Storie di cronopios e di famas
Titolo originale: Historias de cronopios y de famas
di Julio Cortázar
Einaudi, traduzione Flaviarosa Nicoletti Rossini
Tutto questo mio discorso bipolare non tende ad altro che a preparare l’entrata in scena dei due cortei contrapposti dei cronopios e dei famas, due genie di esseri danzanti e pullulanti, o categorie antropologiche primordiali che sono la creazione più felice e assoluta di Cortazar.
Così Italo Calvino, nel 1981,
commentava questa raccolta di racconti brevi ad opera della mente di Julio
Cortázar. Autore di origine argentina e naturalizzato francese è stato una
delle penne più surreali, simboliche e a-razionali del secolo scorso. La sua
produzione è vastissima e spazia dal saggio alla raccolta di racconti, dal
romanzo alla produzione teatrale, sempre intriso di quei sottintesi e di quei
trabocchetti di significato che lo rendono un autore di non semplice
comprensione, almeno alla prima lettura.
Storie di cronopios e famas è una
raccolta del 1962 di racconti brevi ed apologhi che nasce divisa in quattro
sezioni: manuale di istruzioni, occupazioni insolite, materiale plastico e,
finalmente, storie di cronopios e famas. Le prime tre parti si presentano come
un lungo e spezzettato antefatto all’ingresso in scena dei protagonisti del
titolo che Calvino così ci presenta:
Dire che i cronopios sono l’intuizione, la poesia, il capovolgimento delle norme e che i famas sono l’ordine, la razionalità, l’efficienza, sarebbe impoverire di molto, imprigionandole in definizioni teoriche, la ricchezza psicologica e l’autonomia morale del loro universo.
I cronopios e i famas potrebbero
essere questo, a prima vista:
Che le tartarughe siano grandi ammiratrici della velocità è cosa del tutto naturale. Le speranze lo sanno, e se ne infischiano. I famas lo sanno, e ne ridono.I cronopios lo sanno e ogni volta che incontrano una tartaruga tirano fuori i gessetti colorati e sulla curva lavagna della tartaruga disegnano una rondine.
Ma le tre sezioni iniziali del
volume, Manuale di istruzioni, occupazioni insolite e materiale plastico, ci hanno
insegnato che si può saltare elasticamente tra precisione intrisa di completa
follia e irrazionalità con una sconcertante logica di fondo.
Perché se è vero che i cronopios
e i famas sono le due contrapposizioni che lottano nell’animo umano,
altrettanto è vero che, per usare la fraseologia popolare, gli opposi si
attraggono e, talvolta, coincidono.
Quando i famas fanno un viaggio, le loro abitudini, quando si fermano a dormire in una città, sono le seguenti: una fama va all’hotel e prudentemente vuole sapere il prezzo delle camere, rendersi conto di persona della qualità delle lenzuola e del colore dei tappeti. Il secondo va al commissariato e stila una dichiarazione sui beni mobili e immobili dei tre e fa anche l’elenco del contenuto delle loro valigie. Il terzo va all’ospedale e prende il nome dei medici di turno nonché delle loro specializzazioni. Finite queste incombenze, i tre viaggiatori si riuniscono nella piazza principale della città, si comunicano le rispettive osservazioni ed entrano in un bar a prendere un aperitivo. Prima però si prendono per mano e fanno un girotondo. Questa danza è detta “allegria dei famas”.
Così come i famas manifestano
vene di allegra follia, anche i cronopios possono sentire disorientamento per i
buchi della realtà.
Un cronopio va ad aprire la porta di casa e nel mettere la mano nella tasca per prendere la chiave si trova invece in mano una scatola di fiammiferi, allora questo cronopio ci resta male e comincia a pensare che se invece della chiave trova i fiammiferi può essere accaduto l’orribile fatto che il mondo si sia spostato di colpo, e magari, dato che i fiammiferi sono dove dovrebbe esserci la chiave, può capitargli di trovare il portafoglio pieno di fiammiferi, la zuccheriera piena di denaro, e l’elenco telefonico pieno di musica, e l’armadio pieno di numeri di telefono, e il letto pieno di vestiti e i vasi pieni di lenzuola, e i tram pieni di rose e i campi pieni di tram.
Viene spontaneo cercare di
identificarsi in uno di queste due genie, l’eterna lotta tra i “precisini” e i “disordinati”.
Io mi sono sempre ritenuta una fama: eppure ho letto questo libro al contrario,
partendo dall’ultima sezione e risalendo verso la prima come avrebbe fatto uno
spensierato cronopio.