Giovedì 13 febbraio 2014, h. 17.30
Aula Conferenze Enrico Magenes, Collegio Santa Caterina da Siena (Via San Martino 17/B, Pavia)
Per inaugurare la nuova edizione del Master di primo livello in Professioni e prodotti dell'editoria, il collegio Santa Caterina ha invitato Roberto Calasso a dialogare con Ranieri Polese. Un'occasione impagabile, aperta a tutti, per avvicinarsi all'"arte dell'editore", come s'intitolava l'incontro: un'arte ibridata col mestiere, senza per questo asservirsi al mercato.
Roberto Calasso, Presidente di Adelphi, ha dovuto fin da subito affrontare una domanda spinosa: cos'è l'editoria? Secondo Calasso, si può aprire una casa editrice «per qualsiasi motivo, persino per fare soldi - ed è una delle cose più improbabili». Tra le varie spinte, sicuramente il desiderio di «una casa editrice come forma, come se fosse in sé un genere letterario molto anomalo, che ha inizio con il libro stampato»: insomma, a partire dalla spettacolare esperienza di Aldo Manuzio a Venezia, sul finire del Quattrocento, fino a oggi, con periodi di parziale insoddisfazione e strappi anche violenti d'interesse per il libro. Una casa editrice deve sempre tracciare una linea netta tra cosa piace e cosa non piace, facendo sentire la sua scelta, per quanto questo non garantisca il successo: il grande editore Wolff ha pubblicato grandissimi autori, tra cui Kafka e Benn, ma sopravvive solo dieci anni sul mercato; al contrario, Gallimard ha prosperato e ancora oggi è floridissima, con la sua linea editoriale ben chiara. Insomma, secondo Calasso,
una casa editrice è un tutto, è un libro composto da molti libri. Se non si vede questo, siamo in presenza di case editrici generaliste.
In quest'ottica, in una sorta di «masochismo», l'editore generalista rinuncia al suo ruolo di comprimario e si lascia sorpassare da Amazon. Qualche anno fa questo timore ha fatto tremare i grandissimi gruppi americani, che hanno temuto di essere letteralmente "mangiati" sul mercato. Questi tempi per Calasso stanno per finire: in realtà dopo il primo sconvolgimento e l'immediata paralisi, gli editori stanno capendo che gli ebook non sono una minaccia, ma anzi al momento il digitale dà ampi margini di guadagno. «Se ne parla poco» sorride Calasso, «gli agenti letterari e gli autori stanno iniziando a richiedere più ampi margini, e dal loro punto di vista è giustissimo». Il problema della tanto lamentata scarsa lettura non sono gli ebook, ma lo schermo in generale: l'uomo sta perdendo il gusto della lettura e dell'elaborazione, cosa che purtroppo porta a una contrazione della psiche. Di conseguenza, anche il mercato tende a contrarsi e propone con più difficoltà libri difficili da leggere, perché richiedono una maggiore concentrazione.
Non si poteva poi non fare riferimento ad Adelphiana, il progetto che ha commemorato i cinquant'anni della casa editrice (1963-2013). Polese racconta le tante modalità di lettura che offre l'opera: un ripescaggio di opere, una continua scoperta di opere che si ignoravano. Insomma, una sorta di romanzo sui romanzi, in cui i libri sono personaggi e non si scade mai nell'autobiografia editoriale né nel trattato. Calasso conferma: molto spesso gli anniversari spingono gli editori a raccogliere innumerevoli foto di redazione e, in qualche modo, a tirare le somme e proporre un bilancio di quanto fatto. Invece, Adelphiana vuole lasciare il giudizio al lettore; l'editore è solo chiamato a mostrare. In particolare, questo volume raccoglie importanti testimonianze da parte degli autori stessi: tra gli altri, Sacks e Carrère spiegano retrospettivamente l'importanza di un'opera nella loro carriera. Così il lettore di Adephiana può trovare anche materiale di prima mano, utilissimo per ricostruire opere e fonti, ma anche per divertirsi con qualche sano aneddoto.
