Tra un attacco di insonnia e l'altro, tra un'ora piccola e l'altra, Erica Vagliengo ed Emma Travet si sono raccontate, rispondendo a una raffica di domande, o meglio, a una sorta di abbecedario della loro vita.
A come Amore. Cosa ti affascina, cosa
ti fa innamorare al punto di dire “devo registrarlo attraverso la scrittura”?
Le storie delle persone che conosco,
di quelle a me sconosciute che incontro per caso. Spesso le appunto sul
Moleskine o sul block notes del cellulare, per riportarle sul file “Appunti”
nella cartella “Work in progess” legata al mio secondo romanzo. Riguardo al
giornalismo e al blog: frasi di libri, lette sui giornali, pensieri scovati su
Twitter, fotografie, vetrine di caffetterie e negozi vintage che vedo in giro…
archivio tutto quanto mi fa innamorare per riprenderlo di notte, dandogli una
mia personale lettura sul blog o attraverso un articolo.
B come Bambini. Come riesci ad
amalgamare la tua anima materna al tuo (iper)dinamismo?
Con difficoltà. Perché spesso sono
troppo iperdinamica, con mille pensieri creativi che vorrei diventassero subito
realtà. Questo cozza con la vita reale (leggi alla voce: famiglia, figli, fare
la spesa, pulire la casa, fare le lavatrici, cucinare e via dicendo). Ciò
detto, sono contenta di aver avuto due figli, ma non sono tagliata per fare
solo la mamma.
C come Contingenze. Quali sono le
contingenze che ti hanno spinto a creare da sola il tuo lavoro?
Premetto
che ho avuto la fortuna di capire subito che non avrei mai potuto vivere di
giornalismo, già nel 2001, quando ho iniziato a collaborare con il mensile
locale. Però sapevo anche una cosa: non avrei mai rinunciato a scrivere. Così
sono riuscita a trovare un lavoro part time, legato a progetti finanziati dall’Unione
Europea (in linea con i miei studi universitari), per avere una sicurezza
economica mensile e il tempo libero da dedicare al giornalismo e,
successivamente, al romanzo. Più che un lavoro ho voluto crearmi da sola un
progetto che mi calza a pennello e che porto avanti dal 2007, quando ho
lanciato Emma Travet. Scrivere un romanzo non sarebbe bastato ma occorreva
trasformarlo in un tassello di un progetto più ampio, nel quale sperimentare i
new media (che mi hanno sempre affascinata) e forme diverse di scrittura (come
i post sul blog o su Facebook per creare un’interazione con le lettrici).
D come Divertimento. Il tuo lavoro ti
diverte?
Sì,
mi diverte molto, altrimenti non passerei tutte le notti davanti al pc a
scrivere articoli, ad aggiornare il mondo di Erica/EmmaT (una faticaccia, a
dirla onestamente, ma divertendomi non pesa).
E come Eleganza. Cosa è per te
l’eleganza?
È
avere uno stile personale nel quale far convivere educazione, intelligenza,
garbo e un pizzico di bizzarria. Una persona elegante ( o anche un testo), la
noto subito perché mi rimanda a tutto ciò.
F come Farfalle. Le famose farfalle
allo stomaco: esistono?
Sì, io le ho provate arrivata a New
York e girando per le sue strade. Mi è preso un misto di vertigine e farfalle allo
stomaco. NY non è solo una città per me, ma uno stile di vita, è il posto dove
vorrei vivere per un po’, scrivendo. Per sognare… tanto vale sognare alla
grande, no?
G come Glamour. Come si mantiene il
glamour in una vita familiare?
Mantenendo
il decoro anche tra le mura di casa, ad esempio. Poi, mi rendo conto che
spesso, con figli piccoli, di glamour ci sia ben poco, ma sforzarsi di uscire
di casa non in tuta o con le Crocs e una pinza nei capelli mi sembra alla
portata di tutte.
H come Humor. Tu sei un’umorista. Per
natura o è un dono dell’esperienza?
Sia
per natura (deve trattarsi di attitudine a trovare il lato umoristico anche
nelle situazioni poco simpatiche) che per esperienza (l’esperienza insegna a
non prendersela e a farsi una sana risata).
I come Ironia. È il sale della vita? E
soprattutto, è la carta vincente per affrontare le difficoltà, o è solo un
luogo comune?
Sicuramente!
Io ho avuto la fortuna di ereditarla da mia nonna Mariuccia, una donna che per tutta la vita ha lavorato duramente,
aiutando mio nonno con il mulino del paese, e “ruscando” in casa senza sosta.
