Operazione Madonnina. Milano 1973
di R. Besola - A. Ferrari - F. Gallone
F.lli Frilli Editore, 2013
Milano, 1973.
Qualcosa di più che un semplice sottotitolo. Il 1973 è l'anno che
segna l'inizio della prima grande crisi economica del dopoguerra,
crisi energetica e austerity
su cui ci si mise una pezza. Ma le conseguenze di quella pezza, come
un boccone indigesto, sono tornate su, sul gozzo, nella crisi che
stiamo vivendo oggi, nel 2013. E Milano, una città che in quel '73
inizia forse a sentire i sintomi di quella metamorfosi che si
concretizza negli anni '80: la Milano da bere, l'esplosione di un
ottimismo fondato su un nulla di mattoni e réclame.
Una
Milano, quella di Operazione Madonnina,
invernale e grigia, nebbiosa, misteriosa e che non ha nulla da
invidiare alla Barcellona di Pepe Carvalho o alla Genova di Bacci
Pagano. Una città la cui geografia diventa un elemento centrale nel
testo, dove ogni capitolo si apre specificando il luogo, una via, una
piazza, un bar, in cui si svolge l'azione.
Su
questo scenario storico-ambientale si dispiegano le vite di tre
personaggi che potremmo definire con tre stereotipi: Angelo il terùn,
Lorenzo il gagà e
Osvaldo la vecia
Milàn. Tre cliché
ben studiati, tre personaggi perfettamente costruiti, tre figure
magistralmente amalgamate. Accanto a loro, una galleria di personaggi
minori che rendono il noir
a sei mani edito da Frilli una vera chicca nel panorama del genere
poliziesco italiano: i fratelli Bassi, un fantomatico gangster
nostrano detto l'Americano,
il Pecòla, il
commissario paranoico Malaspina, il reduce di guerra Mike e,
soprattutto, il superstizioso cronista di nera del Corriere
della sera, Lazzati, detto
Fernet.
La
narrazione si apre nel 1959 quando Angelo, Lorenzo, Osvaldo e il
Pecòla lavorano nei
cantieri della metropolitana milanese. La morte di un quinto
compagno, a cui fanno indossare le imbragature di sicurezza solo
quando è già cadavere, per far sì che la moglie riceva almeno la
pensione, li unisce in un legame, anche quando le loro strade si
dividono per poi riunirsi nel 1973 in occasione della morte del
Pecòla. Il destino
vuole che in quel momento Osvaldo abbia dei grossi guai economici con
la sua osteria, Angelo perda il lavoro come fioraio e Lorenzo sia
sommerso dai debiti di gioco; Milano, città frenetica che pare non
dormire mai, li sta fagocitando come un tritarifiuti. Decidono così
di vendicarsi del destino loro avverso e studiano un colpo alla I
soliti ignoti: rubare la
Madonnina.
Il
piano viene messo a punto in un succedersi di situazioni comiche e
surreali degne del celebre film di Mario Monicelli. E ai tre
disgraziati si unisce poi Mike, un elicotterista della Seconda Guerra
Mondiale, che è ancora convinto di dover combattere contro i crucchi
cattivi. Il tutto in una Milano a un punto di svolta, raccontata
dalla penna sagace di Fernet
che accompagna l'amico commissario Malaspina nelle sue paranoie,
convinto quest'ultimo che Angelo, Lorenzo e l'Osvaldo siano stati
assoldati dall'Americano per
farlo fuori.
Come da tradizione,
il colpo fallisce e come da tradizione i tre protagonisti riescono a
farla franca.
Due tram storici si incrociano nei pressi di Parco Sempione. Milano, inverno 2013. Foto di Laura Torre. |
Due
sono gli aspetti che possono dare un tono particolare a Operazione
Madonnina. Il primo è la
presenza del bar come luogo centrale della vita milanese. Tradizione
che in parte si è persa, ma in parte no, visto che, come ci informa
Luca Crovi nella postfazione, il romanzo fu concepito proprio al
tavolo di un bar, il Joker's di
via Colonna. Il secondo aspetto è l'uso magistrale del milanese,
che non solo ricorda un'epoca in cui ancora si parlava il dialetto a
Milano, ma dà la giusta cifra a ciascuno dei personaggi.
I due
elementi si fondono nel nome del bar frequentato da Fernet
tra una notizia e l'altra, il Bar Lafùs:
in milanese barlafus
significa «qualcosa di inutile» e per estensione «persona
incapace». Un povero disgraziato, insomma, come i tre strambi
protagonisti di questo romanzo che nella loro semplicità, senza
pretesa alcuna se non quella di divertire, offrono uno spaccato
preciso del nostro Paese e della sua capitale morale, Milano.
Operazione Madonnina
probabilmente non rientra esattamente nella categoria noir,
mancando di alcuni elementi fondamentali, primo fra tutti
l'inchiesta. Ciononostante, conserva del genere la straordinaria
capacità di dipingere la realtà, accostando il bello e il brutto,
l'onesto e il disonesto, l'alto e il basso. Perché l'essere umano è,
nel suo profondo, l'uno e l'altro, portando dentro di sé nobiltà
d'animo e un'innata propensione alla distruzione, che a Milano sembra
trovare terreno particolarmente fertile:
Li hanno gabbati a tutti fino a quel giorno lì e Osvaldo per la prima volta prova un odio profondo per quel catino di cemento e menzogne che è diventata la sua città. Milano che ormai è amara come un bicchiere di olio di ricino. (194)