Qualche esempio? Il 1974 è un anno importantissimo per Adelphi. Innanzitutto esce la traduzione di Memorie di un malato di nervi di Schreber, un libro fondamentale che era andato quasi perduto, perché Schreber, uomo pubblico, aveva scritto dal carcere queste sue memorie, poi pubblicate a sue spese, e la famiglia aveva provato a distruggere tutte le copie per vergogna. Così, le pochissime copie sopravvissute sono ricercatissime, e Calasso ne ha trovata una solo dopo tre anni di coraggiose ricerche da parte dell'antiquario Pampaloni di Firenze. Calasso aveva scoperto di questo libro attraverso i due splendidi saggi di Canetti in Massa e potere: anche lo scrittore bulgaro aveva trovato il libro per caso, in casa di Anna Mahler. Il libro resta nelle mani di Canetti per dieci anni, senza mai essere letto. Infatti, commenta Calasso,
i veri lettori sono quelli che prendono i libri e non li leggono. Ovvero quelli che sanno aspettare il momento giusto per leggerli.
Così fece Canetti, e così Calasso ha pensato di dare alle stampe quest'opera, fondamentale anche per la psicoanalisi: si pensi che Freud aveva teorizzato la paranoia proprio dal libro di Schreber!
Sempre nel 1974, poi, Adelphi ha affrontato un'altra sfida: La cripta dei cappuccini di Joseph Roth. Questo momento è fondamentale perché Adelphi cambia anche la teoria di pubblicare le opere più rappresentative degli autori, esce dall'idea di unicum e si apre a raccogliere l'opera omnia, o quasi, di Roth. Con questa scelta, anche il mercato di Adelphi inizia a migliorare, anche se si parlava ancora di 15-18 nuove uscite all'anno, e con tirature da 3000 copie.
In quegli anni, si inizia a capire che una voce come Roth è fondamentale per delineare il clima culturale viennese tra la fine dell'Ottocento e Hitler, e questo rinnova un interesse prima poco vivo (Roth era già uscito in traduzioni sporadiche per altri editori, tra cui Baldini & Castoldi, ma senza suscitare clamore). In poco tempo, scoppia il "caso Roth": lo prova che Il profeta muto, un bel libro ma abbastanza marginale, esce con una prima tiratura di ben 30.000 copie!
Parte del successo è senza dubbio dovuto all'attenzione che Adelphi ha sempre riposto nella traduzione: Foà in quei primi anni rileggeva e risistemava quasi ogni anno la traduzione, riadattandola all'italiano in continuo mutamento!
Un ultimo riferimento doveroso va alla scelta delle copertine: da anni Adelphi è ben riconoscibile quando si entra in una libraria anche grazie a scelte grafiche che, con piccole modifiche, resistono al tempo. Secondo Calasso, molte scelte sono istintive, come nel caso dell'Insostenibile leggerezza dell'essere, vero e proprio caso mondiale che nel 1985 ha portato Kundera in vetta non solo alle classifiche, ma anche nel podio della critica. La scelta di Adelphi è chiara: non vuole appoggiarsi ad agenzie esterne, dove grafici che non hanno materialmente il tempo di leggere il libro seguono consigli frettolosi degli editor e propongono rose di idee. Molto meglio una scelta diretta, a costo di pentirsi in seguito e cambiare l'immagine con la riedizione dell'opera.
Un'ora e mezza a scavezzacollo nel mondo dell'editoria adelphiana, ottimo approccio che servirà senza dubbio agli studenti del master per saccheggiare consigli utilissimi e, chissà, costruirsi una loro forma di incursione nell'editoria. Senza dubbio, l'impressione che ha lasciato questo splendido incontro è riassumibile in una frase citata da Calasso:
Ogni riga letta è di profitto.
GMGhioni
Per informazioni sul master: http://www.mastereditoria.it/
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