2009
184 pgg.
17 euro
di Andrej Longo
Adelphi 2009
184 pgg.
17 euro
Alla
domanda “Che cos’è un romanzo giallo?”, lo scrittore polacco Gombrowicz
rispose: “Un tentativo di organizzare il caos”. Se nei gialli d’impianto
tradizionale l’ordine sovvertito da un omicidio viene ristabilito grazie alle
acutissime speculazioni di un investigatore, in quello moderno non può che
trattarsi di un tentativo spesso destinato a esiti tutt’altro che consolatori.
È in questa prospettiva che si colloca “Chi ha ucciso Sarah?” dell’autore ischitano
Andrej Longo, pubblicato dalla casa editrice
milanese nel 2009. Il motivo ispiratore è un fatto di cronaca del 1993: la
studentessa napoletana Debora Pellecchia viene trovata morta nell’androne dell’abitazione
dei genitori, fuori per le vacanze. Il caso suscita un certo clamore per almeno
due motivi: primo, l’omicidio avviene nella Napoli bene e, secondo, nonostante
le ripetute richieste d’aiuto, nessuno soccorre Debora. Nel libro di Longo la
vittima si chiama Sarah e tutto ha inizio quando il giovanissimo poliziotto
Acanfora, che racconta la vicenda in prima persona, scopre il suo corpo senza
vita in un palazzo signorile a Posillipo: da qui partono le indagini per sciogliere
l’enigma del titolo. Acanfora, turbato dalla vicenda – è quello il primo
cadavere della sua carriera e appartiene, per di più, a una ragazza della sua
età – lavorerà a fianco del commissario Santagata, un uomo dal passato
difficile, che beve the da una bottiglietta di whisky e con cui stringerà un
rapporto d’amicizia. E allora, chi ha ucciso Sarah? Forse il fidanzato, con cui
la giovane aveva litigato? O Genny Esposito, il suo ex, originario del rione
Sanità, che pare la picchiasse? O è stata invece una barbona, vista nei pressi
del luogo del delitto? In una Napoli trasfigurata dall’afa di agosto e dove il
marcio si annida ovunque, anche nei luoghi insospettabili, si cerca un
colpevole.
Gli
ingredienti del giallo ci sono dunque tutti. Ma è chiaro come l’uso del genere
sia qui un pretesto per parlare d’altro. Lo stesso Longo in un’intervista ha
definito la sua opera un “finto giallo”: ciò che interessa all’autore è
mostrare l’Italia d’oggi partendo da una società borghese degli inizi degli
anni Novanta. Gli inquilini del palazzo di Posillipo, ciascuno con le proprie
vergogne da nascondere, con la propria indifferenza al prossimo, con l’urgenza
di salvare se stessi a scapito dell’altro, siamo noi, italiani degli anni
Duemila.
“Chi ha ucciso Sarah?” è, inoltre, romanzo della città, che si insinua nella partitura linguistica della narrazione in un affascinante
gioco tra italiano e napoletano, senza scadere in un provincialismo dal sapore caricaturale
(disturba invece la parlata stereotipata dei colleghi settentrionali di
Acanfora). Ed è Bildungsroman, racconto della crescita del protagonista,
il quale viene posto di fronte alla realtà della vita, amarissima realtà, dove
la morte di Sarah si fa metafora della fine della giovinezza e delle sue
candide ingenuità.
“Mi pareva che tutto all’improvviso la città si era svegliata dal sonno, ma ho pensato che invece di schiarare continuava lo stesso a fare notte”.Napoli è una ferita grande quanto l'Italia intera e non vi è possibilità di curarla, in alcun modo: il caos permane e perciò il lettore che cercava un romanzo giallo tout court farà meglio a rivolgersi altrove. Qui, c’è molto di più.