I paradossi, a volte, si insinuano nelle pieghe più inaspettate, e si manifestano all’improvviso, senza dare preavvisi o segnali. Accadono, e basta.
Il Ninfeo di Valle Giulia è stata il palcoscenico di un paradosso che è balzato agli occhi di tutti, come una folgore, più luminosa del (troppo) glitter disseminato tra i partecipanti.
«Il desiderio di essere come tutti» rende diverso da tutti gli altri (scrittori) un autore che, da oggi, non sarà più tanto «Piccolo».
Francesco Piccolo ce l’ha fatta: con centoquaranta voti si è lasciato alle spalle «l’infedele» Scurati. E ha vinto il Premio Strega scrivendo di un uomo grande, Aldo Moro.
Un romanzo che può far parlare, nel bene o nel male, alla stessa tavola generazioni diverse, lasciando sempre il dubbio su quale sia la prospettiva privilegiata: se quella del lettore invischiato nella «gelatina della storia» (si cita Alberto Savinio) dei fatti in questione, o se quella del lettore di generazione novella, che conosce la vicenda solo attraverso gli aedi.
E un testimone della storia, ieri sera, al Ninfeo, mancava: tra tanti volti vecchi e nuovi nessuno ha visto Maria Luisa Spaziani, intellettuale militante fino alla fine. La poetessa nel Premio Strega ci credeva: e il modo con cui lo dimostrava era la sua presenza.
Una serata all’insegna del glitter e del giallo: come il liquore, da cui il Premio prende il nome; come i fiori che ornavano i tavoli.
Volti noti e volti meno noti hanno assistito al duello Piccolo-Scurati, che si è chiuso con un vantaggio del primo di soli cinque voti: numero che, però, vale il Premio.
Un testa a testa consumatosi centinaio dopo centinaio, voto dopo voto: «Chi è avanti? A me pare Scurati». «No guarda che Piccolo ha un punto di vantaggio».
E al centoquarantesimo voto il tavolo Einaudi ha smesso di trattenere il fiato, riempiendo il Ninfeo con un lungo applauso: Francesco Piccolo non è più tutti, perché ha una marcia in più che gli è valsa il Premio Strega.
Antonio Scurati porta a casa la medaglia d’argento con 135 voti. Il bronzo va a Francesco Pecoraro, con 60 voti. Giuseppe Catozzella, già “Stregato” tra i giovani ottiene 48 voti. Il piacere infinito delle donne di Antonella Cilento incassa 30 voti.
Il sipario cala sul Ninfeo: le luci si spengono mano a mano. Ma quella tabella con i numeri resta: segno di una narrativa italiana che ha ancora molto da dire, nonostante paludi e temporali.
The show must go on: mettiamoci comodi sotto l’ombrellone. A settembre si ricomincia: con le polemiche, con i pronostici. E con la solita speranza che l’ultima parola sia della Letteratura, quella con la Elle maiuscola.
Social Network