di Matteo Farinella e Hana Roš
Rizzoli Lizard, 2014
pp. 144
€ 16,00 cartaceo
Per sopravvivere come Alice a un paesaggio tanto noioso da sembrare una texture, lo sguardo del
nostro anonimo protagonista incontra quello del suo Bianconiglio, in questo caso un'assorta lettrice
con cui non ha nemmeno il tempo di scambiare una sola parola perché risucchiato all'interno del graphic novel
che stiamo leggendo: “Neurocomic” di Matteo Farinella e Hana Roš (Rizzoli Lizard, 2014).
La sua immagine filtrata e ribaltata dal nostro occhio, percorre un lungo tunnel (senza mensole e
scaffali con barattoli di marmellata d'arance) per poi riprendere consistenza con un OUCH. Subito
dopo il dolore onomatopeico della brutta caduta, il nostro protagonista scopre di trovarsi in una
foresta. In lontananza, un uomo fissa gli alberi e prende appunti: è il neuroscienziato Santiago
Ramon y Cajal, premio Nobel per le sue ricerche riguardanti la struttura del cervello. Ma cosa ci fa
un neuroscienziato in un bosco? Se la selva oscura non è colma di alberi ma di neuroni, il mistero è
presto svelato. L'uomo si trova infatti all'interno di un cervello (il suo? Il nostro? Quello di un'altra
persona?) e attraversarlo è l'unico modo che ha per tornare nel suo mondo e ritrovare l'affascinante
lettrice. Ma per farlo dovrà scoprire e capire il funzionamento dell'organo più misterioso del corpo
umano, grazie anche all'aiuto dei numerosi scienziati che l'hanno studiato.
Sin dalle prime tavole, è chiaro come l'aspetto divulgativo di “Neurocomic” non si possa scindere
da quello puramente narrativo ed è impossibile dividerli proprio perchè in questa caso è la pura
divulgazione che si fa narrazione. L'esile trama che percorre il volume è solo un'esca, è in realtà
la narrazione scientifica che ci coinvolge e ci appassiona, che ci spinge a proseguire la lettura alla
ricerca del segreto che nasconde il nostro cervello.
E il cervello immaginato da Matteo Farinella è un Paese delle Meraviglie popolato da alberi-neuroni
con bocche giganti, uomini-cane, lumaconi che suonano l'hukulele, neurotrasmettitori che sembrano
usciti da G.I.Joe ed enormi kraken che attaccano sottomarini nell'Oceano Elettrico. Un universo
di cui inizialmente percepiamo solo manifestazioni marginali, come quando un regista diluisce i
particolari del mostro nella prima ora di montaggio per poi rivelarlo in tutta la sua imponenza. E'
col penultimo capitolo che Matteo Farinella e Hana Roš svelano il loro mostro: e qui il libro
compie un inaspettato salto mortale e inserisce alcuni spunti filosofici che gli danno la possibilità
di rendere finalmente il cervello un'entità materica di cui il protagonista avverte la presenza. Anche
grazie al lavoro di Farinella che richiama in più punti lo stile della EC Comics, man mano che
avanziamo nella lettura il nostro cervello assume sempre più i contorni di un enorme creatura
lovecraftiana che ci manipola e ci confonde perchè è nella sua natura farlo. Il finale conferma le
tendenze manipolatorie del Grande Ingannatore con una sorprendente svolta metanarrativa che
porta a termine l'analisi scientifica e la storia di questo strano viaggio cerebrale.
Anche se – come ci ricorda lo stesso protagonista - capire il cervello crea più problemi che altro,
imparare a conoscerlo con “Neurocomic” sarà un'avventura pari a quelle raccontate da Verne o vissute da Gulliver e Alice (per tacere poi di Dante).
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