Mezzogiorno appena passato, quando noi blogger entriamo in Fondazione Feltrinelli per incontrare Jonathan Coe, che, dopo il tripudio di sabato al Festival della mente di Sarzana, ha appena concluso una recente intervista con Piersandro Pallavicini. L'amatissimo scrittore inglese non dimostra alcun cenno di stanchezza; al contrario, ci stringe la mano tra "nice to meet you" e uno sguardo curioso, che balena sulle nostre preparazioni un po' agitate di registratori, bloc notes, tablet e macchine fotografiche. Poi, iniziamo, le copie di Expo 58 (leggi la recensione) in bella vista, con post-it e segnalibri che segnano passi di cui discutere e domande scritte a margine.
Le curiosità sono tante, a cominciare dall'ispirazione da cui Expo 58 ha mosso i primi passi: come ha scritto tra i ringraziamenti alla fine dell'opera, Coe è stato molto colpito ed emozionato alla vista dell'Atomium, a Bruxelles. Solitamente, sono le persone a ispirarlo maggiormente; ma questa architettura ha smosso qualcosa, perché era come un ponte temporale tra passato e futuro: così moderno e pieno di speranza per il futuro nel 1958, ma oggigiorno tradisce i segni del tempo. E poi l'Atomium è simbolo di una esposizione internazionale animata da scopi idealistici, e non solo dal cinico obiettivo economico che si vive oggi.
Inevitabile è quindi un riferimento all'Expo 2015, che coinvolgerà proprio Milano. L'augurio di Coe è deciso: gli stati non dovrebbero puntare a mostrare solo il loro lato migliore per meri obiettivi propagandistici, ma mostrarsi per come sono, dando prova di un'identità nazionale non vincolata solo al risvolto economico e commerciale:
Not the best face, but an honest identity.Dando uno sguardo alle fonti del romanzo, Coe conferma di essersi documentato attentamente: non solo libri di storia, articoli, foto d'epoca, ma anche film di Hitchcock e di altri registi che hanno fatto dello spionaggio una chiave di volta della loro produzione. Tuttavia, Expo 58 vuole essere anzitutto una storia inventata, senza la pretesa di totale realismo. Dunque non posso fare a meno di chiedere a Coe quale valore ha per lui il romanzo storico, oggigiorno, e se opera una funzione morale e sociale, o se è solo un serbatoio di idee creative. La risposta è decisa, ogni romanzo (ogni buon romanzo, precisa subito) ha una funzione morale e sociale, aiuta il lettore a pensare più liberamente e, in fin dei conti, ogni romanzo è un atto politico in sé.
Any good novel has a moral and social aim. It helps the reader to think more freely.
Quando era un giovane narratore e giornalista, Coe si irritava molto quando nei romanzi non si parlava della contemporaneità direttamente, in modo franco. Poi si è reso conto che parlare del passato implica sempre una riflessione sul presente, e può essere anzi un modo ulteriore per interrogarsi sugli antefatti che hanno portato a questa nostra realtà.
Ma come si è sottolineato anche nella recensione a Expo 58, non è solo la storia ad essere protagonista. Sotto la leggerezza (calviniana) del romanzo si riscontra una costante ricerca di identità, vero macro-tema della sua produzione. Col passare degli anni, si è reso conto che è sempre più portato ad arretrare nel tempo, per cercare le radici della propria identità, che si rivela una conquista sempre più complessa. Nel romanzo, la ricerca è legata alla storia famigliare del protagonista, Thomas, che si ritrova in Belgio, patria che la madre era stata costretta a lasciare per cause sfumate. Sfumate, sì, conferma Coe: tanti contorni di Expo 58 sono stati lasciati volutamente frastagliati, e non solo per una strategica dissolvenza letteraria. Non esclude di tornare un giorno su alcune storie qui solo accennate, da sviluppare invece in romanzi autonomi (e noi lo speriamo!).
Anche la famiglia Coe entra nella conversazione di ieri, a cominciare dal riferimento nostalgico al padre, cui è dedicato il romanzo: come spiega lo scrittore, il signor Coe non aveva mai amato i libri del figlio, tranne quest'ultimo, che tuttavia non è riuscito a finire perché è sopraggiunta la morte. Il suo passato di scienziato era colpito dal racconto della macchina Zeta, e la passione per le spy story era finalmente accontentata dall'intrigo internazionale in cui incappa il protagonista.
Poi, Coe sorride nel raccontare che il fatto stesso di avere due figlie giovani (13 e 16 anni) fa sì che abbia un diverso approccio col presente, ad esempio con la tecnologia. Gli inizi della modernità raccontati in Expo 58 sono ben diversi dalla modernità tecnologica odierna: la dimestichezza, la velocità e le novità continue avranno senza dubbio un riscontro diverso sulla percezione della propria identità, in continuo cambiamento. E Coe non nega oltre alla curiosità anche una certa ansia.
Non potevano mancare riferimenti alle altre opere dello scrittore inglese. Coe accetta suggerimenti di interconnessioni, alcune neanche pensate prima. E conferma che ogni libro è un capitolo di una storia più grande. In questo senso, The rain before it falls, lontanissimo per serietà dallo humour di Expo 58, è in realtà rapportabile all'ultimo romanzo: vengono ripresi alcuni personaggi, ma con chiavi di lettura ben diverse. D'altra parte, Coe sottolinea che tutto è rapportabile alla stessa mente, e inoltre la vita è piena di luci e di ombre:
Life is full of lights and shades: Expo 58 is light, The Rain before it Falls is shade.
Avremmo avuto ancora decine di domande, ma era già passata un'ora e mezza e Coe doveva mettersi in viaggio per la presentazione a Parma, in serata. Non ci è mancato il tempo per autografi, strette di mano e per un'immancabile foto di gruppo, che ha immortalato i nostri sorrisi, i libri autografati e la bella rassicurante emozione di aver parlato di letteratura con chi è riuscito e riesce sempre a creare mondi con le parole.
Gloria M. Ghioni
Con me alla Fondazione Feltrinelli:
Noemi Cuffia – Tazzina di Caffè (http://eccomimi.blogspot.it/)
Cecilia Lavopa – Contornidinoir (http://contornidinoir. blogspot.it/) – Thriller Cafè
Annamaria Trevale - Sul Romanzo (http://www.sulromanzo.it/)
Marilia Piccone – www.wuz.it
Chiara Marzorati – Libreriamo (www.libreriamo.it/)
Barbara Rossetti di Booksblog (Blogo) (http://www.booksblog.it/)
Giorgio Catania – Linkiesta (http://www.linkiesta.it/)
Laura Pezzino – Vanity Fair (http://bookfool.vanityfair.it/)
Da sinistra: l'interprete Maria Pia, Cecilia, Laura, Noemi, Gloria, Jonathan, Chiara, Annamaria, Giorgio. |
2 settembre 2013
Fondazione Giangiacomo Feltrinelli (Via Gian Domenico Romagnosi 3, Milano)