di Annarita Briganti
Cairo Editore, 2014
pp. 204
€ 13
Il romanzo di Annarita Briganti (lo aveva recensito anche Martina: clicca qui) si apre con un'esplosione: nel ventre di Gioia, che perde il figlio che non sapeva di aspettare, ma anche nel suo mondo affettivo e nelle aspettative di vita di una precaria della cultura, tanto energica e speranzosa quanto con gli occhi aperti su una realtà difficile.
La reazione, inevitabile per il mondo che frequenta Gioia, è quella di comportarsi «come se non fosse successo niente», mantenendo alto «il livello di glamour», pretesa di una Milano che non perdona le fragilità.
Attorno a Gioia, grande solitudine: tanti scrittori da intervistare (e anche questa è una chiave di lettura interessante, curiosa per i lettori forti), uomini che si offrono fisicamente, ma inaffidabili. Il compagno Uto, padre del bambino, lascia sola ancora una volta Gioia, non la accompagna nell'epopea della fecondazione assistita, non l'appoggia durante gli esami invasivi e complessi, né la sostiene: e d'altra parte fa parte del personaggio, perché «Uto rottama le persone che non gli servono più».
E che dire degli altri uomini dell'universo di Gioia? C'è Luca, un amico che vorrebbe qualcosa di più, ma non si impegna mai, se non lo strettonecessario... C'è Alberto, uno scrittore più maturo di Gioia, affascinante ma anche controverso e difficile da comprendere. Forse per questo il rischio di innamoramento è così alto? E poi c'è Andrea, un padre putativo, ginecologo del corpo e anche medico dell'animo ferito di Gioia.
Il cammino per accettare il cambiamento, fisico e mentale, è un percorso accidentato, che ruota attorno a questa frase, di grande presa:
Qualcuno per favore baci le mie ferite, fino a guarirmi.D'altra parte, come sottolinea più volte Gioia,
è difficile soffrire, ma so nascondermi bene.Ma a cosa porta nascondersi? A chiedersi quali presenze siano reali, quali interessamenti sentiti, quali speranze realizzabili. E il tutto con uno stile secco, che non risparmia la concretezza e non si cela dietro metafore. La realtà è dura, e solo la scrittura è un punto fisso nella sfida quotidiana di Gioia, che commenta
Mi ricostruisco con quello che so fare meglio: scrivere.E, scrivere, Annarita Briganti lo sa fare bene: la conoscevamo come giornalista per Repubblica, e adesso completiamo la sua immagine con questa esperienza sconvolgente di amore e maternità. Il risultato è un romanzo che continua a far parlare di sé e della missione di focalizzare l'attenzione su un problema spesso messo sotto silenzio: perché non possiamo scegliere come dare la vita?
GMGhioni