Bene, durante il Festival della Letteratura è stato possibile visitare una "biblio-mostra" davvero nuova, che ci permette di improvvisare un neologismo.
Nel "Palazzo delle fiabe", in collaborazione con i bibliotecari della provincia di Mantova, sono state raccolte numerose fiabe di autori del Novecento, che i visitatori possono consultare, sfogliare, ma anche sedersi a leggere. L'atmosfera, scaldata da lampade a terra e simpatici cuscini, è decisamente invitante, e non è affatto strano, tornandoci in momenti diversi, trovare bambini e anziani seduti lì, a pochi centimetri, con le fiabe tra le mani.
Anche i titoli, del resto, attraversano tutto il Novecento: da Capuana a Benni, da Imbriani a Camilleri, da Lussu a Nori, da Sciascia a Soldati... Accanto a loro, i più autori di fiabe: Pitzorno, Piumini, Lodi, Rodari.
E poi si scopre che anche tanti poeti si sono cimentati con la forma della fiaba: basti pensare a Morante, Montale, Gatto, Lamarque, Porta, Raboni, Zanzotto.
Un insospettabile? Gadda, che ha scritto Il mio primo libro delle favole (Garzanti, 1976).
E le fiabe acquistano un valore aggiunto se non restano silenziose... Così, ogni giorno in momenti diversi i visitatori hanno potuto vivere diciotto appuntamenti con le fiabe, lette ad alta voce e interpretate. Un esempio? Mercoledì Luca Scarlini ha curato una particolare interpretazione delle fiabe dimenticate di Gozzano.
Il progetto non si ferma qui: proseguirà ben oltre il festival, perché è in corso un'ambiziosa digitalizzazione delle fiabe, che presto saranno fruibili online! A guardare i visi incantati dei bambini presenti lì, tutti occupati a scartabellare le loro favole digitalizzate, ecco che viene da chiedersi: "davvero le nuove generazioni non leggeranno?".
È forse la soddisfazione di una bambina che dice al padre: "Io me la sono letta tutta, e ho finito prima di te!", o il viso deluso di un ragazzino costretto a seguire il fratello fuori di lì, che fanno ancora sperare che questo meraviglioso patrimonio novecentesco non resti a impolverarsi sugli scaffali della biblioteca, o il file a corrompersi in un archivio digitale.
Un ultimo applauso al bell'esempio di cooperazione tra festival, biblioteche, performer, lettori, attori: senza dubbio, il filo rosso che ha unito l'organizzazione è stata la passione per quei mondi alternativi, infanti ma non infantili, dove ognuno di noi ama ancora rifugiarsi.
GMGhioni