Quanto è forte Paola Maugeri! Come ogni rockstar che si
rispetti arriva alla Villa del Grumello con un po’ di ritardo: passo deciso
sulle zeppe leopardate, è energica e coinvolgente.
Ci troviamo in una splendida villa storica a pochi passi dal
Lungolago comasco, una vista impagabile, e lei stessa si prende qualche istante
di contemplazione.
Molti la conoscono per la musica: sa tutto di rock, tiene
una bellissima rubrica su Virgin Radio e uno dei primi risultati sul motore di
ricerca di Youtube associato al suo nome dà un’intervista agli U2.
Al ParoLario però viene a raccontare tutt’altro. Parla del
suo ultimo libro di ricette e della sua filosofia di vita vegana. Il tema del
Festival di Como è infatti l’alimentazione. “Nutrire il corpo, coltivare
l’anima”. Ottima scelta, anche in previsione di quello che sarà l’Expo 2015.
Paola Maugeri ha scritto due libri: “La mia vita a impatto
zero”, sul suo impegno nel rispettare l’ambiente e sul suo anno di vita
totalmente ecologista e “Las Vegans”, ricettario vegano e diario della propria alimentazione.
Ha anche un seguitissimo blog e un aggiornato profilo su Twitter.
Il veganesimo però ha origini antiche, lei stessa ci tiene a
precisarlo. Va avanti da 600 anni prima di Cristo e il primo fu Pitagora,
tant’è che i primi vegetariani si chiamavano “pitagorici”. E poi Leonardo da
Vinci, Tolstoy. Storie illustri di alimentazione consapevole.
Nel corso degli ultimi anni questa scelta si è espansa e
oggi in tutti i supermercati possiamo trovare prodotti vegani, così come
nascono attività commerciali (bar, pasticcerie, ristoranti) che rispettano
questa scelta. Che sia una moda? Ecco cosa risponde Paola: “Se fosse una moda ben venga, sarebbe la migliore delle mode! Sarebbe
una moda meravigliosa perché ci dà gioia, consapevolezza e salute. Non è una
cosa che può farci male, ma spingerci verso un cammino di ricerca interiore e
di miglioramento.”
Lei non dice che il mondo debba da un giorno all’altro
diventare vegano. È il suo sogno intimo, ma più che altro questo libro vuole
essere un piccolo monito: curarsi nel profondo per cambiare le cose.
Sapere che nel nostro piccolo possiamo fare la differenza. E
che se mangiamo bene stiamo meglio.
Una delle cose più gravi che ci sia successa è che abbiamo
perso il senso di quello di cui ci nutriamo. Essenzialmente non sappiamo cosa
mangiamo. E dovremmo invece fare più attenzione. Paola tiene molto all’idea di
filiera corta e di stagionalità. Osserva che la generazione prima di noi, quella delle nostre madri, non avrebbe mai
mangiato un’insalata di pomodori a gennaio e non avrebbe servito le fragole
sulla tavola di Natale. Così per lei è determinante mangiare frutta e
verdura di qualità perché non sono il contorno della sua vita ma il piatto
principale.
E allora arriviamo al nodo della questione. La cucina vegana
è una cucina sana o più sana di quella tradizionale? È molto chiara in questo.
Lei stessa sa che dal confronto tra uno chef tradizionale e un vegano convinto
non se ne esce vivi. Entrambi avrebbero le loro motivazioni da far valere su
quelle dell’altro.
Ma la sua è una cucina più sana perchè profondamente rispettosa. È infatti fuori questione oggi pensare di non
rispettare gli animali. Per questo è una cucina più sana, e lo è soprattutto
per il pianeta. E rispetta tutto il creato. Se ci sono rispetto e compassione
la terza parola non può che essere sano.
Ne fa uno stile di vita. Nel suo libro ogni ricetta è abbinata
a una canzone. Per farlo ha seguito un criterio emozionale. Da espertissima nel
settore sa che oggi la musica è
imperante: al supermercato, al ristorante, ovunque noi andiamo c’è un
sottofondo. Così la musica ha perso molto del suo valore e ci conduce a uno stress
uditivo continuo che nuoce. Invece ci
deve essere una sintonia. Ci vuole la musica che sia in grado di conciliarsi
con quello che si ha voglia di mangiare. Quelle che ha scelto sono le
canzoni che più ama, la colonna sonora della sua vita: dal rock al jazz, musica sinfonica, classica.
Ma come nascono le sue 120 ricette? Spesso sono piatti che ci sembrano esotici e lontani, particolari,
invece magari sono i più tradizionali per una certa cultura.
Nel suo frigorifero non manca mai la salsa di soia (ma
quella “vera”, non quella che troviamo in ogni ristorante cinese), della pasta
fermentata di soia, frutta e verdura in quantità, un buon formaggio spalmabile
di soia che fa in casa, piada di grano kamut o khorasan.
Per colazione invece è solita mangiare una piadina fatta a
mano con pomodori del suo orto, una tazza the verde oppure panetti di riso
integrale con malto di riso.
Sono cose molto buone,
dice, magari non così usuali per noi,
ma che vale la pena di scoprire. Ma
ci sono anche i piatti della tradizione italiana, della tanto nota dieta
mediterranea. Pensiamo alla ribollita toscana, alla pasta e ceci. Oppure la
norma, piatto base per ogni siciliano d.o.c. dove gli ingredienti non sono
altro che pasta, pomodori e melanzane.
Mangiare sano, mangiare vegano, mangiare bene. In
conclusione Paola espone un dato allarmante: siamo il 20 percento della
popolazione sulla terra ma sfruttiamo l’80 percento delle risorse disponibili.
Così ci troviamo ad essere la prima generazione di persone sempre più sazie ma
sottonutrite. Questo perché il cibo che mangiamo ci impoverisce, depaupera,
rovina l’ambiente.
Ci sono tanti spunti di riflessione da questo incontro con
l’autrice, validi anche per chi decide di continuare a mangiare carne e
derivati. Ma d’ora in poi nel segno della consapevolezza di quello che mette in
tavola.
Elena Sizana
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