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Pillole d'Autore: paulo maiora canamus

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Henri Matisse, La danza (1909)


La IV egloga. Paulo maiora canamus, solleviamo il tono del canto, dice Virgilio, non più capellae ma myracae, non più molli viburni ma arbusti e selve (forse), qualora fossero degne di un console.

Perché myracae, che sono, che vogliono dire?
Il termine ha probabilmente qualcosa a che fare con il greco mica “briciola”, le tamerici sono piante tipiche dei luoghi salmastri, con piccoli fiori rosati che crescono in cespugli tendenzialmente bassi e fitti, diventate un elemento ricorrente nella Poesia Bucolica “alta” ma anche espressione di una Poesia di cose minute e delicate (si pensi a Pascoli e alla sua prima raccolta poetica o a “La pioggia nel pineto” di D’Annunzio).

Virgilio invoca le Muse di Sicilia (di Sicilia come Teocrito, il padre della Poesia Bucolica) e parla di un ritorno della Vergine con il Grande Ordine dei Secoli; in Esiodo, Dike, la dea della Giustizia, aveva abbandonato gli uomini nell’ Età del Ferro, e si era trasformata in una costellazione chiamata Virgo (Vergine madre,  leggenda o Madonna?).

Chi è questo bambino? Chi è questo puer che porrà fine all’ Età del Ferro e farà sorgere l’Età dell’Oro?

Durante il Medioevo, il mondo cristiano si è avvalso della rilettura delle IV egloga per santificare il pagano Virgilio a profeta (o mago) ispirato da Dio. Per gli Ebrei in nascituro era il Messia, per i Cristiani era Gesù. L’attesa di un fanciullo non poteva che riferirsi a Cristo, si pensò, e  Virgilio lo sapeva, Virgilio era il poeta-vate per eccellenza.
Altri pensano che il fanciullo fosse Asinio Gallo, figlio di Asinio Pollione, proconsole di Macedonia, mediatore della Pace di Brindisi (40 a. C.) e  dedicatario della IV egloga.
Io penso che si tratti del mito del divino fanciullo -sostiene Sergio Pennacchietti- che da secoli si aggirava nelle religioni orientali fino a raggiungere la Grecia.
L’accordo di Brindisi prevedeva la suddivisione dell’Impero in tre aree: quella orientale venne affidata ad Antonio, quella occidentale ad Ottaviano e l’Africa a Lepido. Il matrimonio tra Ottavia (sorella di Ottaviano) e Antonio, avrebbe permesso la riunione dei due regni con la nascita di un figlio, ed evitato un’altra guerra civile.
Il puer, secondo Cucchiarelli, più che un individuo, è una funzione politica. Il bambino che stava per nascere altro non è che l’attesa di un’alleanza, un’ allegoria di un nuovo ordine di cose. 

Dal verso 18 al 30 vengono attribuiti alla nascita del puer gli eventi miracolosi dell’Età dell’Oro.
Secondo “Le opere e i giorni” di Esiodo, le Età del Mondo erano cinque. In Virgilio, le tre fasi del puer (fanciullezza, giovinezza, età adulta) sono anche fasi della storia,  è evidente come nella IV egloga la ciclicità non riguarda solamente la Natura, ma è anche e soprattutto un aspetto biologico e storico.
Nella Civiltà Romana, il Tempo era concepito come una categoria in movimento, e la Storia, necessariamente legata ad esso, come un ordine in divenire che si ripete con significanti diversi. E allora, ecco che Virgilio dice che ci saranno altre guerre e di nuovo sarà mandato a Troia il grande Achille,  per dirla con Nietzsche, un eterno ritorno.



Testo di riferimento:
Virgilio, BUCOLICHE, BUR (classici greci e latini), Milano, 2013.
Introduzione di Antonio La Penna, traduzione e note di Luca Canali, premessa al testo di Luca Pennacchietti.

Introduzione e selezione dei testi a cura di Isabella Corrado.


