Racconti e non
di Walter Tripi
Edizioni della meridiana, 2013)
Non è casuale che il sottotitolo del libro d'esordio di Walter Tripi, "Residui solidi", sia "Racconti e non", perchè queste narrazioni molto liriche, intrise di poesia, somigliano più a ballate, in cui l'autore lancia degli indizi, senza delineare vicende precise e dettagliate, ma lasciando che sia il lettore a definire i contorni delle storie a dare loro nitidezza e caratteri precisi.
Procedendo nella lettura mi sono venuti in mente quei disegni per bambini in cui sono tratteggiati solo i contorni e vanno riempiti di colore gli interni delle figure. Solo che nei tredici racconti che compongono questa raccolta accade il contrario: Tripi ci mette il colore delle emozioni e al lettore va il compito di tracciare il contorno.
La scrittura è accurata, in certi momenti addirittura ricercata, sempre molto evocativa e ricca di sfumature.
Sorpende un po' scoprire la giovane età dell'autore soprattutto in virtù di una vena amara e malinconica che serpeggia dal primo all'ultimo racconto.
Un bel preludio che lascia in attesa curiosa di ulteriori prove letterarie, magari di un romanzo che confermi la buona impressione suscitata da questa lettura.
"La mia canzone parte da lontano, parte che è una melodia semplice e innocente, poi lentamente si costruisce, si avvera come morula del tempo, come se ognuna di quelle note stesse solo aspettando il momento giusto per farsi ascoltare nonostante fosse lì in attesa da sempre, una nota che gira il mondo e che una sola melodia può afferrare e sferrare, trascinare con sé, dentro, di un rosso nascosto in sangue. E io aspetto, aspetto il finale perché so che non sei cambiato, aspetto il finale in cui sorriderai, l’arpeggio che anticipa la chiusura e durante il quale sempre, ogni volta, apri il viso, lo spalanchi e sorridi."
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