Salvare la scuola nell'era digitale
di Giovanni Reale
Editrice La Scuola
101 pp.
€ 10.
La scuola italiana oggi
attraversa una fase critica che è il risultato di precedenti interventi di Ministri che hanno cercato di migliorarla ma non
hanno saputo o potuto, da vent'anni a questa parte, darle una vera svolta
innovativa. Pezzo per pezzo sono venute a mancare ore di lezione,
professionalità e valorizzazione dei docenti, disciplina e
motivazioni. I licei, ancora considerati una reliquia del passato,
stanno perdendo i loro numeri ed il loro valore, gli altri istituti
sembrano sempre più assimilati a dei recinti in cui rinchiudere
presunti “reietti” di una società che non è pensata per loro,
il tutto unito allo squallore delle strutture, quando ci sono ed alla
cronica mancanza di mezzi.
In questo contesto di svalutazione continua, la Scuola Italiana, che per i burocrati ed i ben pensanti del marketing e del mondo dei sociologi e pedagogisti, viene sempre più associata alla categoria mortale “non produttiva”, si impone la spada di Damocle della tecnologia, delle lezioni multimediali, dei libri e registri elettronici (e degli alunni che fanno i temi sui PC della scuola e che, magari, mentre l'insegnante spiega con la LIM, percepiscono cinguettii di concetti mentre chattano sui social networks alla faccia dell'insegnante moderno e tecnologico).
La Scuola non produce
e allora si cerca di imporle un salfivico mondo tecnologico che non le
appartiene e non costituisce il fine per cui è stata inventata.
In questo contesto di
perdita dell'orientamento sul significato e sulla crisi della scuola
si inserisce un piccolo saggio di Giovanni Reale, Salvare la
scuola dall'era digitale.
Il
testo mi è sembrato un commento e l'ampliamento di alcune
riflessioni contenute in altri due volumi di cui si consiglia
vivamente la lettura. Si tratta di Confessioni di un
eretico high-tech di Clifford
Stoll fondatore di Internet e per altri accenni del volume Internet
ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello
di Nicholas Carr.
Il
libro si articola su dieci agili capitoli in cui l'autore, tra i più
grandi esponenti della Filosofia nel nostro Paese e non solo,
sviscera e smaschera tutto ciò che si trova dietro e attorno
all'imposizione da parte del MIUR dell'inserimento massiccio delle
tecnologie all'interno della scuola.
Sia
chiaro che non si vuole fare della tecnologia un demone da
distruggere. Più volte l'Autore riconosce il valore di una scuola
che non si arrocca sulle vie del passato, ma che riesce ad interagire
con il mondo dei computer, dei tablet e del virtuale in generale.
Che
la scuola sia aperta alle tecnologie è una necessità che si impone
ma senza escludere la componente utopica di un progetto che
materialmente crea discriminazione nella formazione e nella didattica
tra scuola e scuola; ricordiamo che nella nostra Italia non ci sono
solo le grandi città con le scuole ricche del centro, ma ci sono
anche le strutture di frontiera, ai margini della popolazione povera
o misera; basti pensare alle periferie della Capitale in cui internet
è appannaggio di pochi o alle zone isolate e lontane dai centri
ministeriali, sia al Nord che al Sud.
Giovanni
Reale ripercorre tutte le tappe di un ragionamento in cui la
tecnologia è vista come una realtà buona ed utile, ma che sta
cambiando, in peggio, il modo di apprendere e conoscere.
In
particolare si ribadisce che l'insegnamento non può essere
banalizzato in una semplice informazione
o comunicazione di nozioni. Non ci si ferma a disquisire sul libro
cartaceo versus libro
elettronico o multimediale ma più volte l'Autore si riferisce al fondamentale valore della cultura scritta che non può essere soppiantata da quella visuale. La scuola dunque si può salvare se riconosce nelle tecnologie i mezzi
dell'insegnamento e non il fine, se riesce ad armonizzare l'acquisizione delle informazioni con le capacità di concentrazione e apprendimento. Si insiste sulla necessità
di riappropriarci del valore della conoscenza che richiede impegno e
lavoro di confronto e sintesi, della lettura per l'apprendimento e
non solo di una statica sessione davanti ad uno schermo per guardare
le informazioni che si
susseguono.
L'autore nelle sue pagine
punta a ricentrare la questione sulle capacità intellettive degli
alunni che non sono già stabilite e mature, ma che con l'ausilio
delle tecnologie rischiano di affinarsi sempre di più sia dal punto
di vista del linguaggio che per quello dell'apprendimento e delle
conoscenze.
Reale
con il suo libro lancia un monito a professori ed educatori affinché
l'uso delle tecnologie, ideologizzato e professionalmente motivato a
priori, non prevalga sulle
finalità della scuola che sono quelle di portare i ragazzi allo
sviluppo di una mente critica, alla formazione della persona e del
cittadino. Se questo non avviene la tecnologia è l'ultimo colpo
mortale inferto alla scuola in quanto tale.
Con
questo libretto di Giovanni Reale si aprono molte strade alla
riflessione, anche per i genitori che sono i primi educatori dei
propri figli. La formazione familiare è quella che introduce
all'impegno scolastico. Inoltre il testo è un monito a saper
guardare la realtà di un mondo in rapida mutazione per evitare di
ritrovarci sopraffatti da ciò che non abbiamo osservato e valutato
per tempo.
Alcuni
detrattori hanno insinuato manchevolezze espositive ed argomentative
dell'Autore. A nostro avviso, le prove che Reale dispone sul tavolo
della discussione sono più che valide oltre ad essere facilmente
riscontrabili da parte di chi, nella scuola, ci passa la propria vita
professionale e non solo. La validità delle argomentazioni consiste
nella capacità di vedere i fatti, singoli o collettivi, con occhio
critico, distaccato dall'euforia e dalle ideologie informatiche del
nostro secolo.
Dal discorso dell'Autore emerge una scuola che punta sulle intelligenze, sull'impegno del singolo discente e dei docenti impegnati a produrre la società. Un
libro consigliato, certamente, ma che impone una riflessione oltre
l'ultima pagina.