Vv. 1-10
 Sicelides Musae, paulo maiora canamus:
Non omnes arbusta iuvant humilesque myricae;
si canimus silvas, silvae sint consule dignae. 
Ultima Cumaei venit iam carminis aetas:
magnus ab integro saeclorum nascitur ordo. 
Iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna;
iam nova progenies caelo demittitur alto. 
Tu modo nascenti puero, quo ferrea primum
desinet ac toto surget gens aurea mundo,
casta fave Lucina: tuus iam regnat Apollo. 
Vv 18-20
At tibi prima, puer, nullo munuscula cultu errantis hederas passim cum baccare tellus mixtaque ridenti colocasia fundet acantho. 
Vv.27-30
At simul heroum laudes et facta parentis iam legere et quae sit poteris cognoscere virtus, molli paulatim flavescet campus arista, incultisque rubens pendebit sentibus uva, et durae quercus sudabunt roscida mella.
 Vv.31-36
Pauca tamen suberunt priscae vestigia fraudis, quae temptare Thetin ratibus, quae cingere muris oppida, quae iubeant telluri infindere sulcos:  alter erit tum Tiphys, et altera quae vehat Argo delectos heroas; erunt etiam altera bella, atque iterum ad Troiam magnus mittetur Achilles. 

Vv.53-59
O mihi tum longae maneat pars ultima vitae, spiritus et quantum sat erit tua dicere facta: non me carminibus vincet nec Thracius Orpheus, nec Linus, huic mater quamvis atque huic pater adsit, Orphei Calliopea, Lino formosus Apollo, Pan etiam, Arcadia mecum si iudice certet, Pan etiam Arcadia dicat se iudice victum. 


Vv.60-63
Incipe, parve puer, risu cognoscere matrem: matri longa decem tulerunt fastidia menses; incipe, parve puer, cui non risere parentes, nec deus hunc mensa, Dea nec dignata cubili est. 


 Traduzione:

Muse di Sicilia, solleviamo il tono del canto: non tutti amano gli arbusti e le umili tamerici; se cantiamo le selve,  siano selve da console. E' giunta l'ultima età dell'oracolo cumano: nasce di nuovo il grande ordine dei secoli. Già torna la Vergine e torna il regno di Saturno, già la novella prole discende dall'alto del cielo. Tu,  casta Lucina, proteggi il bambino nascituro con cui cesserà la generazione del ferro e in tutto il mondo sorgerà quella dell'oro: già regna il tuo Apollo.

Per te, o fanciullo, la terra senza che nessuno la coltivi, effonderà i primi piccoli doni, l’ edera errante qua e là con l’elìcriso e la colocàsia con il gaio acanto.

Ma quando potrai leggere le lodi degli eroi e le imprese del padre, e conoscere che cosa sia la virtù, imbiondirà a poco a poco la campagna di ondeggianti spighe, da selvaggi roveti penderanno rossi grappoli d'uva, le dure querce stilleranno una rugiada di miele.

Allora vi sarà un altro Tifi e un'altra Argo che trasporti scelti eroi; vi saranno altre guerree di nuovo sarà mandato a Troia il grande Achille.

Poi, quando la salda età ti avrà fatto uomo, il mercante da sè si ritrarrà dal mare, le navi di pino non scambieranno le merci; ogni terra produrrà tutto..
O, mi resti l'ultima parte di una lunga vita, e mi basti lo spirito per celebrare le tue imprese: né il tracio Orfeo né Lino mi potranno vincere nel canto, sebbene l'uno l’assista la madre, l'altro il padre, Orfeo Calliope, il bel Lino Apollo.Anche se Pan gareggiasse con me, a giudizio di Arcadia, persino Pan si dichiarerebbe vinto, a giudizio di Arcadia.

Comincia, o piccolo fanciullo, a riconoscere col sorriso la madre: alla madre nove mesi arrecarono lunghi travagli. Comincia, o piccolo fanciullo: a chi non sorrisero i genitori, né un Dio concesse la mensa, né una Dea un letto.