Arrivederci (?) piccole donne


Arrivederci piccole donne
di Marcela Serrano
Feltrinelli, 2006

€ 7,50
pp. 238




Qualcuno disse che i cugini sono i primi amici che ti fai. Anzi, di più: talvolta sono come dei fratelli.
Arrivederci piccole donne è la storia di quattro cugine, che si sentono proprio come sorelle. Condividono una vicinanza speciale, un legame di sangue e di affetto reciproco. Hanno passato l'infanzia insieme, tutte figlie uniche di quattro fratelli. Sono cresciute nella Casa del Pueblo, da qualche parte in Cile. Poi la vita e i suoi imprevisti le allontana, e le fa riavvicinare quando sono ormai adulte, in occasione della morte di una loro balia.

Il romanzo passa con estrema scioltezza dai giorni nostri nel 2002, anno nel quale le donne si incontrano di nuovo dopo tanti anni, al 1723 (data riportata sulla prima pagina del libro, quando si rievoca la storia quasi ormai mitica della famiglia Martinez), passando per gli anni 70, scottanti e densi, e gli anni 80 e 90 degli yuppie americani. Il fil rouge che tiene insieme la narrazione continua ad essere la vita di queste donne, nel corso degli anni.

Sono le “piccole donne” del 2000, sono simili ma diverse proprio come le quattro della Alcott. Marcela Serrano lo sa, e a intestazione di ogni capitolo riporta una citazione del romanzo inglese e un'associazione tra l'una e l'altra “piccola donna”. Così è presto fatto lo schema dei personaggi.

Nieves è Meg, la più adulta, la più posata, quella con la vita più normale: si è sposata, ha avuto dei figli, è rimasta a vivere nel Paese in cui è nata ma ogni tanto avverte il rimpianto di aver scelto per sé una vita troppo semplice. Dicono di lei che “Essere la più grande le aveva conferito un certo garbo, un misto di grazia e di potere che, in teoria, nessuno le avrebbe mai portato via”. Però le capita di sentirsi annoiata e appiattita.

Ada è Jo, ha un carattere deciso ma internamente in subbuglio per un amore impossibile. Aspirante scrittrice e intellettuale tormentata, è stata costretta all'esilio nel '73 e da quell'anno è rimasta in Europa. A proposito della sua vocazione letteraria e del suo stile di vita si dice: 
"Certo, potrebbe sostare inebetita davanti a una bella vetrina di Armani, ma qualcosa le dice che non avrà mai un capo di quello stilista, e lo sa senza esserne consapevole, fin dalla notte dei tempi. Invece sarebbe capace di rubare per fare un viaggio e comprare libri, lì sì che le ristrettezze economiche fanno male."
Luz è Beth, sensibile e emotiva, sacrifica la sua vita per aiutare gli altri in una missione umanitaria in Africa. È l'unica delle quattro a prendere parola in prima persona, come un angelo la cui presenza accompagna la vita della altre tre. 
“Sono stata terribilmente timida.” - dice - “Ci sono stati momenti in cui il semplice fatto di rivolgere la parola a un altro essere umano mi faceva star male... Attualmente vivo le umiliazioni del mio corpo. E queste umiliazioni hanno un nome: malattia”.

Lola è Amy, ambiziosa e spregiudicata, lavorando sodo è riuscita a diventare ricca e potente ma forse non del tutto soddisfatta. Si è costruita una famiglia, un lavoro facoltoso, eppure... 
“Ma se la sua vita era stata un susseguirsi di successi, allora come mai le ferite fanno male? Che cosa aspettano a cicatrizzarsi?”.

Quattro donne, ognuna diversa dalle altre, ognuna con qualcosa da dire.
Ogni capitolo segue la storia di una di loro, una per una, facendo incrociare le fila della narrazione nei momenti salienti del romanzo: il colpo di stato in Cile, la povertà improvvisa, l'arresto del cugino Olivero, l'attentato delle Torri Gemelle.

In questo romanzo ci passano sotto gli occhi paesaggi diversi e variopinti, dall'America Latina all'Europa, e poi anche il Marocco. Ma il fulcro è sempre il Pueblo, che immaginiamo come un insieme di poche case nel Cile più selvaggio, centro emotivo della vicenda dove vanno ad addensarsi i ricordi più stretti delle quattro protagoniste.

Tra varie sensazioni, emozioni e avvenimenti, con una sensibilità unica, Marcela Serrano riporta in auge uno delle pietre miliari della letteratura dell'Ottocento. E lo fa in maniera attuale, rendendosi conto che molto è cambiato dai tempi delle sorelle March, ma sapendo bene che alcune dinamiche femminili restano sempre le stesse. Ritroviamo la complicità, l'affetto, ogni tanto anche la rabbia e le ripicche... e ci chiediamo se sia davvero il momento di dire “arrivederci” alle piccole donne che conosciamo.