L’ironia l’ha aiutata a rendere più leggera una lunga esistenza di sacrifici.
Vedendo proprio il suo esempio, mi viene da dire che sia la carta vincente per
affrontare e superare le difficoltà.
L come Letture. Quali sono i libri sul
tuo comodino? Quali sono gli italiani immancabili?
Una
decina di libri, tutti iniziati, solo uno finito (I Newyorkesi di Cathleen Schine) . Gli italiani immancabili sono,
per me: Stefania Bertola, Franca Valeri (io adoro il Diario della Signorina Snob), Carolina Invernizio, Anna Maria
Ortese, Oriana Fallaci, Italo Calvino, Luigi Pirandello, Niccolò Ammaniti,
Andrea Bajani, Valeria Parrella.
M come Madre. Cosa insegni ai tuoi
figli, sopra ogni altra cosa?
Il
rispetto: delle persone, del loro lavoro, delle cose che li circondano, della
natura e degli altri esseri viventi.
N come Nome. Erica Vagliengo. Emma
Travet. Come nasce il nome del tuo alter ego?
Quando
ho pensato di scrivere il mio primo romanzo, sapevo che l’eroina si sarebbe
chiamata Emma (Jane Austen docet). Mi mancava solo il cognome adatto. Lo volevo
piemontese, ma facile da leggere in altre lingue e difficile da storpiare in
italiano (visto che il mio me lo sbagliano sempre, nonostante lo spelling). Mi
sono tornate alla mente (non chiedermi il perché, visto che non le ho mai
lette) “Le miserie di monsù Travet” di Bersezio. Ho unito Emma+Travet, li ho
buttati su Google, scoprendo che non esisteva nessuna persona nominata in quel
mondo e così ho dato vita alla precaria con stile, più nota del web.
O come Ore. La tua giornata ideale di
quante ore dovrebbe essere composta? E quale è la tua ora preferita?
Da
27 ore. Ne avessi di più, le sprecherei. Essendo una iperattiva-dispersiva, a
volte, tendo a perdermi sapendo di avere tanto tempo a disposizione. La mia ora
preferita è mezzanotte, quando la casa è silente, riempita solo dal rumore del
caffè che viene su, mentre batto i tasti al computer.
P come Pazienza. Sei paziente? Secondo
te serve la pazienza, o è meglio una buona dose di irruenza?
No,
non sono mai stata una persona paziente. Vorrei realizzare subito ogni idea che
mi passa per la testa, ad esempio. Di solito sono un fiume in piena, ho
imparato da poco a cercare di essere meno irruente e di riflettere su quanto
metterò in moto.
15.
Q come Quadri. Ami l’arte? Quali sono i tuoi pittori (o scultori)
preferiti?
Mi
piacciono i grandi autori del passato, miscelati ad artisti contemporanei e
alla fotografia.
Qualche
nome sparso: Damien Hirst, Vanessa Beecroft, Leonardo, Picasso, Magritte, Cindy
Shermann,Andy Warhol, Klimt, Caravaggio, Cartier Bresson, Franco Fontana, Mimmo
Jodice, Nan Goldin. Shirin Neshat, Artemisia Gentileschi. La mia opera
preferita è “L’impero delle luci” di Magritte.
16.
R come Realtà. Come vivi il difficile periodo che stiamo vivendo?
Esiste, secondo te, una soluzione possibile, pacifica, che non crei disordini e
caos?
Cerco di essere positiva, di
circondarmi di persone pro-attive, che stanno costruendo qualcosa, nel loro
piccolo, per migliorare questo Paese. Certo, quando penso al futuro dei miei
figli, non mi sento serena, ma crucciarsi anzitempo non aiuta, anzi… La
soluzione magica non esiste, ma si potrebbe iniziare a creare le basi per una
politica a favore della famiglia e della donna, in quanto madre e lavoratrice,
insegnando ai bambini il rispetto della persona e del ruolo. Sarebbe un grande
passo avanti per l’Italia e contribuirebbe, in parte, a superare il difficile
periodo che stiamo vivendo.
S come Silenzio. Cosa è il silenzio?
Da
quando ho avuto i bambini amo il silenzio. Prima non riuscivo ad apprezzarlo,
ora me lo assaporo, di pomeriggio, come fosse uno chantilly accompagnato da un
caffè macchiato. Un momento di pura estasi.
T come Terra. Ami viaggiare? Quali
terre non hai ancora visto e ti piacerebbe vedere? Quale è la terra che porti
nel cuore?
