Secondo giorno a Pordenonelegge: tante le aspettative, aperte dalla prima giornata (leggi la cronaca), e anche oggi non sono state per niente disattese.
POLITICA 2.0 E DEMOCRAZIA DIGITALE
Dopo gli incontri per i più piccoli e un aggancio alle
Beatitudini (ambizioso programma di esegesi ed ermeneutica biblica), è venuto
il momento della riflessione sulla politica 2.0. Con Fabio Chiusi e Sergio
Maistrello, lunghi e animati interrogativi su cosa sia la vera democrazia
digitale, e se sia applicabile ai modelli politici italiani. Inutile dire che
la problematicità e i punti critici erano tanti, a cominciare dal numero di
referendum e petizioni online che racchiudono nella domanda una certa
tendenziosità. Inevitabili i cenni a certe scelte dei grillini, che metodologicamente
Chiusi non approva, ma rispetta da un punto di vista di scelta. Un punto su cui
anche il pubblico ha concordato è stato il seguente: perché tante istituzioni
chiedono partecipazione del cittadino, se poi non esaminano e/o tengono in
conto i risultati?
Altro punto critico, il grado di sicurezza presente in rete:
i dati sensibili, come hanno dimostrato i tanti datagate, non sono ancora
protetti a dovere. Proprio i recenti interessamenti dei colossi digitali a
nuove forme di crittazione e il nuovo sistema iOS per piccole transazioni
attraverso lo smartphone fanno ben sperare, in direzione di una nuova cultura
della privacy. Meno rassicuranti invece i sistemi elettorali che
permetterebbero di votare comodamente da casa. Come sottolinea Chiusi, molto
meglio la vecchia matita copiativa e la scheda in cabina elettorale; non sempre
la tecnologia digitale è da legarsi necessariamente a un miglioramento della
democrazia!
IL DIBATTITO TRA FILOSOFIA E AZIONE
Questo pomeriggio, dopo varie peregrinazioni per eventi e
per una Pordenone ricca di lettori, un incontro imperdibile per tutti gli
amanti del romanzo d’azione e della filosofia. Al Palaprovincia il pubblico era
a dir poco variegato, e la forte commistione era dovuta alla presenza di due
noti filosofi, Giulio Giorello e Simone Regazzoni, autore di Abyss. La sfida di Regazzoni, come
sottolinea Giorello, è chiara: si tratta di fondere il romanzo d’azione, il
classico blockbuster, e l’abitudine già platonica di parlare per comunicare
(altrimenti, perché scegliere i dialoghi al posto dei trattati?).
La premessa di Regazzoni è inevitabile: per funzionare,
qualsiasi romanzo richiede la fase di “sospensione dell’incredulità”, e con Abyss non è semplicissimo: azione ma
anche horror e fantascienza complicano una trama già di per sé complessa, che
abbraccia le dottrine non scritte di Platone e un’ipotesi di Quarto Reich.
Eppure, è proprio il passo narrativo serrato, che promette continui colpi di
scena, a tenere incollato il lettore alla pagina. E proprio la trama, quindi, è
il fulcro del romanzo, lì dove Regazzoni gioca le sue carte per mettersi allo
stesso passo e verificare che «i romanzi di genere che avvincono e divertono
possono anche avere un fondo filosofico!».
Che dire poi dei protagonisti? Il protagonista Michael non è
il classico filosofo sulle nuvole, trascurato e con chiari problemi
relazionali: è invece belloccio, con il suo giubbotto di pelle nera, macchine
veloci e un invidiabile senso pragmatico. Quanto alla sua guida-salvezza,
l’energica Beatrix Blade riecheggia già nel nome la doppia natura di fonti
classiche (Dante su tutti) e ispirazione ai blockbuster.
Ma l’atmosfera al Palaprovincia si scalda presto, e le
domande non tardano ad arrivare (anche domande scomode): divertenti
contraddittori e perfetta intesa tra Giorello e Regazzoni chiudono con il
sorriso un’ora abbondante di… philothriller!
HOUSE OF CARDS: DAL LIBRO ALLA RIVOLUZIONE IN TV
Per gli amanti delle serie tv, l’incontro con Michael Dobbs,
autore di House of cards, era
imperdibile, perché si speravano anticipazioni e gossip sulla nuova serie che
stanno girando a Baltimora.
Dobbs è simpatico, non si sottrae a nessuna domanda, né
rifiuta di parlare della politica del suo Regno Unito e della cronaca sulla
Scozia, praticamente in diretta. D’altra parte, la figura politica della regina
è decisamente controversa: in un Paese dove la Costituzione non è scritta, i
cittadini e il potere hanno la libertà ma anche la grande responsabilità di
rimettere sempre in discussione le regole. Ed è sempre la regina, con la sua
figura amatissima, che è riuscita in un’impresa impossibile: riavvicinare
l’Irlanda! Per non dimenticare che la Scozia, qualora ottenesse l’indipendenza,
intende mantenere la Regina come “Regina di Inghilterra e Regina di Scozia”.
Sulla politica italiana, Dobbs fa ironia:
Quando incontrai Renzi che comprava il mio libro, gli dissi:
“House of Cards non è un manuale pronto per l’uso”!
Uno dei motivi per cui House of Cards sta conquistando
sempre più pubblico è che non c’è moralismo: i vincenti non solo non vengono
tacciati di anti-etica, ma anzi pare che solo il più intrigante possa
conquistare e mantenere il proprio ruolo. Eppure Dobbs sottolinea:
In Europa abbiamo bisogno di molti più leader. E invece
molto spesso vediamo tanti manager politici e pochi leader…
E che dire della serie tv? Nella seconda stagione di House
of Cards, la Cina avrà sempre maggiore rilevanza, e Dobbs ci tiene a rimarcare
l’ironia tutta particolare dei leader cinesi, che tuttavia devono ancora fare
tanta strada. Forse per questo in ogni caso la serie e i libri sono amatissimi
e molto veduti là.
Quando si cerca di sapere qualche gossip sulla serie tv e il
cast, Dobbs non si sottrae, ma i suoi sono solo giudizi entusiastici:
Sono veramente molto fortunato di far parte di questa grande
rivoluzione televisiva. Se è un sogno, vi prego, non svegliatemi!
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