Dalle lacrime di Sybille.
Storia degli uomini che inventarono la banca
di Amedeo Feniello
Laterza, 2013, edizione cartacea 16€, ebook 9,99€
Anche quest’anno (quasi fosse un anno accademico) la casa
editrice Laterza insieme alla Fondazione Musica per Roma (Poste Italiane,
Unicredit e Acea) hanno organizzato un ciclo di incontri, le ormai famose
Lezioni di storia, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Tema di
quest’anno è L’invenzione dell’Europa.
Ho partecipato all’avvincente (veramente avvincente) lezione
di Amedeo Feniello (medievista con esperienza
di insegnamento in Usa e Francia) sulle origini della banca nel Medioevo. A partire
dalla storia di Sybille de Cabris, nobildonna francese disperata per aver perso
tutto il suo denaro a metà del ‘300 in un mondo in cui si stava sviluppando una
classe e una professione nuova: i banchieri. La storia di Sybille dà il titolo
all’ultimo libro di Amedeo Feniello Le lacrime di Sybille. Storia degli uomini che inventarono la banca e viene usato come scenario storico-narrativo per comprendere in quale
reale contesto e secondo quali modalità i primi banchieri affermarono il loro
potere economico e civile, divenendo sempre più necessari.
Feniello, con grande passione, ci dà le giuste coordinate
per comprendere quanto fosse dinamico il XIII secolo per commerci e intuizioni.
Importante centro di commerci era la città di Acri (la “città
universo” per gli storici) dove sbarcavano pellegrini e soldati alla volta di
Gerusalemme e dove inevitabilmente si formò un vivo centro di scambi economici
e culturali. Ed è proprio qui, in Terrasanta, che Luigi IX vuole arrivare con
la sua crociata partita dall’Egitto: oltre a fallire nell’impresa fu anche
rapito. I soldi necessari vengono forniti dai Templari e dai mercati italiani
ad Acri. Si tratta di un evento importante perché il re ricorre al credito privato
per ottenere la liberazione e per poter proseguire un’azione bellica. È il
pubblico che chiede aiuto economico al privato. Non solo: uno dei mercanti che
si trovano ad Acri e che prestano i soldi a Luigi IX invia una lettera al
padre, a Genova, per dirgli di prendere i soldi a Parigi, dalla regina di
Francia e questi manda un mediatore, tale Giacomo Pinelli. Non necessariamente da
un rapimento, ma in questo modo nacquero gli istituti di credito, finanziando
ciò che i re non riuscivano a pagare. I mercanti intuirono bene che da questi
investimenti potevano ottenere ben alti guadagni: ricchezza che crea altra
ricchezza.
Fiorentini, lucchesi, senesi, … furono soprattutto italiani
i primi banchieri con influenza in tutta (quella che oggi chiamiamo) Europa. Avevano
capito quanto fosse importante l’informazione (ad esempio conoscere i prezzi di
una materia prima in diverse città) e sapevano innovare a partire dalla loro
formazione. Le abilità di scrittura e far di conto prima di tutto (quella
grande arte del saper narrare i numeri per farli parlare e non lasciarli
freddi) e il know-how che compete alla professione. Proprio della metà del ‘300
è il volume Libro di divisamenti di paesi e di misuri di mercatanzie e d’altre cose
bisognevoli di sapere a mercatanti di Francesco Balducci Pegolotti più noto come Pratica della mercatura (.pdf)
con glossario di termini e descrizioni di città e merci per gli scambi, monete
, pesi e misure delle diverse città.
Provengono da banchieri toscani anche i finanziamenti per la
guerra inglese contro gli scozzesi (le guerre di indipendenza scozzesi) e la
Guerra dei Cent’anni. In cambio, i banchieri chiedevano solo (si fa per dire)
di poter controllare le dogane inglesi. A Napoli, i d’Angiò (nella
prima metà del ‘300) stavano costruendo chiese tra cui di costosissima Basilica di Santa Chiara che anche in questo caso ricevette soldi proprio da banchieri
fiorentini i quali in cambio chiedono di poter amministrare il commercio del
grano e la fiscalità del regno d’Angiò. Insomma: capivano, intuivano e sapevano
fare cose che per l’epoca erano nuove.
E proprio questa novità, in un certo senso, non permetteva agli stati e ai cittadini
che spesso investivano nelle banche, di tener conto del pericolo di fallimenti
(come quello dei Bardi nel 1343). Ci vorrà tempo prima di comprendere come la
faccia del mondo stava cambiando con innovazioni e novità come la banca, il
credito e le assicurazioni. Ma in fondo, dopo secoli e dopo molti crack
finanziari più o meno globali, ancora oggi facciamo fatica a comprendere il
nostro tempo, le innovazioni che noi stessi stimoliamo e creiamo, e indignati
piangiamo per i nostri miliardi bruciati in una manciata di secondi.
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