Gli autonauti della cosmostrada ovvero viaggio atemporale Parigi- Marsiglia
Titolo originale: Los autonautas de la cosmopista , un viaje atemporal Parìs- Marsella
di Julio Cortàzar e Carol Dunlop
Einaudi
pp. 258
traduzione Paola Tomasinelli
pp. 258
traduzione Paola Tomasinelli
Una delle più apprezzate
categoria di lettura, soprattutto nel periodo estivo, è la letteratura di
viaggio: meglio ancora se on the road.
Ragazzi che vanno fino in Patagonia con un "50 special", autostoppisti che di macchina in macchina arrivano fino alla
Grande Muraglia Cinese, monopattini che sfrecciano tra i geyser dell’Islanda: meglio ancora se
tutto accuratamente documentato sui vari social. I percorsi diventano sempre
più vari e i mezzi di trasporto strani, all’insegna di un viaggiare lento e
controtendenza.
A inizio anni ’80, quando i nuovi
mezzi di trasporto sempre più veloci avevano reso il mondo molto più piccolo e
i viaggi “zingarata” echeggiavano ancora nei ricordi della beat generation, al
di qua dell’oceano, una coppia ha scelto un viaggio lento e contemplativo in
uno dei paesaggi meno suggestivi che si possano immaginare: l’autostrada
Parigi- Marsiglia.
Julio Cortàzar (il Lupo) e Carol
Dunlop (l’Orsetta), nel maggio del 1982 dopo vari rinvii, si imbarcano in un
peculiare progetto: coprire la distanza tra Parigi e Marsiglia. Sembra un
viaggio normale che, con un po’ di impegno e poche soste, si può coprire in un paio di
giorni. Solo che per loro è un viaggio, ma anche un gioco molto serio e scelgono
quindi di darsi delle regole: dovranno viaggiare solo in autostrada e fermarsi
in tutte le aree di sosta che troveranno, documentando ogni cosa e spostandosi
al ritmo di una diligenza. A bordo del possente Fafner, pullmino Volkswagen
rosso fuoco, loro mezzo di trasporto e fedele guardiano contro i demoni, si
impegneranno in un mese di lento viaggio tra autogrill, motel e aree di verde
ristoro.
(…) le zone di riposo diventano infinitamente più importanti del nastro bianco teso su uno spazio che divora l’automobilista che lo sta divorando.
L’autostrada, per quel che mi
riguarda, se la conosci la eviti. Un lungo nastro d’asfalto piuttosto noioso
dove i camion ti sorpassano a tutta velocità e non hai modo di gustare il
paesaggio perché non si può stare sotto un certo limite di km/h. Si tratta
del non- luogo estraniante per eccellenza. Le nostre strade non hanno nemmeno
la patina affascinante delle famose highway americane, come la Route 66. Questo
diario di viaggio a quattro mani dona loro una luce diversa.
Si dovessero
scegliere due aggettivi si potrebbero usare "fiabesco" e "scanzonato". Gli occhi dei due viaggiatori vedono lo stupefacente in qualunque
oggetto sul loro percorso; tutto diventa un elementi degno delle migliori ricerche dei
cavalieri medievali. I cestini della spazzatura si trasformano in silenti sentinelle,
le aree verdi accanto agli autogrill, boschi pieni di allodole dove perdersi, i
coni di segnalazione, cappelli di streghe. Il Lupo e l’Orsetta sono
giocatori, ma sono anche molto seri e non sgarrano sul loro percorso e sulle loro regole
redigendo un diario di viaggio molto meticoloso e preciso che annota i
loro pasti, la direzione del pullmino e le condizioni atmosferiche, come se
stessero redigendo un portolano per i futuri
viaggiatori. Tra le quattro mano si notano distinguo di punti di vista: sono le
loro sensazioni personali e il loro tenero rapporto a fare da padrone nelle
pagine dell’Orsetta, mentre il Lupo è un bambino che vive questo viaggio come
una grande avventura, meravigliandosi e giocando con tutto. Un viaggio lento
che passa in un lampo ed è intriso di malinconia in quanto metafora della vita:
(…) ci siamo guardati negli occhi e per la prima volta abbiamo capito che il giorno dopo saremmo arrivati alla tappa finale. Come dimenticare la frase dell’Orsetta “Oh, Julio, quant’è durato poco il viaggio…”
Infatti, Carol Dunlop avrebbe
trovato la morte a pochi mesi dalla conclusione del loro progetto. È la
storia di un viaggio ed è la storia di un grande amore.
Tra le opere di Cortàzar forse
questa è poco conosciuta ed è davvero un peccato perché con la stessa follia
che ha messo nel creare i cronopios e in famas ci accompagna in un’avventura
tanto reale da far venir voglia di prendere il primo casello disponibile. Se avesse deciso di fare il viaggio ai giorni nostri, probabilmente
avrebbe creato un hashtag #LupoeOrsetta e
pubblicato foto di Fafner filtrate da Instagram. E avrebbe avuto sicuramente milioni e
milioni di followers.
Giulia Pretta
Giulia Pretta
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