"Inferno" di Dan Brown. Un successo (pre)annunciato.

Inferno
di Dan Brown
Mondadori, Milano 2013

pp. 522
cartaceo € 25
ebook € 9,99

Traduzione di Nicoletta Lamberti, Annamaria Raffo, Roberta Scarabelli

Prendiamo i versi del più acclamato poeta mondiale, un professore di simbologia dell'arte, una bella dottoressa dal q. i. sorprendente, uno scienziato geniale che ha per missione arginare la sovrappopolazione mondiale. Mettiamoci anche pistole, inseguimenti, e tanta contemplazione delle opere artistiche che rendono uniche Firenze, Venezia e Istanbul. E per finire aggiungiamo l'Organizzazione Mondiale della Sanità e il Consortium, una azienda leader in... inganni mondiali! Cosa potrà accadere? Detti così, gli ingredienti di Inferno sono tanto variegati che è difficile per qualsiasi lettore immaginare attinenze. Ma non lo è per Dan Brown, che ha costruito oltre cinquecento pagine di un thriller mozzafiato, anche più coinvolgente del Codice Da Vinci.


Sembra scritto per un film, viene da pensare dopo aver letto le prime cento pagine: la misteriosa amnesia dell'ignaro prof. Robert Langdon, che dal campus di Harvard si ritrova in un ospedale fiorentino, con una ferita alla testa, è seguita da azioni rapidissime, tra uccisioni e fughe a perdifiato per le indimenticabili vie di Firenze, che si trasformano in un crocicchio di enigmi. Sì, proprio gli enigmi sono alla base di tutto il romanzo: Langdon, con la sua formazione artistico-letteraria, è chiamato a risolvere una caccia al tesoro senza precedenti, che cela qualcosa che cambierà tutto il mondo. Si pensa a un agente patogeno, in grado di decimare la popolazione mondiale, per contrastare la sovrappopolazione e il conseguente rischio di estinzione, con lo stesso effetto devastante che aveva avuto la Peste Nera del 1348. Attraverso la simbologia dantesca, lo scienziato-"salvatore dell'umanità" Zobrist costruisce un percorso articolato, pieno di indizi che Langdon deve decifrare. E li decifra, qualche volta con una sicurezza che sfiora l'inverosimile: un tentennamento qui e là, forse, avrebbe aiutato a fare più umano il professor Langdon... In realtà, si scopre presto che Langdon non è infallibile: crede di condurre i giochi, muovendosi intuitivamente tra gli indizi di Zobrist, ma non valuta il chiaroscuro delle alleanze

Con Inferno, Dan Brown si riconferma un narratore scaltro: sa bene che la lotta bene/male, se ingenuamente dichiarata, non avvince gli appassionati di thriller. Invece, una trama mista di elementi contrastanti, in cui la finzione è inganno e le coperture reggono, con l'agnizione provoca un completo sconvolgimento dell'orizzonte di attesa. E il lettore è felice di essere disorientato, e decisamente sorpreso. Facile? Tutt'altro: richiede una grande creatività e una ancora maggiore capacità di orchestrazione. Fondere la storia dell'arte e della letteratura con un intrigo internazionale non è impresa da poco: dopo il primo tentativo nel Codice Da Vinci, in Inferno la dinamica è meno lineare e più complessa. Purtroppo, per rendere comprensibili i riferimenti artistici e letterari ai lettori di tutto il mondo, è stata necessaria qualche zeppa descrittiva per spiegare Dante a chi non lo ha mai incontrato. Per noi italiani, sia chiaro, è un ripasso piuttosto svilente. Per fortuna, nel corso del romanzo le altre opere artistiche e i riferimenti testuali vengono illustrati all'interno della narrazione e dei dialoghi, senza più rallentare l'azione e, anzi, compenetrandosi con l'intreccio. 

Il risultato è avvincente: porta il lettore lontano, con la mente e con la fantasia; Inferno è un viaggio oltre i confini del tempo, suggerisce quanto l'arte possa parlarci ancora, a distanza di secoli. Efficace momento d'evasione, il romanzo sarà molto amato da chi desidera essere portato altrove, lontano dai problemi quotidiani, per qualche ora di coinvolgimento assicurato. 

Gloria M. Ghioni


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