di Marco Marsullo
Einaudi Editore
Pp. 212
Un libro sul calcio? Ebbene sì. Perché un buon libro è tale a prescindere dall'argomento. Non è necessario essere appassionati di questo sport per apprezzare “Atletico Minaccia Football Club”, basta saper gustare delle belle pagine ben scritte, l’ironia, la fantasia e il goliardico destreggiarsi, o sarebbe meglio dire dribblare, tra serio e faceto dello scrittore partenopeo Marco Marsullo.
È ambientato nella provincia napoletana, i protagonisti non sono supereroi, ma sognatori in canottiera e ciabatte, possono trascorrere le vacanze a Mondragone, indebitandosi pure di 3.000 euro, ma sentirsi come Josè Mourinho o almeno suoi colleghi. Il celebre ex allenatore dell’Inter è il Dio da venerare, il calcio la religione da professare per Vanni Cascione, l’allenatore (il più espulso delle ultime stagioni, 35 espulsioni negli ultimi 3 anni) dell’ Atletico Minaccia Football Club, squadra di Giugliano, acquistata a un’asta di beni confiscati alla camorra da un magnate dei mobili, il cavaliere Eros Baffoni, che gioca nel campionato d’Eccellenza.
La rosa è quanto mai grottesca e sgangherata: c’è Ciro Pallina, l’attaccante che soffre di colite cronica; il “non più giovane” Peppe Sogliola (40 anni suonati), ma il centravanti più prolifico delle ultime 5 stagioni, comprato alla Pomiglianese; il portiere cocainomane Vincenzo Scognamiglio, una saracinesca di un metro e novantasette; il traslocatore Mario Busta; Mohamed il ghanese impiegabile solo in trasferta perché non ha il permesso di soggiorno; il meccanico Giovanni Bazzallo e Sasi Mocciardi che ha tatuato sulla schiena il “Pocho” (inutile specificare il nome di battesimo) che bacia la Madonna.
Vanni Cascione compone la squadra con il direttore sportivo, Luca Magia, un nome un programma, che munito di rolex e Suv è un personaggio tanto esilarante quanto irritante.
Leggendo il libro si percepisce la passione – assoluta- per il calcio, per lo sport e per la scrittura.
Marsullo ha creato un ottimo libro (e pensare che è il suo esordio!) unendo tanti indispensabili ingredienti, come un’arguta ironia, un intreccio costruito con maestria con ritmi cabarettistici scanditi da quel senso dello humor tutto partenopeo, un sano divertimento dello scrittore prima, del lettore poi (su tutto l’imitazione della parlata di Mourinho) e una buona dose di fantasia.
Il tutto con lo sfondo di una provincia a volte un po’ squallida, ma mai retorica, scritto con un linguaggio spesso gergale, ma mai volgare. Di facile lettura anche per chi non mastica molto la materia calcistica, ma non frivolo sebbene “strappa-risata”.
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