Amo
molto viaggiare. Purtroppo da qualche anno, ho dovuto, ridimensionarmi. Però
spero di poter riprendere, insieme ai miei figli, a breve. Non ho ancora visto
parecchio nel mondo. Mi piacerebbe visitare la Sicilia, sono stata quattro
volte in America, ma nemmeno una in
Sicilia (c’è da vergognarsi, lo so).
Più
che una terra, una città, sarò monotona ma è sempre lei, New York, dove si
respira ancora aria di possibilità, futuro prossimo e progetti da
concretizzare.
19.
U come Uva. Quale è il tuo drink preferito? Vino bianco o rosso?
Baileys con ghiaccio. Non amo il
rosso, mi piace il bianco nelle occasioni speciali, ho apprezzato parecchio La
Bambina di Marilena Barbera. Riporto dalla sua scheda sul sito www.cantinebarbera.it: «al naso, un fragrante bouquet di glicine e fragoline
selvatiche, melograno, anguria e buccia di limone. Fresco e piacevole al
palato, è un vino estivo, ideale per l’aperitivo, dal retrogusto fruttato e
persistente».
V come Vintage. Una passione che
abbiamo in comune. Cosa è il vintage?
È
un pensiero, uno stile, un modo di riappropriarsi di un passato non tuo e di
declinarlo al presente, personalizzandolo in modo eclettico. Io sono drogata di
vintage, da quando, scoprii Camden a Londra, a quindici anni, nel 1992. Poi c’è
stato il Balun a Torino negli anni del Liceo, i negozi second hand e i
mercatini in zona e all’estero. Ho un radar per i posti dove si possono trovare
quelle carabattole che riscaldano il cuore.
Z come Zoo. Ami gli animali? Quale è
l’animale che ti rappresenta?
Non
vado particolarmente matta per gli animali, forse perché non ne ho mai
posseduto uno da piccola. Sembrerà strano ma è il gatto, perché riesce a starti
vicino, senza essere invadente, è sornione, il giusto individualista, ha uno
sguardo intrigante.
Intervista di Ilaria Batassa
Ph Angela Grossi e Gabriella Di Muro
Il romanzo “Voglio scrivere per Vanity Fair” (edito da
goWare), è acquistabile su tutti gli store ON LINE.
Erica Vagliengo (1977)
Web journalist, blogger e
writer di Torino.
Collabora con marieclaire.it , punktmagazine. La Rivista Intelligente, è direttore responsabile di Scenario.
Ha scritto per donnareporter.com,excelsiormilano.com, notenews.it,Oggi7 (il
settimanale di Americaoggi).
Adora lasciare tracce
su internet, prendere appunti sul Moleskine, i
dolci, l’arte contemporanea, collezionare borsette, abiti e
accessori second hand, New York,il caffè macchiato (rigorosamente italiano) e ha una
spiccata tendenza a incasinarsi la vita.
Da piccola si sentiva un mix tra Mary Poppins e
Virginia Woolf e la maestra delle elementari le predisse che sarebbe
diventata un’autrice Harmony.
Ora che è diventata
grande: ha creato Emma Travet, ha firmato“Voglio scrivere per Vanity Fair” con la casa editrice Memori nel 2009,
facendo parecchio baccano sul web (e non solo) con il suo “progetto emmat“ per qualche anno.
Non paga si è auto
pubblicata la versione in american-english di “I Want to Write for Vanity Fair” su Amazon.com, Smashwords, Lulu.com il
7 settembre 2013 , compleanno di emmat, oltre a farsi tradurre il
comunicato stampa in cinese (perché
nella vita non si sa mai).
Ad aprile 2014 è uscita la nuova versione, rivista e
aggiornata, di “Voglio scrivere per Vanity Fair”, in ebook, edita da goWare.
Ha pure aperto due shop on line (perchè si diverte tanto a scrivere le
descrizioni degli abiti e bijoux vintage che vende): uno su blomming e l’altro su depop.
Al momento sta
studiando per diventare una geek girl e pare stia lavorando al suo secondo romanzoche
le darà fama e ricchezza, in tutto il mondo, specialmente in Cina, così potrà
regalarsi una Pekaboo color ginger, un iPad mini, una 500 Fiat color
avio e tante altre cose (sì, ha sempre avuto uno spiccato senso dell’umorismo…)
Info
Parla tanto, dorme poco, scrive parecchio.
Combatte le nevrosi quotidiane “drogandosi” di
internet, dolci e caffè.
Dove trovarla
off line:
Spesso al bar, a
intrattenere relazioni sociali, a fare interviste, a postare foto di
caffè&chantilly su Instagram.
on line:
Social Network