Un attimo, un mattino
di Sarah Rayner
Guanda, 2012
di Sarah Rayner
Guanda, 2012
Devo fare una premessa: Un attimo,
un mattino mi è stato regalato
a Natale. Natale 2012. Per due inverni ha accumulato polvere in
libreria sorretto da Pirandello da una parte e dalla Serrano
dall'altra. Le mie priorità di lettura sono state altre, potete
capirmi. La copertina (cinque tazze da the in ceramica rosa e
azzurrino, sotto a un temporale) mi ha fatto pensare da subito a una
classica lettura femminile e chi me lo ha regalato non ha questo
grande back ground letterario da far sì che io mi possa fidare senza
dubbio delle sue scelte. Probabilmente a lei le tazzine da the
piacciono. Pregiudizi, vero. Che poi non c'è nulla di male a leggere
un romanzo scritto e pensato per un pubblico femminile senza grandi
pretese. Ma ci vuole l'occasione giusta, e mi si è presentata al
momento di partire. Giorno festivo, biblioteca chiusa, altre
centinaia di libri che ho a casa da poter portarmi dietro, ma
comunque ha vinto la necessità di una lettura leggera e distensiva.
Così ho chiuso il libro in valigia (insieme a Umberto Eco, per
compensare) e sono partita per il mare. Là dove sotto gli ombrelloni
vivono solo esemplari di Donna Moderna, Chi, Gazzetta dello Sport,
Settimana Enigmistica e Cinquanta sfumature. Ancora pregiudizi, la
smetto. Insomma ho cominciato a leggere il mio romanzo e tutto
sommato non posso dire che mi sia dispiaciuto.
La storia copre un
lasso temporale di una settimana, ogni capitolo ha a che fare con
eventi accaduti in un giorno di questi. Emergono sin dall'inizio tre
personaggi, tre donne, tre amiche. Karen che è felicemente sposata,
ha due figli piccoli, un buon lavoro, una vita ordinaria ma felice.
Anna, la sua migliore amica, lavora come copy-writer a Londra, ha una
relazione con un uomo ormai caduto nel tunnel dell'alcolismo. Infine
Lou, più giovane delle altre due, ha un complesso rapporto con sua
madre ed è omosessuale. Sullo sfondo Brighton, l'Inghilterra, la
pioggia e tutto ciò che fa very british. La routine di queste tre
persone un lunedì qualsiasi viene spezzata. Sul treno delle 7.44,
treno sul quale viaggiano (senza saperlo) tutte e tre il marito di
Karen ha un infarto e muore. Guarda caso nei sedili accanto c'era
Lou, che fino a quel momento non conosceva né Karen né Anna. Sarà
proprio Lou a dare i primi soccorsi a Simon ma soprattutto ad
informare Anna dell'accaduto. Sempre casualmente infatti le due, una
volta che il treno si ferma in una stazione di passaggio e fa
scendere tutti i passeggeri, si trovano a condividere un taxi. Qui
tutti i nodi vengono al pettine e questa perfetta estranea dà una
notizia sconvolgente ad Anna. Da questo momento in poi il romanzo
narra del profondo dolore di Karen per la perdita del suo Simon,
giorno dopo giorno, ora dopo ora. Ma non solo, altrimenti sarebbe una
lagna e non avrei proseguito oltre pagina 30. Si parla di Anna, di
come sia in grado di stare vicina alla sua amica. Il loro è un
legame profondo, che nasce all'università e continua nel corso degli
anni. Le lega un'amicizia unica, forte. Una di quelle che
difficilmente si riesce a mantenere nell'età adulta quando arrivano
il matrimonio, i figli, il lavoro e soprattutto quando si scelgono
vite e strade diverse. Loro invece sono state capaci di mantenere
questo affetto e questo supporto reciproco. Si conoscono in ogni
angolo, in ogni aspetto. Sanno come divertirsi ma sanno anche come
soffrire insieme. Questo avvenimento tragico lo conferma, e
certamente rafforza la loro unione. Anna è sempre pronta a
trasferirsi da Karen, ad aiutarla con i bambini, a darle un supporto
affettivo ma anche pratico, così utile in questi momenti di totale
smarrimento. Però Anna ha i suoi problemi, ha il suo problema e si
chiama. Steve. È bello e attraente, vivono insieme da un po' ma lui
è cambiato. Steve è due persone: è il ragazzotto genuino che ama
leggere ma è anche l'uomo che va a ubriacarsi al pub dell'angolo e
diventa aggressivo. E poi c'è Lou, che lavora come assistente
sociale in un centro di recupero per ragazzi problematici, e ci sono
tutte le sue incertezze e insicurezze legate per la maggior parte
alla sua identità sessuale e al difficile rapporto con la madre,
ignara della sua omosessualità. Lou è genuina e frizzante e starà
vicino alle altre due donne, pur avendole appena conosciute. Nascerà
un'amicizia sincera.
Sostanzialmente è
tutto qui. Nessuna storia indimenticabile, nessuna abilità
compositiva eccellente. Solo un romanzo leggero, una lettura
rilassante. Però l'ho finito (non sono pochi i libri cominciati e
lasciati a metà, mea culpa) e questo significa che in fondo la
storia mi ha preso, che volevo vedere come andava a finire.
L'autrice
Sarah Rayner, leggo dalla quarta, è al suo esordio, il suo primo
libro. Quante cose da dire sul “primo libro”. Penso al saggio che
accompagna la ristampa de I sentieri dei nidi di ragno
dove Calvino dice tante cose sul libro di esordio di un autore. Dice
che non andrebbe mai scritto o che bisognerebbe scrivere solo quello.
Cosa
dire dunque di questo esordio e della sua autrice. Non è niente di
speciale e imperdibile, ma è doveroso riconoscerle un merito:
innanzitutto è in grado di entrare nell'universo femminile con
eleganza e acutezza, senza pretese da analista, e poi celebra
l'amicizia tra donne che sì, sarò banale, ma è unica. Già due
meriti all'autrice. E comunque, alla fine, che cosa c'è di male a
voler staccare la spina ogni tanto e leggere qualcosa di facile e
leggero (ma pur sempre intelligente). E a maggior ragione in vacanza.
A conti fatti Umberto Eco è stato solo iniziato. Ma non è un
demerito dell'autore, ci mancherebbe. È che tra le sue opere ho
scelto Come si fa una tesi di laurea. Tutto
un altro argomento.