di Chiara Gamberale
Mondadori, 2014
pp. 216
€ 15
“Durante un trasloco dovete stare
molto attenti a quello che ficcate negli scatoloni, a quello che
buttate nell’immondizia, a quello che lasciate, a quello che
regalate alla portiera e a non finirci voi negli scatoloni,
nell’immondizia o dalla portiera.”
Inizia così il romanzo di Chiara
Gamberale che non è nuovo al pubblico. La prima stesura è infatti
del 2003 ma ora, a distanza di 11 anni, l'autrice ha deciso di
rimettere mano a questo testo, a rivisitarlo, e a ripubblicarlo.
È una storia che parla di traslochi,
come si intuisce dall'incipit. La protagonista è Allegra, la voce
narrante, che prima di trasferirsi e lasciare la casa ai futuri
inquilini scrive una lunga lettera, una sorta di manuale di
istruzione. Dove a parlare sono gli oggetti che lascia
volontariamente in questa casa. E consegna tutto al
nuovo arrivato, questa coppia in dolce attesa, i signori Godalla, che
forse nemmeno esistono e Allegra solo se li immagina. A loro affida
la storia della sua casa e della sua famiglia.
Chi è Allegra, che in questo nome così
bello tiene chiuse tante sfumature? Allegra Lunare è una giovane
ragazza che il 20-02-2000, quando scrive, compie vent'anni. È l'anno
zero dice lei, ed è un problema serio: “il 2 del giorno e
quello del mese si eliminano a vicenda e così anche il 2 dell’anno
e il 2 dei miei anni e viene fuori ZERO. ” I suoi venti anni,
traguardo importante, potrebbero farle un brutto scherzo e chiuderla
in uno scatolone e spedirla chissà dove. Invece Allegra scrive e
lascia il suo messaggio al futuro.
La sua famiglia è ordinaria e
straordinaria allo stesso tempo, come tutte. Una “famiglia normale”
come si dice sempre, con qualche elemento assolutamente speciale.
Suo padre Ettore negli anni settanta
voleva la rivoluzione, studiava filosofia ma crescendo (o
invecchiando) si smussa e si adagia sulla sua poltrona in vimini,
sostituisce L'Unità col Corriere. È un uomo che “nella
classifica delle cose belle della vita mette Suzanne di Leonard Cohen
perfino davanti alla sigaretta dopo il cappuccino”.
Sua mamma è americana e viene in
Italia da giovanissima per un'offerta di lavoro per una campagna
pubblicitaria. Ma come in ogni storia d'amore qualcosa va storto e la
quattordicenne Patty si innamora di Ettore, che ha 10 anni in più di
lei.
“Da quella notte mia madre fu per
mio padre la sostenitrice instancabile, al suo fianco sempre e
comunque per appoggiare con il silenzio ogni sua mossa, per poi –
una volta compiuta – trasformarla in un palloncino con fiumi di
chiacchiere inutili e farla volare via”.
Nei primi anni della loro unione vivono
in un appartamento con Adriana e Matilde, compagne nella vita e
presenze costanti nella vita della famiglia Lunare.
“Papà ci mise poco ad
affezionarsi a quelle due e ancora meno ci misero quelle due a
diventare le sorelle maggiori di papà, le sue più accanite fan in
qualunque casino lui si ficcasse, primo fra tutti il rimbambimento
per l’americanina con miliardi di lentiggini e quattordici anni.”
Presto il primo figlio, si chiama
Giuliano detto Giù, ed è nato con la sindrome di down. E poi, poco
tempo dopo, arriva Allegra ed è allora che si trasferiscono nella
loro casa.
“Almeno quel giorno la scena fu
tutta di questa bambina nuova che arrivava e che per un momento
sembrava dire che il cancro la Dc l’handicap e il ventisette del
mese erano solo degli scherzi, di cattivo gusto sì, ma comunque
degli scherzi”.
