Julien Donadille |
Direttore, innanzitutto La ringraziamo per la disponibilità
e per l’interesse dimostrato per CriticaLetteraria. Questa è la quinta edizione
di un festival che sta facendo sempre più parlare di sé: quali sono i
cambiamenti più rilevanti rispetto alle altre edizioni, e quali gli aspetti
inalterati?
Direi che abbiamo lavorato in
continuità con l'edizione precedente, con l'idea di collocare il
festival all'interno del paesaggio letterario ed editoriale italiano. Di
conseguenza, non ci sono vere novità, a parte forse il numero degli autori (23,
un record per il festival) e la percentuale delle scrittrici, più ampia del
solito. Per il resto, le linee direttrici sono le stesse: attualità editoriale
(tutti gli scrittori sono appena stati pubblicati da case editrici italiane),
sviluppo sul territorio italiano (14 città) e collaborazione con tutta la
catena del libro (editori, librai, bibliotecari).
Gli autori, pluripremiati e acclamatissimi, hanno tutti loro
peculiarità smaccate. Anche quest’anno, accanto a grandi editori, troviamo
realtà più piccole e, talvolta, di nicchia. Quali sono stati i vostri criteri
per scegliere chi accogliere? Si può trovare un trait d’union in questa nouvelle
vague?
E. Pireyre
Foto © Patrice Normand
|
Come ho detto, il criterio più
importante è la recente pubblicazione. Poi, tra le proposte fatte dagli
editori, la scelta viene fatta insieme ai direttori degli Instituts e delle
Alliances française in Italia. Sono quindi, come diciamo in francese, dei coups
de coeur: sono i nostri gusti personali a guidare la scelta degli autori.
Direi che quest'anno, uno dei fili conduttori è quello della creatività,
dell'inventiva letteraria, con dei libri molto originali (la vita di un
macellaio appassionato di carne, in Come
una bestia di Joy Sorman), giocosi (La biblioteca di Gould di
Bernard Quiriny) o ancora quasi sperimentali (Incantesimo generale, di
Emmanuelle Pireyre).
Gli autori ospitati viaggiano e scoprono
molte città italiane: qual è in generale la reazione, e cosa pensano
dell’accoglienza dei lettori del nostro Paese?
La reazione è sempre favorevole.
Gli autori sono generalmente contenti di essere invitati in Italia: riceviamo
poche risposte negative. La cosa che più li sorprende è che l'Italia sia il
secondo paese a tradurre libri dal francese (dopo la Cina) e che quindi
l'attenzione verso la letteratura francese va ben al di là dei soli
best-sellers.
Il lettore che partecipa al vostro festival non è
necessariamente un addetto ai lavori, ma lo immaginiamo colto e molto
selettivo. È così? E quale pubblico sperate di raggiungere in futuro?
P. Lemaitre |
C'è di tutto e, dato che il
programma del festival è molto eclettico, ci sono libri per tutti i gusti.
Sicuramente, un libro come Incantesimo generale di Emmanuelle Pireyre
sedurrà soprattutto lettori forti che hanno un interesse molto profondo per la
letteratura e il lavoro sulla lingua. Ci sono, invece, libri più mainstream
come l'ultimo premio Goncourt Ci rivediamo lassù di Pierre Lemaitre
oppure Viale dei Giganti di Marc Dugain che possono piacere sia ai
lettori forti che a quelli più occasionali.
È vero che tra le nostre
missioni, in quanto Institut français, c'è quella di indirizzarci particolarmente verso i giovani ed è per
questo motivo che puntiamo molto sui social media, con discreto successo devo
dire. A loro, un libro generazionale come quello di Pierric Bailly, L'amore
ha tre dimensioni, potrà piacere di più.
Infine, ma questa è una tendenza
generale che si può constatare non solo in Italia, abbiamo moltissime donne tra
il nostro pubbblico.
Proprio a tal proposito, vi vediamo molto attivi sui social network: a vostro parere,
quanto conta portare un festival sui
principali social network oggigiorno?
Come Le dicevo prima, i social
media ci permettono soprattutto di dialogare con il pubblico giovane che è uno
degli obiettivi della nostra azione in quanto Institut français. È anche un
modo semplice e poco costoso di comunicare. Inoltre, dà un'immagine più moderna
all'Institut.
Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati per
quest’edizione del Festival? Anche se mancano ancora molti incontri alla
conclusione, vi ritenete soddisfatti?
M. Dugain |
Il doppio obiettivo era quello
di migliorare in termini di pubblico e nella diffusione dei libri in libreria.
Il primo obiettivo sarà difficilmente raggiungibile dato che, l'anno scorso,
avevamo autori molto conosciuti (Amin
Maalouf, Jean-Christophe Rufin, Philippe Djian, Yasmina Khadra) che, spesso,
hanno riempito sale con più di 200 persone. Quest'anno, gli autori che abbiamo
invitato, anche se molto noti in Francia (come Vassilis Alexakis, Didier
Decoin, Marc Dugain) non sono altrettanto conosciuti in Italia. Nonstante ciò,
pensiamo di riuscire a raggiungere la cifra dell'anno scorso, senza però
superarla.
Per quanto riguarda il secondo obiettivo, il nostro partenariato con
le librerie Feltrinelli è ancora più forte quest'anno: i nostri libri sono
molto più visibili dell'anno scorso, per esempio, tramite la vetrina del
negozio Feltrinelli a Largo Argentina a Roma. Lo stesso discorso vale per le
librerie francesi di Roma, associate alla rassegna, e con le biblioteche di
Roma, nelle quali i libri del Festival si possono prendere in prestito molto
facilmente.
B. Quiriny foto di © Hermance Triay |
Vuole ricordare un incontro che Le è stato particolarmente
caro in questa edizione (non ancora conclusa, vedasi il programma fittissimo
per autori o per città) e per quale ragione?
La mia risposta mancherà di
modestia, ma Le dirò la presentazione di Bernard Quiriny alla biblioteca
Rispoli di Roma, che ho curato personalmente. Non la menziono certamente solo
per questo motivo, ma anche perché ho anche avuto un coup de coeur per
l'opera di Quiriny e per il suo modo di rispondere alle domande, esattamente
nello stesso spirito dei suoi libri. La presentazione, affiancata da letture preparate dalla compagnia Barone / Chieli / Ferrari, è andata
benissimo, molta gente si è presentata all'appuntamento con questo autore. Un
bel momento.
Se dovesse pensare a tre elementi da cambiare o introdurre
per la sesta edizione, cosa segnalerebbe?
Essendo questa la mia ultima
edizione del Festival, preferirei non rispondere a questa domanda e lasciare curare al mio successore la prossima edizione secondo la sua visione. Di
sicuro, si dovrà tenere conto di condizioni di budget sempre più difficili.
Forse ci si dovrà limitare a un numero più ridotto di autori per mantenere alti
gli standard della comunicazione e della diffusione dei libri.
La ringraziamo nuovamente per la generosità delle risposte e
per il tempo che ci ha dedicato!
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Intervista a cura di GMGhioni
Riproduzione delle immagini autorizzata dall'ufficio stampa del festival
Riproduzione delle immagini autorizzata dall'ufficio stampa del festival
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