Festivaletteratura: sabato 6 settembre 2014

Anche per questa attesa diciottesima edizione di Festivaletteratura Mantova si ripresenta rete fittissima di eventi da seguire e luoghi affascinanti da cercare sulla mappa della rassegna.
Scegliere non è facile, impossibile seguire per ogni giornata gli appuntamenti che, ogni anno, portano nella città dei Gonzaga, le voci più interessanti dello scenario internazionale, dalle conferme che non necessitano di introduzoni fino alle voci nuove che a Mantova trovano un pubblico sempre accogliente.
La mattinata ha inizio con Lavanya Sankaran in dialogo con Piero Zardo. Della scrittrice indiana Marcos y Marcos ha quest’anno pubblicato La fabbrica della speranza (si veda anche Tappeto rosso. Storie di Bangalore), un successo editoriale che mette in luce le mille contraddizioni di Bangalore, la città di cui Sankaran è originaria. Bangalore è allo stesso tempo testimonianza di una cultura millenaria e culla dell’innovazione più sfrenata in cui povertà e ricchezza dimorano l’una accanto all’altra, una dualità che il romanzo esplora attraverso le storie dei suoi protagonisti. 

Proseguendo con gli appuntamenti, Mantova ha visto la presenza dell’irlandese Colm Toíbín che insieme a Ranieri Polese ha presentato il suo discusso Il testamento di Maria (Bompiani). Il romanzo racconta il volto inedito della Madre di Gesù, una donna, oramai anziana, che piange il figlio morto nel più crudele dei modi. Non c’è la tensione religiosa che dovrebbe animare la Maria che tutti conosciamo, la quale nel romanzo sembra persino regredire al culto pagano delle origini, ciò che resta è  la rabbia per un figlio ‘scapestrato’ che se ne va di casa per gettarsi in qualcosa più grande di lui.
L’opera di Toíbín ha destato molte perplessità nell’ambiente di formazione cattolica che ha criticato la scelta quasi blasfema dello scrittore sottovalutando, invece, la capacità dello stesso di umanizzare la figura di Maria.
Tematiche più leggere hanno animato l’incontro organizzato da eni, Inedita energia: Sport in punta di penna con la partecipazione di Lella Costa, dell’ex tennista Adriano Panatta e del giornalista di Sky Federico Buffa. Per l’occasione eni ha rispolverato dai suoi archivi alcuni scritti tratti da Il gatto selvatico (1955-1965), la sua storica rivista voluta da Enrico Mattei e diretta da Attilio Bertolucci. Tra gli argomenti c’era anche lo sport e i contributi per il Gatto selvatico di penne celebri come il giovanissimo Alberto Bevilacqua costituiscono ancora oggi un alto esempio di letteratura sportiva mostrando, inoltre, le trasformazioni sociali e culturali dell’Italia negli anni del boom economico. 

Si prosegue con l’arrivo di Jeremy Rifkin, economista e saggista statunitense da sempre interessato all’impatto dell’innovazione e della tecnologia sul presente. Nel suo La società a costo marginale zero (Mondadori) esplora il ruolo di Internet nel determinare l’accesso a beni e servizi con una conseguente democratizzazione che ha già incominciato a mettere in crisi il capitalismo (Critica letteraria ha incontrato Jeremy Rifkin, qui l'articolo.)

Infine, tra gli incontri di maggior prestigio, non si può non citare Elizabeth Strout intervistata da Piero Dorfles. Premio Pulitzer nel 2009 con la raccolta di racconti Olive Kitteridge, la scrittrice americana è ritornata in libreria lo scorso anno con I ragazzi Burgess (Fazi). Anche in quest’ultimo romanzo ricompaiono le origini di Strout, il Maine, provinciale e puritano, al confronto con temi quali la diversità e l’integrazione.