Le rockstar non sono morte
di Valerio Piperata
Edizioni e/o, 2014
pp. 158
€ 14,00
Davide Fagiolo è un liceale romano che alla realtà preferisce i sogni; quando chiude gli occhi immagina di essere una rockstar (e non una qualunque...):
Sognavo di essere Ringo Starr. Secondo me era il più sfigato, il più brutto, quello con meno fan di tutti, e per questo era il mio idolo. Me lo immaginavo, seduto alla batteria dietro Paul, John e George, che dimenava la frangetta su quel naso gigante e suonava le canzoni che stavo ascoltando io a cinquant'anni di distanza. A lui, ci scommetto, non gliene fregava niente se non piaceva alla gente. Dicevano tutti che era una schiappa, eppure aveva contribuito a inventare nientemeno che la musica pop.
Davide in vita sua non ha mai suonato altro che il flauto e per di più alle scuole medie, ma è determinato a diventare un batterista e ogni sera prega perché questo accada.
Il Dio del rock, si sa, non può esaudire i desideri di tutti, ma Davide ha davvero il fuoco della musica dentro e per lui sembra intenzionato a fare un'eccezione.
Il Dio del rock, si sa, non può esaudire i desideri di tutti, ma Davide ha davvero il fuoco della musica dentro e per lui sembra intenzionato a fare un'eccezione.
Il primo (molto riuscito) romanzo del giovane Valerio Piperata racconta la storia di un ragazzo qualsiasi, lo sfigato del gruppo, quello che ognuno di noi ha incontrato almeno una volta negli anni della scuola.
Tutto sembra remare contro il suo sogno, ma Davide riesce nell'impresa di dar vita a un gruppo, un gruppo vero che si chiamerà I Vecchi.
Fagiolo, il suo timido e introverso compagno di banco Tommaso Sciarra, il cantante neomelodico napoletano Mario Pannocchia e il criminale di borgata Adriano Trota non potrebbero essere peggio assortiti, ma sono decisi a conquistare il palco.
Nella storia di questa band l'autore rappresenta quella di tutti quei giovani che sognano di fare della musica il lavoro di una vita ma non ambiscono a telecamere e talent show televisivi, uniche armi che sembrano funzionare in questa Italia della crisi.
Con intelligenza e tanta ironia Valerio Piperata si prende gioco di tutti i personaggi cialtroni e opportunisti che lavorano nell'industria discografica, mondo feroce che un momento ti porta alla ribalta, quello dopo ti rispedisce giù.
Le rockstar non sono morte parla di adolescenza, amicizia, prime cotte in modo delicato, attraverso dialoghi brillanti e situazioni pirandelliane che ti rubano sempre un sorriso; ma soprattutto è il racconto di come la musica, indipendentemente dal successo di pubblico, possa cambiare il senso più intimo della vita di una persona.
Tutto sembra remare contro il suo sogno, ma Davide riesce nell'impresa di dar vita a un gruppo, un gruppo vero che si chiamerà I Vecchi.
Fagiolo, il suo timido e introverso compagno di banco Tommaso Sciarra, il cantante neomelodico napoletano Mario Pannocchia e il criminale di borgata Adriano Trota non potrebbero essere peggio assortiti, ma sono decisi a conquistare il palco.
Certo, eravamo sgangherati, facevamo errori [...] ma noi non eravamo fatti per brillare da soli, a noi le stelle ci facevano una pippa, noi brillavamo soltanto quando stavamo insieme. E allora sì che valevamo qualcosa.Dopo bizzarri incidenti di percorso, concerti nei più sgangherati bar di provincia, disavventure e sventate risse con ultras e gestori improbabili, succederà qualcosa di totalmente inaspettato...
Nella storia di questa band l'autore rappresenta quella di tutti quei giovani che sognano di fare della musica il lavoro di una vita ma non ambiscono a telecamere e talent show televisivi, uniche armi che sembrano funzionare in questa Italia della crisi.
Con intelligenza e tanta ironia Valerio Piperata si prende gioco di tutti i personaggi cialtroni e opportunisti che lavorano nell'industria discografica, mondo feroce che un momento ti porta alla ribalta, quello dopo ti rispedisce giù.
Le rockstar non sono morte parla di adolescenza, amicizia, prime cotte in modo delicato, attraverso dialoghi brillanti e situazioni pirandelliane che ti rubano sempre un sorriso; ma soprattutto è il racconto di come la musica, indipendentemente dal successo di pubblico, possa cambiare il senso più intimo della vita di una persona.
Guarda che ti fa fare la musica, pensai. Può piacerti talmente tanto che anche a cinquant'anni, quando ormai il tuo contributo l'hai dato, quando ormai fai l'impiegato, l'idraulico, l'assicuratore, ancora ci provi.
Claudia Consoli
Social Network