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STEREOTIPI DELL'ECCITAZIONE FACILE

Con il rapido, rapidissimo cambiamento editoriale e la apparente caduta dell'idea di canone letterario, per cosa saranno ricordati gli anni Dieci? Poco tempo fa scrivevo della presenza inquietante della morte nei romanzi contemporanei. Fin dai poemi omerici, la morte va di pari passo con l'erotismo. E la spiegazione è piuttosto semplice: nel superamento del principio di piacere freudiano, l'eros spinge il soggetto alla ricerca di un godimento che intacca l'omeostasi fisica e mentale. E si esce dai confini della ragione, sperimentando ansanti l'oltrepassamento dei nostri limiti: i limiti della vita (con la morte) e i limiti del piacere (con l'erotismo). Che dire, dunque, della tendenza attuale? 


Sono gli anni che hanno visto l'accostamento di fenomeni in controtendenza: da un lato, l'erotismo tenuto a bada da centinaia di pagine per adolescenti nell'innocuo Twilight, con vampiri così umani da far... impallidire i ragazzi normali davanti a simili modelli di umanità. Dall'altro, la cosiddetta chick lit, che si riempiva di erotismo esibito. Sono gli anni che prolungano l'amplesso della lettura per intere trilogie, difficilmente coitali, più spesso vagamente eccitanti (per ipofisi poco pretenziose), qualche volta curiose (perché abbiamo retaggi che sdoganeremo forse tra un paio di secoli). La trilogia delle Sfumature non si fonda su chissà quale affronto alla morale (le prove più forti e perturbanti hanno ancora per autori incontrastati Sade o la Nïn), ma sul desiderio/paura della donna comune di superare i limiti fisici e mentali. E qualche volta di abbrutirsi, ma solo e unicamente in camera da letto, nell'alcova protetta dalle braccia virili di un misterioso amante focoso. Così si pensi alle trilogie che sono uscite subito dopo, con un effetto cascata: Sylvia Day con la Crossfire trilogy, fino alle parodie stesse del genere, come il divertentissimo Cinquanta sbavature di gigio, di Rossella Calabrò. E proprio la parodia è il segno di quest'epoca, che alcuni si ostinano a chiamare ancora post-moderna (ma siamo fuoritempo massimo, leggete Luperini; ok, non divaghiamo): genere e immediata parodia dello stesso, genere e meta-genere, con il suo rovesciamento irridente e detrattorio (ma insieme - paradosso dei paradossi - pubblicitario). 
Generi e parodie non sono in lotta, ma si danno braccetto per rimanere un po' più a lungo nella classifica delle vendite. E ce la stanno facendo, straordinariamente bene. Perché la gente è stufa di pensare a come far quadrare i conti a fine mese: e quella manciata di euro per uno di questi romanzi non sconvolge il bilancio familiare; è invece quel che ci vuole per lasciar vagare la mente in qualcosa di molto meno impegnativo (non tutti amano leggere sotto l'ombrellone il meritevolissimo ma impegnativo Siti di Resistere non serve a niente). E spiace, comunque, vedere quanti titoli stanno affogando nello stesso macro-contenitore, quando hanno altri costumi, e qualche volta anche pinne e occhiali per poter nuotare in superficie. Qualche esempio? Non confondete Irene Chias con Irene Cao: la prima è un'autrice originale, che costruisce con Esercizi di sevizia e seduzione un romanzo divertente attorno alla denuncia di tanta violenza quotidiana contro le donne; la seconda è un'autrice di Io ti guardo, primo volume della trilogia erotica dell'estate 2013. Ecco, appunto. 

E così via, anche quest'anno con la riapertura delle spiagge (soprattutto quelle libere, mi spiace per i bagnini che non apriranno molti ombrelloni), ritornano i romanzi erotici da leggere sul treno, senza neanche il bisogno di nascondere la copertina (le più timide possono comprare l'ebook). Perché ormai questa chick-lit è anche una moda, e mi incuriosisce vedere che accadrà con una serie che uscirà quest'estate, dedicata agli "amori segreti e alle passioni divoranti delle coppie più famose della Storia" (cito dal comunicato stampa): insomma, Tamara Ash, Claudia Salvatori e Laura L. Sciolla riprendono gli amori che hanno alimentato tanta letteratura e provano a riscriverli in chiave moderna. Rivedremo la dantesca Francesca da Polenta, l'egiziana Nefertiti e la Lesbia catulliana riaccendere la passione di tanti lettori (potremmo fin da ora correggere in lettrici), speriamo con un doveroso rispetto per la tradizione. 

Un ultimo appunto. Secondo voi, è giusto parlare di romanzo erotico? O dovremmo dire romanzo pornografico? Perché l'esibizione e la minuzia dei dettagli non fanno erotismo, ma pornografia. L'erotismo vive di altri dettagli velati, o di gesti inattesi: può essere erotico un movimento del polso, o una goccia che scivola lungo un braccio, una caviglia fuori da un abito lungo... Ecco due esempi molto diversi: quale secondo voi è più erotico?

“Hanno paura che i loro occhi si vedano”
(da Occhi blu, capelli neri di Marguerite Duras)

«Non provare a immaginare che gusto ha», mi suggerisce Leonardo. «Scoprilo e basta.» Poi infilza la forchetta nella sua tartare e ne assaggia un pezzo, intinge due dita nella salsa allo zenzero e me la spalma sulle labbra. Mi pulisce passandoci sopra la lingua, che in un attimo si fa strada nella mia bocca umida di voglia.
(da Io ti guardo di Irene Cao)

Scusatemi, ma non ho dubbi: scelgo la prima. Sarà una mia perversione, o quell'idea di igiene-pulizia linguistica che è rotta dal brusco "infilzare", fastidioso a sentirsi, o quell'"umida di voglia" che spiega come in un romanzo-saggio quel che dovrebbe maliziosamente alludere o mostrare sfacciatamente... 

Gloria M. Ghioni