I colori dei nostri ricordi
di Michel Pastoureau
Ponte delle Grazie, Milano 2013
pp. 240
€ 16,80
Guarire con i colori, cromoterapia intensiva, teoria dei colori e colori nel design per assegnare ad ogni stanza e ad ogni luogo il colore più adatto per la psiche. Questi cenni non sono altro che un elenco incipiente di una lunga serie di segnali di rivalutazione del fenomeno colore.
Infatti nella società moderna la riflessione sul colore ha avuto e ha ancora uno slancio rispetto al passato. Se si pensa all'importanza del colore nella storia, escludendo il solo XIX sec. che ci ha condannati al bianco e nero, subito si è immersi in un altro “mondo” pieno di fascino e articolato al punto da essere in grado di dividere o unire la sensibilità cromofila o cromofoba dell'individuo e della società, la simbologia ed il significato, la storia, la sociologia, la psicologia, la religione e la filosofia. Il colore è in tutte queste realtà ed è esente o escluso da tutte.
Il colore è quindi come una parola: piena di significato, soggetta al rischio di non poterne riconoscere la portata se viene svalutata la sua intima ricchezza. Così è per i colori. Riferirsi ad essi non vuol dire attraversare la tavola dei primari o dei secondari asetticamente.
La persona incontra il colore ed è “ferita” dai colori.1 Quindi non ci può, o non ci dovrebbe essere un rapporto neutro o distaccato con il mondo dei colori perché esso è anche mondo di immagini, sensazioni, paure, gioie, emozioni e ricordi. Filosofi e letterati, scienziati e matematici si sono confrontati sul tema dei colori come testimoniano le ricerche di Isaac Newton, il Zur Farbenlehre di Goethe o l'enorme bibliografia che la ricerca moderna ha dedicato alla scala cromatica. Ma nonostante questo impegno, nella storia dell'arte soprattutto, il colore, o meglio la riflessione scientifica sul colore, è stata in passato quasi del tutto assente.
Una nuova pubblicazione ci ha permesso il godimento di leggere ancora qualcosa del massimo esperto nella ricerca storica sui colori e sui loro significati. Si tratta di Michel Pastoureau e del suo ultimo volume I colori dei nostri ricordi. Diario cromatico lungo più di mezzo secolo.
L'Autore inizia una storia, la sua storia. In essa sono i colori a segnare le tappe. I ricordi del passato sono legati in maniera più o meno infallibile a determinate e specifiche sfumature che riemergono nel racconto e che sono spiegate nel dettaglio. In questo Diario ogni evento della vita di Pastoureau, soprattutto i suoi "capricci cromatici", è rievocato in associazione ad un colore (il giallo del gilet, della bici da corsa, o della maglia del Tour de France, il nero delle maglie delle squadra di calcio della scuola, il rosso dell'auto, il blu marino del blazer, il verde delle croci delle farmacie, etc...) ed ogni colore è brevemente spiegato nel significato che ha assunto nella storia e come esso si sia modificato con il cambiare delle tradizioni culturali e sociali.
In questo libro si affrontano e si incontrano quindi sia il tema della ricerca storica, che ha reso Pastoureau famoso in tutto il mondo, sia quello della memoria che è stimolata, ingannata o esercitata proprio in funzione dei colori che influiscono su di essa con caratterizzazioni a volte uniche.
Il volume è di particolare interesse perché svolge di capitolo in capitolo una intensa anche se breve
“semiologia di ciascuna tinta al fine di coglierne il valore primitivo per poter verificare, in seguito, se siano intervenuti a modificarlo mutamenti interpretativi arbitrari oppure se l'uso di uno stesso colore in contesti storici, sociali e geografici diversi evidenzi solo alcuni aspetti di una ricca e articolata simbologia nella quale siano presenti simultaneamente anche contenuti opposti”2.
Inoltre Pastoureau raggiunge una svolta quando, riferendosi al percorso di formazione della storia del colore afferma, citando Yves Klein (1928-1962), che:
Per me i colori sono esseri viventi, i veri abitanti dello spazio.3
Se il colore è vivo, lo sono anche i ricordi collegati perché si tratta di memoria viva, di reminiscenze che balzano dall'inaspettato di un particolare, di una sfumatura, che in un istante fanno riemergere eventi di vita vissuta. Dal libro mi pare si possa cogliere, oltre al perorare la giusta causa di un riconoscimento scientifico al lavoro di storico sul tema “colori”, il riaffermarsi di un'attenzione; cogliere il colore ed i suoi significati è veramente essere inseriti in un “linguaggio”.
Girarsi intorno vuol dire anche osservare le cromature del mondo e della nostra società. Un'ermeneutica colorata interessante, preziosa e che se conosciuta diventa una vera e propria chiave di lettura della realtà nella quale siamo immersi, in modo cosciente.
Francesco Bonomo
1 Gianfranco Ravasi: «Rara
è la capacità di lasciarsi ferire dalla bellezza. Una ferita che
diventa feritoia, aperta su quell’infinito e quell’eterno verso
cui si tende»
2L.
Luzzato - R. Pompas, Il significato dei colori nelle civiltà
antiche, Bompiani, Milano 2010.
3M.
Pastoureau, I colori dei nostri ricordi. Diario cromatico
lungo più di mezzo secolo, Ponte
delle Grazie, Milano 2013, 109.
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