Il libro contiene due romanzi che
si snodano tra autobiografia e memoria storica: nel primo, L’ultimo della classe, lo sfondo degli accadimenti della prima
guerra mondiale si intreccia ai ricordi biografici delle prime esperienze
scolastiche del protagonista, accompagnate dalle vicende familiari.
La formazione scolastica di Salvatore, il
protagonista, viene a coincidere con l’attraversamento di un mondo che, rispecchiando
l’ideologia dominante, tende a imporre ai giovani studenti un modello culturale
indiscutibile e retorico. Raccontare gli anni scolastici, dall’infanzia all’adolescenza
è per lo scrittore anche l’occasione di indagare, testimoniando attraverso la
propria esperienza, un preciso momento della cultura italiana, le complesse
dinamiche di un’educazione.
Una scuola che tende ad imporre
quindi modelli letterari precisi e a cui il giovane studente non aderisce con
entusiasmo: Carducci, Alfieri, Mazzini, De Amicis tra questi.
Presto il protagonista, bocciato
al ginnasio, abbandona l’esperienza scolastica pubblica per entrare a lavorare
in un laboratorio artigianale di mobili. Una successiva e miglior sistemazione
lavorativa e un’indipendenza economica gli permetteranno comunque di frequentare
una scuola di disegno serale e di specializzarsi come artigiano, esperienze che
saranno rilevanti nel suo percorso di formazione successiva.
Nel secondo racconto, L’educazione cattolica, fin dal titolo,
l’autore evoca il particolare binomio culturale caratteristico di tutte le
comunità prevalentemente rurali. Il Veneto è un luogo, a quel tempo tra il 1914
e il 1934, dove ancora lo spazio e il tempo sono segnati e scanditi dai ritmi e
dai rituali delle due pratiche più
antiche nella storia dell’uomo: il lavoro e il culto religioso.
In special modo sarà la zia
Lieta, una donna dalle radicate convinzioni religiose, a creare nel
protagonista un’avversione per il credo e le pratiche religiose a cui è
particolarmente legata la donna. La frequentazione dei luoghi del culto, (Monte
Berico in particolare) il linguaggio e i racconti della dottrina, la
confessione e la stessa figura del sacerdote, aprono un nuovo capitolo
nell’educazione estetica, etica e sentimentale del ragazzo, a volte per lui
incomprensibile: un clericalismo troppo tradizionale che il protagonista
percepisce ovunque come un’adesione troppo passiva alla religione cattolica.
L’autore ha saputo rappresentare anche
attraverso l’accostamento con l’irriverenza dello spirito tipico adolescenziale,
le credenze della fede popolare; nel prosieguo della vicenda, sarà proprio la
stessa fede però l’ultimo appiglio a cui tenderà la mano il protagonista, nella
ricerca di una giustizia e speranza di una grazia divina in favore di una
persona comunque amata.
Mariangela Lando
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