E poi ci sono tutti gli altri: amici,
amori, affetti. Cambiamenti, addii. Tutto è intrinsecamente legato
alla casa e agli oggetti che la popolano, che non sono semplici cose
vuote di significato, ma un lascia passare ai ricordi e alle
esperienze più toccanti della sua giovane vita.
Ci sono le ali di cartapesta, fatte da
Allegra per la recita scolastica, il momento in cui capii che da
grande avrebbe recitato. Tre piatti rotti da suo padre in un momento
di crisi e sconforto. La sedia di vimini su cui si sedeva. Le foto
incorniciate, ricordo di momenti sereni, il calendario dei Beatles.
Peluches, un orologio, posters. Tutto ha qualcosa da comunicare sotto
la guida attenta di Allegra.
Fa pensare a tutte le cose che
riempiono le nostre case: quante hanno qualcosa da dire? La verità,
le bugie, la tenerezza, le lacrime. Le paure, le risate, le canzoni .
Tutto ciò che fa della nostra una vita vissuta.
Di colpo qualcosa si rompe,
l'equilibrio si incrina. Già nelle prime pagine del romanzo abbiamo
degli accenni, qualche indizio. Si parla, così, dal nulla, di Vera
Salesani. Chi è questa donna e perché la foto della sua laurea è
appesa a una parete della casa di Allegra? Lo scopriamo piano piano.
Vera è una psicologa molto brava che prende in cura Giù in un
momento difficile. Non solo. Anche Ettore va ad una seduta dalla
dottoressa e come talvolta accade Ettore si innamora di questa donna,
così colta e così lontana dalla sua “americanina”. La sposa, la
porta a vivere a casa sua. Ettore vuole ricominciarsi e questo
Allegra non lo può superare, e mentre il padre trova un nuovo lavoro
e crede di stare meglio Allegra non vive serenamente. La sua vita
cambia senza che lei lo abbia chiesto, una nuova donna lascia il suo
cappotto sulla porta, la sua mamma è andata in India.
“La vita è fatta un po’ così,
che tu ti affanni a pensare se in quel punto lì starebbe meglio un
pezzettino di lego blu da due o due rossi da uno e, mentre pensi e
ripensi, la costruzione si fa da sé, così ti svegli una mattina e
in quel punto lì ci trovi un pezzettino verde da tre”.
Ma anche se la vita va avanti per il
suo corso bisogna portare pazienza. Come le ha insegnato il suo amico
Francesco, che conosce il circo, dopo il numero dei trapezisti, così
pericoloso, arrivano i pagliacci. Arrivano i pagliacci e si può
tirare un sospiro di sollievo. Come un mantra Allegra si fa forza così, anche
quando arriva il peggio (che lasciamo alla vostra lettura) e che
spinge Allegra ad un gesto del quale mai avrebbe immaginato le
conseguenze.
Ancora una volta
Chiara Gamberale entra nelle case dei suoi protagonisti, nelle loro
vite. A noi il piacere di ritrovarci nelle “case degli altri”,
ognuna così unica ma ognuna con qualcosa in comune. Fosse anche una
lista di oggetti inanimati che lasciano il posto ai nostri ricordi.
Come un fiume in
piena la penna dell'autrice segue il percorso della sua protagonista,
diventando ogni tanto un vortice intenso che non lascia spazio a
riflessioni esplicite, solo allo scorrere degli eventi, troppo grandi
per essere compresi.
Una
vita nella quale il dolore ha le fattezze del tormento dei vent'anni.
I vent'anni di Allegra e i vent'anni di Chiara quando per la prima
volta pensò a questa storia. Quei vent'anni che ti fanno stare
sospesa, tra un'infanzia antica e una maturità quasi raggiunta. Dove
molte cose della vita non si è in grado di capirle, ma ci basta
pensare che “non c’è quasi niente, tutto sommato, che
si debba a tutti i costi capire. A volte, nella vita, succedono cose”
e che queste cose, in
fondo, non possono essere decise. E che se fanno male, basta
aspettare i pagliacci.
Elena Sizana