Men are from Mars,women are from Venus
John Gray
Thorsons, 1993
Dagli
anni Settanta ai Novanta è stato tutto un fiorire di manuali americani di auto-aiuto:
come rafforzare l’autostima, come capire se stessi, come migliorare le proprie
prestazioni sociali e le relazioni con gli altri. Non
c’è signora che non abbia letto Donne
che amano troppo di Robin
Norwood (in puro stile presa di coscienza anni Settanta) identificandosi nella
patetica figura appesa al filo di un telefono che non suona. Tutti abbiamo dato almeno un’occhiata a Le vostre zone erronee di Wayne Dyer (1977) o a Intelligenza
emotiva di Daniel Goleman. Ma c’è un testo che ha sbaragliato tutti gli
altri e che è rimasto in classifica 121 settimane e ha venduto 50 milioni di
copie: Gli uomini vengono da Marte, le
donne da Venere, scritto nel 1993 da John Gray, psicologo specializzato
nello studio delle problematiche di coppia.
Provo un certo fastidio verso chi pensa di avere “il rimedio per ogni cosa”, verso chi crede che basti modificare un poco il proprio comportamento per far sì che attorno tutto cambi. Non esiste, a mio avviso, la pillola della felicità o la bacchetta magica capace di trasformare una relazione insoddisfacente in una gratificante. Dobbiamo comunque riconoscere a questo testo, pur nella fastidiosa e americanizzante semplificazione dei problemi e delle loro soluzioni, il merito di aver messo a fuoco alcuni punti che causano incomprensioni nella coppia e, aggiungo, anche nelle amicizie e nelle relazioni sociali in generale.
Provo un certo fastidio verso chi pensa di avere “il rimedio per ogni cosa”, verso chi crede che basti modificare un poco il proprio comportamento per far sì che attorno tutto cambi. Non esiste, a mio avviso, la pillola della felicità o la bacchetta magica capace di trasformare una relazione insoddisfacente in una gratificante. Dobbiamo comunque riconoscere a questo testo, pur nella fastidiosa e americanizzante semplificazione dei problemi e delle loro soluzioni, il merito di aver messo a fuoco alcuni punti che causano incomprensioni nella coppia e, aggiungo, anche nelle amicizie e nelle relazioni sociali in generale.
Che
uomini e donne vengano da pianeti diversi e parlino linguaggi opposti, reciprocamente
incomprensibili, lo sapevamo tutti. Ma Gray ha evidenziato che, se una donna
esterna, lo fa per sfogarsi. Punto. Non si aspetta consigli, non vuole
soluzioni facili. Anzi, una possibile soluzione la irrita perché sminuisce la
portata del suo dolore “senza fondo e senza rimedio”. Se una donna si lamenta,
è per il piacere e il bisogno di lamentarsi, per la felicità di sentirsi tanto
infelice. L’uomo, di fronte ad una donna che soffre, prova imbarazzo, fastidio
e dispiacere, quindi vuol rendersi utile ed elabora possibili appianamenti. E
questo è il modo migliore per fare infuriare di più la donna, poiché lei non
sente compresa, convalidata e
giustificata la sua angoscia, in una parola, non si sente capita, ascoltata,
sostenuta.
L’uomo,
poi, anche quello devoto e innamorato, avverte periodicamente il bisogno di
rintanarsi nella sua “caverna”, specialmente se ha un problema. La reazione
naturale di una donna di fronte al medesimo problema è “sviscerarlo”, dolersene,
farne partecipi gli altri. L’uomo no. L’uomo ha bisogno di elaborarlo in silenzio,
di capire come può affrontarlo da solo, di trovare soluzioni basandosi esclusivamente
sulle propri e forze. Perciò tace, si allontana, si chiude in se
stesso. Se lei lo incalza, diventa sfuggente, nervoso, fino al litigio e lo
scontro, oppure ammutolisce. Più lei gli chiede che cosa non va, più lui non sa
cosa dire. Lei è erroneamente convinta che sia suo dovere interessarsi di lui
in quel momento, che “parlare gli farebbe bene”, mentre per lui è il contrario.
