Del denaro o della gloria.
Libri, editori e vanità nella Venezia del Cinquecento
di Laura Lepri
Mondadori, 2012
pp. 208
€ 19,00
«All’alba dell’editoria, Venezia era interamente percorsa dalla maligna febbre della competizione, dalla quale non era escluso il gesto truffaldino, il furto e la contraffazione. Qualunque mezzo era buono per risparmiare costi e tempi, fare presto, stampare e vendere. Cercando protezioni in alto loco, o sfruttando, se era necessario, il lavoro altrui».
Potrebbero iniziare così, con questa epigrafe, i vari volumi
e manuali universitari che parlano di editoria, letteratura, giornalismo e comunicazione. Invece troviamo queste
parole a pagina 111 del libro di Laura Lepri (scrittrice, editor, consulente
editoriale) Del denaro o della gloria.
Libri editori e vanità nella Venezia del Cinquecento (Mondadori 2012), un
saggio sulla nascita dell’editoria moderna (ai tempi di Pietro Bembo, Aldo Manuzio,
Ludovico Ariosto e Pietro Aretino per intenderci), una storia narrata come un
romanzo, perché fatta di persone, sentimenti, passioni, disfatte e relazioni.
Ma una storia fatta anche di libri, carta, stamperie, torchi e torchiatori,
copie “pirata”, editing d’autore e genialate imprenditoriali. Come quella
dell’editore Lucantonio Giunti che all’epoca adottò soluzioni produttive e
distributive decisamente innovative, dislocando stamperie e librerie
all’estero.
La storia che Laura Lepri ci racconta è anche quella della
genesi del Cortegiano di Baldesar Castiglione (tutti lo abbiamo
studiato, uno di quei libri che sembra abbiano poco a che fare con la nostra
vita, ma hanno costruito la nostra lingua): non il parto letterario, ma la
costruzione del volume, le correzioni, le letture e riletture, la stampa e la
diffusione. Una diffusione che poteva seguire strade inaspettate: capita
infatti che un uomo di lettere scriva e corregga il suo lavoro con tanta
fatica, poi mandi qualche copia a qualche amica – mettiamo Vittoria Colonna – e
piano piano quel primo abbozzo si diffonda e l’autore lo verrà poi a scoprire solo
quando ormai sarà troppo tardi. Nel frattempo ha scritto ancora, ha rivisto,
migliorato, e magari lo sta stampando in tutt’altra parte d’Italia. (un po’
come se un self publisher manda il pdf di qualcosa che sta scrivendo a un’amica
e questa comincia a farlo girare in rete: Word of Mouth, come si dice).
Matthias Huss, Grant Dance Macabre, 1499 |
Una delle figure più importanti del romanzo-saggio della
Lepri è Giovan Francesco Valier (Monsignor Valier), umanista e prelato, assente
nelle nostre antologie e storie letterarie (non ha nemmeno due righe su
Wikipedia), ma stimato da uomini a noi più noti come Pietro Bembo, Bernardo
Tasso e lo stesso Castiglione che gli affida la revisione (editing) del Cortegiano. Morirà impiccato dopo
torture, accusato di spionaggio (qualche anno prima della Guerra Fredda e di
James Bond) indicando in testamento di distruggere (“bruciare”) un «libro de
200 carte se non fallo coverto de carta pecora bianca scritto tutto de mia
mano» che raccoglie suoi scritti in volgare. Sarebbe stato un altro importantissimo
documento lingusitico, e magari Valier avrebbe capitoli nelle nostre antologie
e corsi monografici all’Università.
Leggendo il libro di Laura Lepri ci si appassiona e si
impara anche molto. Ad esempio che gli umanisti del Rinascimento sono persone vive, reali, con le loro
debolezze, ambizioni e vanità, e non figure ideali. Anche la nascita
dell’editoria e lo sviluppo della stampa, non sono processi industriali
idilliaci, ma una realtà fatta di idee tecniche e commerciali, lavoratori
precari (i torchiatori soprattutto), furti di idee e di libri, contributi economici
di edizione da parte degli autori.
Torniamo allora all’efficace epigrafe d’apertura, perché lì
ci sono tutti i protagonisti delle moderna editoria, quella che ancora dialoga
con il mondo culturale, intellettuale ed editoriale di oggi. La competizione
tra autori per le migliori pubblicazioni e recensioni, e la competizione tra
editori per “portare a casa” un autore; le contraffazioni di ieri, diverse da
quelle di oggi ai tempi di internet e degli ebook; i costi, i tempi, la stampa
e la vendita, e le strategie di marketing, i libri che escono anche senza nulla
dentro, i costi fissi di stampa, la tiratura, le edizioni digitali … libri che
devono essere scritti in fretta, le edizioni, le collane, …. E poi i ruffiani,
i figli di questo e i nipoti di quell’altro, l’amante dello scrittore famoso,
amici e leccaculo, recensioni finte di lettori di comunicati stampa, … denaro,
gloria, copie vendute, fascette, presentazioni e prime serate in tv.
Vanità e pure tanto “lavoro sporco” nell’editoria di ieri
come di oggi: correttori e torchiatori, programmatori e blogger, … perché in
fondo questa storia di vanità è anche la storia di chi ci mette le mani.
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