Il superlativo di amare
di Sergio Garufi
Ponte alle Grazie, 2014
pp. 309
€ 16.50
L’amore e la letteratura, l’amicizia e la ricerca
di una stabilità professionale, l’attenzione ai piccoli gesti e alle parole sono
i grandi temi che si incontrano nel romanzo “Il superlativo di amare” di Sergio
Garufi, edito da Ponte alle Grazie. Eppure c’è molto di più in questo libro che
racconta la vita del 50enne Gino come una parabola: tanto è vero che, come
afferma l’autore attraverso il personaggio di Martino, “i libri emanano un odore ma si impregnano anche dell’odore di chi legge”,
quanto che il lettore si ritrova avvolto dalla narrazione di Garufi per giorni
cercando il proprio “superlativo di amare” e definendo il proprio dizionario
interiore.
Gino
ha una vita precaria su più fronti, dalla relazione con una donna sposata che
si protrae da anni al lavoro di traduttore che lo porta ad immergersi nelle
lettere dello scrittore argentino Julio Cortázar offrendogli così quasi un
universo parallelo in cui si sente viaggiatore e protagonista. Gino, attraverso
il carteggio, alimenta la propria passione per le case degli scrittori: a Bruxelles
e Parigi delinea una mappa letteraria della città seguendo gli indirizzi in cui
ha vissuto Cortázar. Anche lui scrittore, di un libro che al tempo della
pubblicazione non ha avuto molta fortuna, Gino cerca di definire il proprio
dizionario interiore e ascolta quello di chi incontra. Non manca un intenso
affondo che sviscera il senso di appartenenza al proprio paesello natale in
Umbria dove risiedono la mamma e la zia, ultimi legami famigliari.
Con
scioltezza - e talvolta una gustosa ironia - Garufi riesce a coniugare il
vissuto interiore dei suoi personaggi nel quotidiano. Martino, impiegato come
ufficio stampa per «L’Unità», appassionato di letteratura e dongiovanni con alle
spalle un matrimonio fallito e un figlio, è l’alter ego di Gino: un’amicizia
storica, che a tratti sfocia nella competizione ma resta un caposaldo nel
turbinio degli eventi. Poi c’è Stella, incontrata per caso e subito desiderata:
lei diventa la luce per Gino a cui però mostra pure le proprie zone d’ombra.
Il dizionario interiore del protagonista è dato non solo dagli incontri e dal
vissuto ma anche dal percepire come punto di rottura alcune parole chiave
legate al momento, quelle che rappresentano i nodi che devono essere affrontati.
Leggere “Il superlativo di amare” significa quindi contare insieme a Gino le
parole composte da un numero primo di lettere che lui a orecchio subito
distingue, catapultarsi nei suoi ricordi di un amore romantico simile a quello
per la Laura petrarchesca ed emergere nel suo presente caratterizzato da un
amore passionale, provare dolcezza per il rapporto con il suo fedele cane Tito
che accompagna in rituali passeggiate e da cui fatica a separarsi e, ancora, stupirsi
per l’imprevedibilità della vita. Una lettura a tutto tondo, piacevole e
piacevolmente ricca di spunti.
Sara Bauducco
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