Fiabe ebraiche. In viaggio verso la terra d’Israele
a cura di Alvise Vianello
Milano, Giunti, 2007
sesta ristampa, pp. 240.
a cura di Alvise Vianello
Milano, Giunti, 2007
sesta ristampa, pp. 240.
Questo è un racconto che ho appreso da mio padre che lo ha appreso da mio nonno, che lo ha appreso da mio bisnonno e così via, fino ai tempi di cui solo i giusti hanno memoria. Quando mio padre arrivò in terra d’Israele disse a sua moglie: “Ecco il luogo che non abbiamo mai lasciato. Ecco la terra che abbiamo sempre abitato. (Fiabe ebraiche, cit., p. 211).
Il volume curato da Alvise
Vianello raccoglie quaranta racconti popolari suddivisi in cinque viaggi in cui ogni itinerario, ad iniziare dai
luoghi di partenza, Mosca, Amsterdam, Delhi, Saragozza e infine Aden, conduce
il lettore alla meta finale che è sempre Gerusalemme.
Si tratta di un lungo viaggio tra
le tradizioni ebraiche, memorie e testimonianze trasmesse da una generazione
all’altra da anziani uomini e donne d’Israele, cinque itinerari che
ripropongono un viaggio a ritroso, a tratti difficile e avverso, un percorso
ascendente verso Gerusalemme di ognuna di queste tradizioni, accomunate
dall’appartenenza alla cultura religiosa, in particolare alla Torah; una letteratura in cui si cerca
di svelare il significato estrinseco di racconto popolare.
La
fiaba, infatti, è strettamente legata al contesto culturale e sociale da cui
sorge e si tramanda: se la letteratura popolare è sfuggita finora ad un disegno
storico unitario e complessivo che ne seguisse il corso in linea parallela e
intrecciata con la storie della letteratura europea, questo volume ha il pregio
di regalare al lettore una visione organica che, partendo dalle tradizioni
dell’ebraismo come patrimonio di conoscenze pertinente al popolo e alla cultura
che parte da lontano, ci propone racconti da leggere soprattutto attraverso una
chiave simbolica risolutrice: spesso infatti le fiabe «riflettono l’aspirazione
a una qualche assicurazione di salvezza» (Ivi,
p. 16) avviata dalle comunità
ebraiche.
Le proposte narrative, inserite nel
volume, contengono tutti gli elementi tipici fiabeschi: un protagonista-eroe
che varia a seconda dello scopo comunicativo e che spesso, in queste fiabe, non
ha una connotazione sociale definita, ma può essere “il mercante ebreo, il
saggio ebreo, l’interprete di sogni, l’ebreo giusto, il contadino ebreo, il
filosofo ebreo, il carpentiere ebreo o l’ebreo amante dello studio; altri
personaggi che ruotano attorno alle vicende sono: un re o un sultano che vive
in un antico regno non precisato, una figlia che spesso è nubile e l’antagonista (il sovrano stesso, la matrigna, il rabbino, o il cattivo saggio, o altri
personaggi chiave della narrazione).
Il racconto si sviluppa e si dipana
grazie alle difficoltà legate al superamento di alcune prove che il
protagonista deve affrontare, e soprattutto rileviamo la presenza costante di
un elemento magico che aiuta l’eroe nel raggiungimento dello scopo e del lieto
fine.
Questi racconti trasmettono, attraverso i
secoli, l’impronta di un dialogo, a tratti mancato, ma sempre fortemente esistito
e vivo tra ebrei e cristiani; un itinerario connotato da grandi divergenze ma
anche da una devozione verso le proprie radici culturali e
religiose; un viaggio attraverso tangenze storiche e letterarie che
appartengono molto alla storia dell’ebraismo e che rinviano anche alle
tradizioni consolidate del cristianesimo, le quali proiettano il lettore in un
viaggio storico e metaforico in cui spesso si avverte un sorprendente e
inatteso scambio di ruoli tra i personaggi della fiaba: se, ad esempio, nel
racconto intitolato Il figlio musicista
il giovane protagonista riuscirà a riscattarsi e a riconquistare la fiducia del
padre severo e a modificare le radicate convinzioni e consuetudini ebraiche,
grazie alla propria passione verso la musica, in altri racconti è invece il
padre ad assumere un ruolo salvifico nei confronti della famiglia.
Si tratta di racconti in cui spesso il
fine morale predomina sugli aspetti più strettamente fiabeschi, e in cui spesso
la fiaba popolare ha il delicato ruolo di smuovere ciò che è stato
purtroppo identificato e cementato
durante il corso degli anni: l’interpretazioni di fatti e la formulazione di
giudizi nati o creati in corrispondenza dei criteri ideologici del tempo hanno
consolidato convinzioni morali,
politiche, sociali e soprattutto religiose rimaste poi radicate nel tempo.
Questo volume, attraversando geograficamente numerosi
paesi, si presenta come viaggio che possiamo elevare a teorema letterario; come
accennava Italo Calvino in Le città invisibili,
«A Melania ogni volta che si entra nella piazza ci si trova in mezzo ad un dialogo: il soldato millantatore e il parassita uscendo dalla porta s’incontrano con il giovane scialacquatore, il padre avaro sulla soglia fa le ultime raccomandazioni alla figlia amorosa […] con il passare del tempo anche le parti non sono più esattamente le stesse di prima.[…] Chi s’affaccia alla piazza in momenti successivi sente che d’atto in atto, il dialogo cambia». (I. CALVINO, Le città invisibili, Milano, Mondadori, 2002, pp. 80-81).
È ciò che auspichiamo per il futuro; un
dialogo aperto e vivo tra i popoli, proiettato (forse) al cambiamento.