Patricia Brent, zitella
Titolo originale: Patricia Brent, spinster
di Herbert G. Jenkins
Elliot, 2012
1^ edizione - 1918
9,90 €
pp. 247
1^ edizione - 1918
9,90 €
pp. 247
Londra, 1917. Mentre infuria la
guerra, alla Galvin House, rispettabile pensionato di centro città, la vita
scorre regolare: il tempo viene scandito dal cibo che si ripete con invariabile
prevedibilità e della chiacchiere sempre a modo, cortesi e solo leggermente
insinuanti dei pensionati. Tra di loro vive Patricia Brent, giovane segretaria
di un politico in ascesa e, cosa inaudita, nubile! All’età di 24 anni! Per
placare i pettegolezzi che la circondano, una sera, a cena, la giovane annuncia
con nonchalance che il giorno successivo è stata invitata dal suo fidanzato nel
lussuoso ristorante Quadrant. Messa alle strette e seguita dagli inquilini più
impiccioni della pensione, è costretta a sedersi al primo tavolo che trova,
occupato da un giovanotto. Molto cavallerescamente lui accetta di reggerle la
parte. Patricia è così convinta di aver messo a tacere tutte le voci maligne su
di lei, la povera zitella. Ma non sa ancora che quella serata sarà l’inizio di
una divertente commedia degli equivoci. Perché l’uomo con cui ha cenato è in
realtà lord Peter Bowen che si è innamorato di lei e la vuole ad ogni costo
sposare.
Si potrebbe fare un piccolo quiz:
in che anno è stato pubblicato questo romanzo?
Leggendo la trama, sfogliando le
pagine e arrivando fino in fondo alla lettura del volume senza aver ceduto alla
curiosità di una sbirciata su Wikipedia, si direbbe tranquillamente di qualche
anno fa. Sembra la classica commedia romantica di stampo americano. Poi si
controlla la data della prima edizione e si scopre che è il 1918. Questo
divertente volume è un classico della narrativa inglese anche se in Italia è
arrivata solo negli ultimi anni. Il linguaggio estremamente fresco e brillante
rende l’opera di estrema modernità e ci fa entrare in un’atmosfera di umorismo
intelligente che sa tanto di Wodehouse.
Il punto di attenzione principale
è, ovviamente, la protagonista. Una qualunque ragazza di inizio secolo ancora
nubile alla matura età di 24 anni si sarebbe sentita mortificata e umiliata
dalla sua condizione. Se a peggiorare le cose ci si fossero messe anche delle
signore molto pettegole e malevole nei loro commenti, non ci si aspetterebbe di
certo un tale modo di gestire la situazione da parte di Patricia: sedersi ad un
tavolo e attaccare bottone con uno sconosciuto. E questa mossa non viene
dettata da un’improvvisa attrazione per Peter o come ultima speranza per
trovare marito: è stato fatto solo per togliersi da una situazione di imbarazzo
e per non doversi sorbire gli ennesimi commenti malevoli. La psicologia di
questa donna che lavora ed è intelligente ed indipendente lascia a bocca aperta
per la sua modernità. Patricia potrà anche portare il cappellino e i guanti
bianchi abbottonati, ma il suo pensiero non ha nulla da invidiare alla
generazione dei più recenti anni ’90. Stessa cosa si può dire per Tanagra,
sorella di Peter e reginetta della buona società londinese. Bella ed
indipendente ordisce complicati piani per spezzare le resistenze di Patricia e
far si che lei e suo fratello si sposino.
In effetti, la storia d’amore tra Peter e Patricia è solo una graziosa cornice che permette l’emersione di personaggi femminili con una mentalità completamente fresca e nuova rispetto ai tempi.
Di contro, sullo sfondo, si muovono i comprimari, i pensionanti della Galvin House, la zia di Patricia e i suoi datori di lavoro che sono invece specchio fedele della “vecchia” Inghilterra: un mondo dove le ragazze si sposano giovani, non abbordano giovanotti nei locali e hanno sempre un’espressione timorata e dimessa.
Forse, l’unico punto un po’ deludente è proprio il finale: da un personaggio femminile così complesso ci si aspetterebbe qualcosa di più che non una capitolazione e un convolare a scontate nozze con il ricco e bel lord. Ma, d’altra parte, è stato pubblicato nel 1918. Nemmeno ai giorni nostri riusciamo a scampare all’inevitabile finale rosa.
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