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Pillole d'autore: Non avere paura dei libri di Christian Mascheroni

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Non avere paura dei libri è l’ultimo libro di Christian Mascheroni, classe 1974, autore televisivo e presentatore di Ti racconto un libro e Adesso cinema! su Iris insieme a Marta Perego.
Il suo esordio come scrittore risale al 2005 con il romanzo Impronte di pioggia (L’Ambaradam) a cui seguono Attraversami (Las Vegas edizioni, 2008) e Wienna (Las Vegas edizioni, 2012).
Il romanzo che presentiamo oggi è il racconto di una vita, quella di Christian, in cui crescita, conoscenza, sentimenti passano ossessivamente attraverso le storie che sin da piccolo impara a leggere sui libri, divorando qualsiasi cosa che gli stimoli la fantasia e formi la sua sensibilità. 
Un amore per la lettura che gli arriva dal personaggio centrale del romanzo, la madre Eva, la viennese, presenza ingombrante e difficile da gestire. Non avere paura dei libri così lo ammonisce abituandolo da subito a letture insolite per un bambino.
Ma Eva è anche alcolista e Christian l’accudisce  con tenerezza come fosse una figlia, alle volte odiandola per averlo fatto presto diventare grande, ma che, nella sua fragilità, dona al figlio un regalo prezioso, contenuto proprio in questo libro. La storia dell’immenso affetto di un uomo verso i proprio genitori, Eva e il pompiere Gino, il ritratto di una famiglia non del tutto convenzionale persa troppo in fretta. 


Christian Mascheroni è stato tra gli ospiti della rassegna #Trequartidiweekend:  clicca qui per la cronaca

Edizione di riferimento: C. Mascheroni, Non avere paura dei libri, Hacca, 2013 (pp. 253, € 14)



Capitolo 30


Mi accanisco sul ricordo degli ultimi giorni di vita di mia madre.Per anni ho annotato espressioni, gesti, stralci di conversazioni, scorci, punti di vista, scatti fotografici. Ho immortalato Eva e i suoi libri in ogni istante, attraverso pagine di diario, appunti appallottolati in fogli mai persi, lucide registrazioni mentali di chiacchiere e confronti. Ricordo perfettamente ogni libro che mia madre ha letto quando le stavo accanto. Tutti, tranne l’ultimo.Mi tormenta l’idea di non riuscire a ricordare quale sia l’ultimo libro letto da mia madre. Non mi do pace.Il 3 agosto del 2003 Eva Cerny passò da vedova Mascheroni a sua compagna eterna. Era stata trovata in bagno, accasciata. Furono ritrovate diverse bottiglie di alcolici vuote e pillole varie. A tutti coloro che mi dicevano, con sguardo impietosito, sei rimasto solo, io rispondevo che invece due persone che si amavano e si erano perse si erano finalmente ritrovate. 

[…]

Ho cercato a lungo di interrogare, fustigare, torturare la memoria per ricordare l’ultimo libro che mia madre aveva sul comodino. Dopo la sua scomparsa non toccai nulla della stanza da letto: se non gli armadi, i vestiti, i documenti. Ma il comodino con i suoi libri impilati era rimasto intoccato. Eppure non ricordo nulla. Tuttora sono alla continua ricerca di un segno, uno qualsiasi, per risalire a quel libro. Ogni libro che mia madre, mio padre, e io abbiamo letto, accudito, e amato, ognuno di questi libri ci ha dato delle risposte nel corso della vita. Ogni copertina conserva, nella sua carne, la pressione delle nostra dita, il tocco delle nostre mani. Le pagine, sfogliate, hanno assorbito il nostro odore, il nostro fiato. Le storie che ogni libro ci ha raccontato sono state condivise [….]. C’è una Eva in ogni libro di Steinbeck, Remarque, Buck, Cronin, Hemingway, Christie, Simmel, Kästner, Kishon, Von Vaszary, Mann. E c’è un Gino in ogni numero di Urania e nei romanzi di Haley, Follett, Calvino, Smith, Forsyth, King, Buzzati, Castellaneta, Asimov. E poi ci sono io, in tutti quelli che ho letto sin da bambino, con loro, grazie a loro, insieme a loro, lontano da loro. Ci sono più verità nei silenzi delle nostre letture che nelle parole che si potrebbero spendere sulla nostra famiglia. Perché quando leggevamo, tutto il vissuto condiviso si fermava, veniva riassunto in un capoverso, in una virgola, veniva assorbito dentro le parentesi o dal punto. Nella lettura trovavamo conforto, ispirazione, pace. Affidavamo ai libri la nostra stanchezza, il nostro pianto, l’agonia così come la gioia, la commozione e la tenerezza per un attimo di tregua dalle difficoltà della vita.


[...]

Mia madre e mio padre sono i libri che avrei voluto scrivere, che avrei voluto leggere, nonostante gli errori di battitura, i refusi, le bruciature, gli angoli piegati. Sono i libri che riapro e rileggo, dai quali ottengo risposte che mi suscitano nuove domande. Sono i libri che non ingialliscono col tempo e che del tempo conservano il profumo, lo spessore, la ruvidezza e la leggerezza, il peso e il volume, lo sguardo. Ho una vita piena di libri che continuano a bruciare come bruciano le lacrime e i sorrisi. Ho una vita piena di pagine che mi sono state dedicate, con amore, dalle due persone che hanno destinato tutto il loro tempo a scrivere l’inizio del nostro romanzo. Non so a che capitolo della mia vita io sia arrivato, ma a ogni pagina voltata la prima cosa che leggo è il loro nome, indelebile.