Questa mattina sa di matite temperate
ed inizi: è una mattina di settembre, di quelle sole e vento, di
pensieri stesi all'aria, poi ritirati caldi e un po' meno
stropicciati.
Settembre è gambe sotto al banco e
cuore tra i cieli d'agosto, quaderni bianchi e foto a colori.
L'odore è di un libro nuovo, il suono
è quello perentorio della campanella alla prima ora.
Oggi voglio raccontare una storia che
sappia di tutte queste cose, che sappia di sole e di vento, di inizi
e matite temperate. Voglio raccontare una storia che sappia di
settembre...
C'è oggi un giovane Perseo con il
cuore a forma d'orecchio e il vizio di fuggire nelle vite degli
altri, anche in quelle di carta, fuggire per poi tornare e
testimoniare la bellezza di un amore.
Palermo, un padre, una madre, cinque
fratelli e arancini siciliani; Roma a vent'anni, Siena e le sirene
omeriche; ritorni ai banchi, davanti, dietro: non fa differenza; 20
paesi, un milione di copie e il grande schermo per Bianca come il
latte, rossa come il sangue; un altro successo editoriale con
Cose che nessuno sa e un web creativo con Prof 2.0;
prossimamente nuove pagine per Palermo 1992: è il suo vizio quello
di fuggire... per poi tornare.
Professor D'Avenia, settembre per
lei è?
Ti rispondo con righe che ho scritto in Cose che nessuno sa che dimostrano il mio amore per questo mese: "Settembre, come tutti i mesi di transizione, cullava gli incerti.
Fuggiva in avanti con il vento fresco che sarebbe diventato presto
autunnale, si rifugiava indietro nella luce ancora estiva del
cielo. E ciascuno poteva assaporare quello che preferiva: foglie
più pallide che cominciano ad abbandonarsi, nuvole veloci e senza
pioggia, pezzi di blu tra i palazzi grigi come cerniere
dell’infinito".
Qualche anno fa sul Corriere
della sera ha scritto: “Lo scrittore ha un cuore a
forma di orecchio, con cui ascolta e strappa ai fatti della cronaca,
destinati a passare come tutti noi, la loro essenza, la loro realtà,
con la pretesa di coglierne l’universalità, di liberarli
dalle lancette degli orologi.” Professore D'Avenia, che forma ha
il cuore dell'insegnante?
Credo valga la metafora
che ho usato per lo scrittore. Lo scrittore ascolta personaggi
vivere, l'insegnante ascolta persone vivere.
In Perchè
leggere i classici, Calvino scrive che “Il 'tuo'
classico è quello che non può esserti indifferente e che ti
serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con
lui”. Qual è il suo classico, professor D'Avenia?
Il
mio è classico è l'Odissea. Un continuo ritorno al centro della
mia vita, combattendo con i miraggi, le illusioni, le fughe in
vite che non sono la mia.
Come si insegna che
perdersi tra le pagine di un libro equivale sempre
a ritrovarsi?
Non si insegna si vive. E poi si
racconta quella vita trovata tra le pagine. Forse si insegna ad
amare o si racconta la bellezza di un amore?
Come si insegna che le
parole hanno un loro musica e che deve essere rispettata?
Leggendo
ad alta voce poesie.
Come si insegna che gli specchi
possono essere d'inchiostro e gli amori di carta?
Leggendo
ad alta voce romanzi.
Si può insegnare l'amore per
la lettura?
Si può testimoniare.
C'è
un prima e c'è un dopo tra il suo essere insegnante e il suo essere
scrittore?
Sono due facce dello stesso lavoro. A scuola
c'è la vita tosta, quella che ti interpella e ti chiede di
superarti ogni giorno amando di più e conoscendo di più.
Scrivere è lasciar decantare sulla pagina quel di più di amore e
conoscenza che la vita ti ha chiesto. Le parole danno nome a cose
vere, a meno che siano usate solo per sedurre o esercitare potere.
E la cosa vera, l'unica vera, è quanto sai amare e quanto hai
sete di conoscere.
Ci sono due tempi: quello delle
parole e quello dello scrittore. Vi sono scrittori per cui le
parole corrono più veloci della penna, altri che le parole giuste
possono solo invitarle, ma poi devono stare lì e aspettare. Lei
che tipo di scrittore è?
Non separerei il momento
della scrittura da quello della vita. Diceva Pirandello che la
vita o si scrive o si vive. Io la correggo così: la vita si
vive e si scrive, e la si scrive quando la si vive, così come la
si vive quando la si scrive. C'è un unico tempo per me, quello
della vita col suo ritmo. Io cerco di stare al passo e ballare
meglio che posso.
Cercare di raccontare, insegnare,
spiegare poesia. L'insegnante di letteratura come moderno
Sisifo?
No l'insegnante di letteratura come moderno
Perseo. Con lo scudo riflettente e opaco dell'arte taglia la testa
alla Medusa delle cose che vorrebbero pietrificarci: il brutto, la
tristezza, la lamentela, il disinteresse, la noia, il dolore, la
morte. E libera risorse ingabbiate nelle persone. Da quella testa
mozzata uscì il cavallo alato Pegaso, da una zoccolata del quale
scaturì la fonte presso cui le Muse si abbeveravano.
A
chi, come lei, si interessa di letteratura, mi piace chiedere
se all'interno di una società come la nostra, in cui il
filtro comunicativo per antonomasia è rappresentato dal
linguaggio economico, la letteratura abbia ancora un ruolo e se sì
quale?
Diceva Wilde che è in crisi un'epoca che
conosce il prezzo delle cose ma non il loro valore. La letteratura
non tramonterà mai perché l'uomo avrà sempre bisogno di dare
senso alle cose. Tutta la fame di storie, di musica che vedo nei
ragazzi mi dice che la sete di bellezza non è spenta, cerca solo
dove abbeverarsi.
Cosa si sente di dire ai ragazzi della
mia generazione, in particolare a chi ha scelto di intraprendere
l'impervia strada degli studi umanistici?
Di
imparare almeno 3 lingue. Di non chiudersi solo in quegli studi, ma
di essere eclettici e appassionarsi anche ad altri ambiti.
Qualsiasi cosa decideranno di fare la faranno con una marcia
diversa proprio grazie agli studi che hanno avuto il coraggio di
affrontare.
Qual è il suo alunno ideale, e quale il suo
libro ideale? Che poi forse non equivale a chiedere la stessa
cosa?
L'alunno ideale è quello che ho di fronte.
Altrimenti diventerei un Don Chisciotte della scuola con
conseguenti cocenti delusioni. Ma questo non significa
accontentarsi della pagnotta come Sancho Panza... Il libro ideale
è ogni libro che aumenta di qualche grado la mia capacità di
guardare la realtà con empatia.