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Gianni Tetti: Mette pioggia - Neo edizioni

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Mette pioggia
di Gianni Tetti
Neo. Edizioni, 2014

pp. 153



Ritorna il giovanissimo Gianni Tetti, sassarese, alle spalle un'altra pubblicazione per Neo. "I cani là fuori" e diversi lavori per la televisione, ambito nel quale ha collezionato un dottorato di ricerca presso la facoltà di Sassari.
Il nuovo libro di Tetti, "Mette pioggia", riprende gli stilemi del precedente prodotto, abbandonando la struttura del racconto per mettere insieme un'opera più unitaria ma frammentata nella sua essenza.
La storia racconta di Arturo Zanon, dipendente con una vita infelicemente come tutte le altre, condotta sullo sfondo della periferia di Li Punti, Sassari, flagellata da uno scirocco caldo e incessante. Il testo scorre impetuosamente come questo vento, con una scrittura sincopata e asciutta, dei periodi concreti e secchi e un'attenzione quasi morbosa al dettaglio - che è ciò che tratteggia l'atmosfera a tratti umida e cupa, a tratti malinconica e un po' grigia. Il narratore esterno iniziale si dissolve dopo poche pagine, lasciando tutto lo spazio a quello interno, dal tono a volte cinico, a volte quasi ingenuo, quasi una voce di bambino.

Il romanzo si gioca spesso all'interno dei voli pindarici dei personaggi, vere e proprie matriosche cerebrali dove è difficile orientarsi. Uno stratagemma forse troppo cervellotico in alcuni passaggi ma - senza dubbio - di sicuro effetto narrativo. Il linguaggio è schietto, minimale, poco ridondante e molto attento alla descrizione dell'ambiente. Lo stesso discorso diretto è spesso lasciato da parte in favore di un resoconto più ampio, come se la bulimia del narratore interno fosse talmente incontenibile da dover pervadere ogni minimo spazio della narrazione. Un elemento, anch'esso, che potrebbe distrarre, far perdere la bussola al lettore, ma che sicuramente acchiappa e lancia nell'occhio virtuale del ciclone di cui si parla nelle prime pagine introduttive del romanzo.

A metà romanzo, dunque al giorno ‘Mercoledì’, il narratore cambia genere e diventa femminile. Cambia il filtro, cambia la prospettiva, l'occhio di donna - un po' frustrato, un po' malinconico - è reso bene da Tetti, che riesce perfettamente a calare nell'atmosfera apatica ricreata.

La professionalità di Gianni Tetti nella gestione di intrecci e trame per la televisione salta fuori tutta nella realizzazione di una trama articolata, intrecciata in modo fitto ma mai totalmente dispersiva. I confini del tempo saltano via per mescolarsi fra loro dentro il flusso di coscienza vorticoso dei protagonisti, dando al lettore la netta sensazione di essere avviluppato in delle spire che tuttavia lo trasporteranno in piacevoli anfratti. Umidi, cupi, ventosi, ma sempre piacevoli.
Un romanzo non per tutti, sicuramente consigliato a chi ha un occhio rivolto alla novità, specialmente in un panorama piuttosto stagnante come quello editoriale della Sardegna.

Giuseppe Novella