Questo per le donne è difficile da comprendere e accettare, le donne sono state
educate al sacrificio, alla partecipazione emotiva, all’ascolto attivo e non
comportarsi in quel modo le fa sentire in colpa. Se lei avesse un problema, la
prima cosa che farebbe sarebbe esternarlo, ed è convinta che tenendosi tutto
dentro lui si stia facendo del male e che lei debba aiutarlo ad aprirsi.
Inoltre si sente ferita, umiliata dalla mancanza di fiducia di lui, che non la
ritiene degna delle sue confidenze. Finisce spesso per immaginare il peggio: che
lui abbia un’altra, che sia malato o che mediti la fuga.
Nel
rapporto d’amore, l’uomo è come un elastico,
ha periodicamente bisogno di allontanarsi, ritrovare se stesso, distaccarsi,
per poi tornare più carico. Durante la separazione la sua energia torna a
crescere, lui ritrova passione, emozione e desiderio, ed è pronto a
riaccostarsi alla sua donna con ritrovata dedizione. Questo lei non lo capisce,
la fa stare male, la ferisce. Più che lo segue nel suo allontanamento, più che
lo rincorre, più che lui si raffredda, si sente controllato e legato, s'immusonisce. Quando lui torna, pronto a riprendere la
relazione dal punto in cui l’aveva interrotta, come nulla fosse successo, trova lei arrabbiata e gelida. (Siccome chi vi parla è donna, non può fare ameno di
pensare che lei a fa bene a mandarlo a quel paese).
Pare
che per Gray la donna sia come un’onda,
dedita ad alti e bassi di autostima, con cicli di trenta giorni singolarmente vicini
a quelli sessuali. Quando lei è giù, nel punto più basso, ha solo bisogno di
comprensione, di sostegno, di ascolto, in attesa che il suo umore torni a
risollevarsi da solo. Spesso, sentirsi capita e non giudicata, è sufficiente a ritirarla
su. Per
la donna, inoltre, c’illumina Gray, le cose grandi valgono quanto quelle
piccole. In una scala di punteggi, un uomo che lavora, che si massacra per assicurare
un buon tenore di vita alla famiglia, sta compiendo un’operazione che gli
accredita un solo punto, come un eguale punto varrebbe regalarle una rosa, comprarle
un anello di brillanti, portare fuori il cane o la spazzatura. Uno vale uno,
insomma. Lei, tapina, non è in grado di capire la differenza e per farla
felice, per ottenere il punteggio pieno, non basta un unico, importante, generoso,
gesto d’amore ma ci vogliono tante piccole attenzioni giornaliere.
Gray
non pare rendersi conto che, per cambiare atteggiamento, un uomo deve volerlo
fare, deve riconoscerne la necessità, deve trovare delle mancanze nel proprio
comportamento, deve essere in contatto con i propri sentimenti ed avere la pazienza
di lavorare su di sé. Ma
dove si trova un uomo così? Come si trasforma un marito che non ascolta mai,
uno per il quale la propria donna è invisibile e necessaria come un mobile
della casa, in un essere attento, premuroso, capace di dirle: “Amore, in questo
momento sono occupato ma fra dieci minuti avrai tutta la mia considerazione, comprensione
e solidarietà?” Ma dai...
E,
per concludere, possiamo dire che, evidentemente, Gray è venuto in contatto
solo con coppie americane. Se avesse conosciuto un lui ed una lei italiani,
immancabilmente sarebbe uscito il problema della mamma, e, ai 101 punti nei
quali descrive le piccole cose che un uomo deve fare per ingraziarsi la moglie,
oltre ad abbassare l’asse del wc, avrebbe aggiunto a lettere cubitali: RICORDATI
CHE LEI VIENE PRIMA DI TUA MADRE!