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#CriticARTe - Andrea Mantegna. Impronta del genio

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Andrea Mantegna. Impronta del genio
Atti del covegno (Padova-Verona-Mantova 2006)
a cura di Rodolfo Signorini, Viviana Rebonato, Sara Tammaccaro

Olschki, 2010


€ 95,00


Per la ricorrenza  del quinto centenario della morte di Andrea Mantegna, gli Atti del convegno aprono a prospettive di interpretazione critica, a nuove indagini che ridisegnano la personalità e l’itinerario di Mantegna pittore, grafico, scultore, scrittore e intenditore d’arte. I contributi del primo Tomo partono dalle inedite testimonianze fornite dai collaboratori di Vasari, alla configurazione del ductus grafico e delle stampe, fino ai rapporti tra Mantegna e l’orafo G. Marco Cavalli, alle ricerche sulla caratterizzazione della luce pittorica (i riverberi). Il rapporto tra Mantegna e l’antico (classicità greco romana) offre un punto di osservazione interpretativo innovativo: nella tecnica di riproduzione dello studio dei fenomeni della natura, Mantegna arriva a simulare la scultura piuttosto che la natura.
Sono stati indagati i percorsi iconografici grazie a nuovi assunti metodologici: il catalogo digitale e l’utilizzo di nuove tecniche informatiche hanno permesso di poter accedere a nuovi filtri artistici giungendo ad un eccezionale restauro virtuale esteso ad esempio alla Cappella Ovetari.


Nuovi esami di laboratorio hanno inoltre permesso di scoprire Mantegna come precursore del collezionismo, intenditore d’arte e di sottolineare un’intensa  e una prolifica attività  di architetto. La serie di silloge  documentarie a partire da quella marcanoviana hanno permesso di verificare il suo interesse per l’antiquariato; in questo campo Verona è sede privilegiata per lo studio delle antichità romane: qui tra i discepoli emerge sia il rapporto con Artemio che le amicizie privilegiate con Felice Feliciano bibliofilo. Lo studio delle epigrafi latine condotto da Mantegna insieme ai suoi amici umanisti è il veicolo principale per lo sviluppo dei caratteri antiquari.
Il periodo maturo di Mantegna passa attraverso i rapporti con Tiepolo, l’Italia centrale  e Napoli. Nel secondo Tomo le indagini ridisegnano la città di Mantova in una veste storico, sociale ed economica nuova: tra il 1416 e il 1445 i rapporti tra Mantegna, la dinastia dei Gonzaga  e i vertici della nobiltà fiorentina sono assai fiorenti: Strozzi, Torelli, Albertini da Prato tra questi. Mantegna lavora su commissione per i Gonzaga; intensi i rapporti con Fabio Gonzaga e Torquato Tasso. Grazie alle testimonianze di Flavio Biondo, l’indagine ha permesso di fornire dettagli rilevanti dell’abitazione mantovana in cui forte risalta l’intima connessione tra architettura e pittura.
Le pergamene inedite conservate nell’Archivio di Stato a Milano, i sigilli chiudilettera e le note prese in filigrana, al catalogo mostra di Palazzo Ducale, ci presentano un ritratto di Mantegna colto nella veste di scrittore: è il primo a diffondere l’uso delle maiuscole antiquarie aderendo agli stilemi della scrittura umanistica corsiva; i codici identificativi sono costituiti, ad esempio, da scene mitologiche. L’insita passione per la scultura associa Mantegna a Leon Battista Alberti e a Michelangelo: un teorema della concezione architettonica di Mantegna che si scinde con la pittura: è dipingendo infatti che Mantegna fa emergere la passione per la scultura andando oltre l’aspetto artistico. L’artista, aderendo ad una classicità greco-romana nelle opere offre tuttora spunti innovativi su un possibile modello di integrazione, modulato secondo un ordine ritmico di suggestione estetica dello studio della natura associato ad un ideale sistema di bellezza. Alla luce di queste considerazioni, la ricognizione critica sulla vasta produzione di Mantegna ha risposto all’esigenza di comprendere, in una chiave interpretativa coerente, le diverse anime dell’artista del nostro Cinquecento. Il volume è inoltre corredato da numerose e splendide immagini iconografiche.

M. Lando