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Space is only noise: esperienza di un ingenuo reading di poesie

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Non c’è bisogno di essere un eroinomane o un poeta da reading per vivere situazioni estreme. Basta amare qualcuno. 
                                                                                                                                           Nick Hornby


Quando ti invitano a un reading di poesie, in veste di giornalista ma anche di uditrice particolarmente attenta agli aventi letterari, non ti aspetti nulla in particolare. Speri solo di trascorrere una piacevole serata in compagnia di persone che, come te ma con funzioni diverse, avranno l’opportunità di ascoltare l’autore, o l’autrice, leggere pubblicamente le proprie poesie oppure i testi, le citazioni e quanto di più appropriato ritenga di dover leggere  nel corso della serata. Nel reading, l’interiorità e i sentimenti che l’autore ci ha voluto trasmettere scrivendo dovrebbero affidarsi al suo tono di voce, alle sue espressioni, alla sua gestualità. Dovrebbero, cioè, trapelare fra un verso e l’altro, fra una parola e  l’altra, invadendo in modo pervasivo l’animo di chi ascolta. Ma facendo un discorso ancora più ampio, il reading di poesie è una modalità espressiva in cui oralità e scrittura si intrecciano per dare libera espressione al pensiero dell’autore (una forma, si direbbe, in cui si realizza un diritto fondamentale, quello alla libertà di espressione, espresso nell’art. 21 della Costituzione Italiana: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione).
Purtroppo non sempre accade. Questa puntata di CriticaLibera, infatti, nasce una settimana fa, fra le pareti di una splendida libreria indipendente della mia città, durante un Reading di poesie forse impropriamente ed ingenuamente definito tale. Poco, o quasi niente, di quanto immaginavo si è verificato ma parteciparvi è stato comunque stimolante dal punto di vista critico; ne sono scaturite tre  osservazioni principali.


Prima osservazione: nel corso di una presentazione, affiancata o meno ad un momento di reading, non mi è mai capitato di vedere così tanto cibo. Se si va a fare un aperitivo si mangia e si beve. Se si va alla presentazione di un libro si ascolta e poi, magari, si va a fare aperitivo tutti insieme. Se si va ad un reading di poesie il clima, l’ambiente e le persone dovrebbero essere incuriosite ad entrare, sedersi e ascoltare, non perché stuzzicate dal cibo o dal vino, ma perché stuzzicate dall'atmosfera.

Seconda osservazione: la ricerca porta cultura. La  cultura porta fascino. Se si partisse da queste breve ma efficace considerazione ci si preparerebbe ad un reading con una cura del dettaglio non maniacale (anche se credo che questo sia il termine esatto), ma comunque ricercata. Con questo non voglio dire che l’apparenza prevalga sulla sostanza ma semplicemente che andrebbero curate entrambe con la stessa passione. L’apparenza inganna ma la prima impressione è anche quello che conta. Se il protagonista del reading mangia, si sdraia, non diventa personaggio dei suoi testi e non capta la sensibilità degli uditori, difficilmente il suo evento potrà dirsi piacevole.

Terza e ultima osservazione: in un momento storico segnato dalle ormai tradizionali riflessioni sulla crisi, sull'economia, sulla disoccupazione giovanile, sul PIL, sulle Tasse, su un sistema educativo che non funziona ecc… Aggiungere ad inizio, metà e fine discorso luoghi comuni come “in Italia le persone che scrivono sono più di quelle che leggono”, “gli editori seri non esistono più” e tanto altro ancora, non credo serva a cambiare le cose.

La poesia è passaggio obbligato per le emozioni. Non ha bisogno della critica vana del mondo, quando non la contiene al suo interno; non cerca il dibattito se non lo stimola. La poesia è cibo dell’anima per chi è predisposto ad ascoltarla in religioso silenzio e digiuno da qualsiasi secondo fine. Chi legge, e in particolar modo chi legge poesie, non vuole sentir altro se non il suono delle parole, delle sillabe e dei versi che si rincorrono. Poco importa se universalmente noto, sconosciuto o emergente. L’autore di un testo poetico ha impegnato parte del suo tempo per quel testo e merita una giusta e degna considerazione. Suo dovere è rispettare la volontà degli uditori, farsi ascoltare ed esprimersi a tutto campo laddove ne abbia l’occasione. Tutto il resto fa parte del brusio del mondo - Space is only noise titolo di un recente disco di Nicola Jaar… Non merita ulteriore considerazione quando è la voce dell’uomo a dominarlo.

Martina Fiore