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TRA ETICA E STORIA: "LE ZONE MORTE" DI SIMON PASTERNAK
S. Pasternak con A. Garlini |
Queste, le mosse da cui prende avvio un romanzo avvincente, che per Alberto Garlini sarebbe riduttivo definire "thriller storico". Il romanzo porta avanti infatti un punto di vista complesso: non quello di un vincitore o di un vinto, ma parla attraverso gli occhi di uno spettatore che decide di non prendere posizione. Ma ce la farà?
La frase più bella dell'incontro:
L'Olocausto è un dramma sempre presente, anche se spero che abbiamo imparato da quell'esperienza.
Nonostante il protagonista non suscitasse la simpatia dell'autore, a un certo punto della scrittura (complici troppe ore notturne sul balcone di casa, troppi caffè e troppe sigarette?!), Pasternak si è sentito assorbire completamente dalla storia, fino a rendere sempre più labile il confine tra realtà e finzione. «Anche i miei figli mi guardavano in modo strano, e avevano ragione!», commenta l'autore danese con un sorriso.
E all'improvviso anche una curiosità stilistica: Pasternak ha adottato uno stile scarnificato, volutamente incalzante, e il modello di una simile descrizione della guerra viene da Malaparte, che è tra i suoi autori preferiti in assoluto.
Al firma-copie con Pasternak (foto ©GMGhioni) |
VIAGGIO TRAGICOMICO NELL'ITALIANO DI OGGI
Daniela Ranieri, Giuseppe Antonelli e Claudio Giunta |
Che dire, poi, del politicamente corretto? I nostri tre ospiti e il pubblico si sono divertiti a elencare decine di espressioni assurde che negli ultimi anni hanno complicato (inutilmente) la lingua italiana. L'atteggiamento di Antonelli, d'altra parte, da buono storico della lingua non è coercitivo, ma descrittivo di una tendenza.
Un riferimento è doveroso anche all'italiano del turpiloquio, impiegato forse a partire da un certo qual Fantozzi. Troppe parolacce sono inutili, ma se indirizzate al giusto destinatario sanno essere molto efficaci, a detta dei tre presenti (e come non approvare?).
La frase più bella dell'incontro:
La contaminazione rafforza le lingue, lo diceva anche Leopardi. Ci sono molti più italianismi in inglese, che anglisti nello Zingarelli, eppure gli inglesi non si scompongono e noi invece gridiamo al protezionismo linguistico. Perché spaventarci così?!
NEL MONDO SURREALE (MA NON TROPPO LONTANO) DI ATWOOD
Margaret Atwood con la traduttrice - foto di ©GMGhioni |
Anche in questo romanzo, i temi ecologisti impazzano, e rispecchiano fortemente gli interessi e le crociate di Margaret, che dice:
Quando l'uomo capirà che salvare le specie animali permetterà di salvare anche sé stesso, allora cambierà l'approccio al mondo!Ci racconta poi, stimolata da un divertito e divertente Tullio Avoledo, di avere accettato una proposta un po' folle: a giugno dell'anno prossimo consegnerà un romanzo in una scatola; nessuno potrà controllare il contenuto e il tutto sarà riaperto nel 2114!!! Insieme a questa consegna di Margaret e di altri scrittori, sarà piantato un bosco che, appunto, tra cento anni fornirà la carta per la pubblicazione. Come sostiene Margaret, il progetto è in realtà molto ottimistico: ci saranno ancora gli uomini? E i lettori? Inchiostro e carta resisteranno?
E per finire al meglio l'incontro, Margaret ci canta "L'inno della talpa", presente nei suoi libri. Silenzio di tomba mentre la bella voce della autrice scandisce le parole, quasi da ninna nanna, facendo sorridere tutti i presenti (volete recuperare il brano? cliccate qui).
Come avrete notato questa è una cronaca incompleta, perché un sabato del genere val ben più di una cronaca...! Vi faccio qualche nome: Gospodinov, Eco, Balasso. Strano vederli insieme, eh? Capirete presto il perché...
GMGhioni