Tutto
parte da un nome sconosciuto a molti, Monique Martin alias Gabrielle Vincent, una straordinaria disegnatrice francese, e
dai suoi albi. Negli anni ’80 l’artista crea una serie di libretti illustrati
che raccontano piccoli pezzi di vita quotidiana di un orso, Ernest, e della sua
amica topolina, Celestine. Chi entrerà in gioco sarà un nome molto più
conosciuto: Daniel Pennac. Casualmente tra i due si stabilirà una solida e
lunga amicizia epistolare, ma nel 2000 l’amica “d’inchiostro, d’acquarello e di
carta” verrà a mancare. Una decina d’anni più tardi Pennac partirà proprio da
quelle deliziose tavole illustrate per scrivere una sceneggiatura originale e
portare Ernest e Celestine sul grande schermo; siamo nel dicembre 2012 e nel
marzo 2013 avverrà un passaggio insolito dal film al libro. Il risultato non
sarà una semplice trasposizione, ne verrà fuori un’opera tutta da leggere,
raccontata da un punto di vista nuovo, quello dei personaggi stessi.
Pennac
ha costruito una storia ex novo che
però ha mantenuto il sapore dei racconti delle tavole illustrate. L’intero
cartone è pervaso dallo spirito degli albi di Gabrielle Vincent che esaltano e
rendono interessanti le piccole cose quotidiane. Il marchio di Pennac è
riconoscibile nell’intreccio, nel ritmo del racconto e nei momenti di suspense.
Queste componenti diverse si fondono e assieme generano una storia tenera e
ricercata che non scade mai in un pedagogismo spicciolo.
Esistono
due universi opposti e antagonisti: il mondo di sopra, quello degli orsi, e il
mondo di sotto, quello dei topi; i due protagonisti con simpatia e intelligenza
supereranno le reciproche diffidenze infrangendo i tabù dei rispettivi mondi e,
sostenendosi a vicenda, faranno nascere
una sincera amicizia.Questi gli elementi essenziali della trama che sarà
arricchita dalla straordinaria rappresentazione delle due “società”. Un quadro
sociale che riesce a parlare a più livelli e sottilmente anche al mondo degli
adulti mettendo in campo idee che riguardano il profitto, le convinzioni di
massa, i pregiudizi, la diversità.
Il
piacere dell’immagine è l’altro grande punto forte del cartone animato che
rimane fedele a uno stile grafico evanescente; davanti agli occhi scivolano immagini
leggère e dai tratti appena accennati, un mondo appena abbozzato, colorato da
una magnifica pittura ad acquarello e accompagnato da una deliziosa colonna
sonora. È una lezione di educazione a un gusto diverso
e ricercato del disegno.
Nessuna diatriba
tra film e libro. Quest’ultimo ha una propria riconoscibile identità data da costanti
interventi metaletterari. Nella pagina fanno capolino i personaggi, il lettore
e l’autore che assieme, con disinvoltura, commentano gli eventi e la scrittura.
Il romanzo porta a galla la costruzione di sé. La scrittura di Pennac è vera
arte, entra nel clima delle tavole illustrate rendendo tutte le sfumature e
tutta la bellezza di cose semplici e universali come l’amicizia, la vita
quotidiana e la sua condivisione.
Ernest e Celestine è un film che
incanta, un vero regalo natalizio, ed è anche un libro da leggere a alta voce
ai piccoli e a noi stessi perché Pennac racconta “questa storia al bambino che
ancora vive in ciascuno di noi, e a tutti quelli che sono nati dopo”.
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