Sono un caso editoriale della letteratura gialla scandinava, con 5 milioni di copie vendute in 35 paesi. Dal 2009 a oggi hanno pubblicato cinque romanzi, portando con maestria i lettori nell'abisso di situazioni estreme in cui i personaggi si confrontano con il male.
Si chiamano Alexander e Alexandra Ahndoril, marito e moglie che hanno scelto di firmarsi con lo pseudonimo di Lars Kepler. Trame e personaggi sono frutto di un lavoro a quattro mani, di una delicata operazione di scambio creativo che ha dimostrato di funzionare molto bene.
Nel 2010 è stato pubblicato in Italia il loro primo romanzo con il protagonista Erik Maria Bark, L'ipnotista, personaggio controverso e sfaccettato, come lo è anche il commissario di polizia Joona Linna, protagonista dei successivi romanzi L'esecutore (2011), La testimone del fuoco (2012) e L'uomo della sabbia (2013).
Il dottor Erik ha stregato i lettori e nel 2012 è arrivato anche sul grande schermo nell'omonima trasposizione cinematografica di Lasse Hallström.
I Lars Kepler hanno aspettato cinque anni prima di riprendere in mano le fila della storia di Erik Maria Bark e ora l'ipnotista più famoso di Svezia è tornato. Questa volta, ancor più della precedente, si ritroverà personalmente coinvolto nel caso e il viaggio nella mente degli altri diventerà un viaggio dentro se stesso, faccia a faccia con l'orrore della morte. Non a caso il titolo del nuovo romanzo è Nella mente dell'ipnotista (Longanesi, 2015, traduzione di Carmen Giorgetti Cima e Roberta Nerito).
Il dottor Erik ha stregato i lettori e nel 2012 è arrivato anche sul grande schermo nell'omonima trasposizione cinematografica di Lasse Hallström.
I Lars Kepler hanno aspettato cinque anni prima di riprendere in mano le fila della storia di Erik Maria Bark e ora l'ipnotista più famoso di Svezia è tornato. Questa volta, ancor più della precedente, si ritroverà personalmente coinvolto nel caso e il viaggio nella mente degli altri diventerà un viaggio dentro se stesso, faccia a faccia con l'orrore della morte. Non a caso il titolo del nuovo romanzo è Nella mente dell'ipnotista (Longanesi, 2015, traduzione di Carmen Giorgetti Cima e Roberta Nerito).
I Lars Kepler sono in questi giorni in Italia per promuovere il nuovo libro, già bestseller in Svezia con 20.000 copie vendute in tre giorni, e li ho incontrati in una location speciale e molto svedese: il centro Ikea di Carugate (Milano), che per l'occasione si è trasformato nel set di una scena del crimine con una caccia al delitto organizzata tra i diversi reparti del negozio.
I visitatori hanno messo alla prova la propria bravura misurandosi con i più grandi investigatori della storia della letteratura.
I visitatori hanno messo alla prova la propria bravura misurandosi con i più grandi investigatori della storia della letteratura.
Dopo essermi divertita con domande e coordinate mi sono accomodata sul divano di un salotto Ikea e ho accolto gli autori per l'intervista. Ecco cosa mi hanno raccontato:
Com'è nato il personaggio così riuscito di Erik Maria Bark? Prima di scrivere il libro avevate un certo interesse per la pratica dell'ipnosi?
Alexander: Si, l'interesse per l'ipnosi c'era già, diciamo che è stato proprio il nostro punto di partenza. Eravamo affascinati da questo stato mentale molto particolare in cui chi viene ipnotizzato sembra essere in uno stato di totale rilassamento - addirittura pare che dorma - ma al contrario è molto attivo. Il caso ha voluto che mio fratello maggiore sia un ipnotista e insieme abbiamo parlato molto di questo fenomeno, particolarmente adatto per un thriller.
Alexandra: L'aspetto affascinante dell'ipnosi è che permette di penetrare nei ricordi di una persona ricostruendo così le sue azioni. Per quanto riguarda il nostro Erik Maria Bark, ci si è presentato come spesso succede quando si scrive, ce lo siamo trovati davanti con le sue debolezze ma anche con la sua brillante intelligenza.
Ho letto che siete veri appassionati di cinema e che da quando vi conoscete guardate almeno un film al giorno. Quanto siete influenzati dai film e dai registi che amate? Subite anche il fascino delle serie tv? Ve lo chiede una grande fan di True Detective...
Alexandra: Proprio True Detective è stata una grande fonte di ispirazione per questo libro; aspettiamo con ansia la prossima stagione, anche se i protagonisti cambieranno e questo ci dispiace. I film in generale sono una nostra grande passione, amiamo soprattutto l'atmosfera dei film. Questo ci spinge a scrivere i libri al tempo presente, il tempo tipico del cinema. Quando scriviamo non sappiamo mai cosa c'è dietro la prossima porta ed è una sensazione che vogliamo mantenere.
Alexander: Quanto al rapporto tra il cinema e i libri, ci lasciamo ispirare ma non cerchiamo mai di imitare degli aspetti o degli elementi di quello che vediamo sullo schermo. Guardare i film e le serie tv ci serve piuttosto per avere la giusta energia da mettere nella scrittura.
Alexander: Quanto al rapporto tra il cinema e i libri, ci lasciamo ispirare ma non cerchiamo mai di imitare degli aspetti o degli elementi di quello che vediamo sullo schermo. Guardare i film e le serie tv ci serve piuttosto per avere la giusta energia da mettere nella scrittura.
Come avviene il processo di scrittura a quattro mani? Come riuscite a far confluire, sia idealmente che nel concreto, due flussi di pensiero?
Alexandra: Cominciamo con un lungo periodo di dibattito in cui parliamo incessantemente, scegliamo la storia e l'idea centrale che deve essere sufficientemente complessa da dedicarle un intero anno di lavoro. Poi proseguiamo scrivendo tutto su dei post-it, foglietti che spargiamo in giro e così concepiamo il plot. Lungo tutto questo periodo ci dedichiamo molto alla ricerca documentaria, leggiamo i protocolli delle autopsie, andiamo a provare le armi che abbiamo scelto di descrivere, consultiamo medici e poliziotti, facendo sempre tutto insieme.
Alexander: Arriva poi il momento in cui iniziamo a scrivere, uno di fianco all'altra. Tramite posta elettronica ci scambiamo le scene e c'è una continua rielaborazione di materiali. Hai detto bene, i pensieri si fondono.
Alexander: Arriva poi il momento in cui iniziamo a scrivere, uno di fianco all'altra. Tramite posta elettronica ci scambiamo le scene e c'è una continua rielaborazione di materiali. Hai detto bene, i pensieri si fondono.
Nei vostri libri rappresentate un mondo in cui tutto funziona come un meccanismo perfetto, ma è nell'interiorità delle persone che si annidano i mali. Come lo raccontereste ai lettori italiani?
Alexandra: Raccontiamo le storie di persone che soffrono, che vivono situazioni negative che nella vita purtroppo esistono. Gettiamo i personaggi in situazioni estreme, li mettiamo di fronte a scelte estreme e facciamo in modo che commettano degli errori. Il genere letterario è tale per cui si deve parlare di "delitto e castigo", di riscatto.
Alexander: Per essere interessanti le persone non devono essere troppo perfette, anche perché non esistono le persone perfette, no? E poi noi gli rendiamo la vita un po' difficile.. come facciamo con Erik Maria Bark, uomo estremamente brillante che però è dipendente da certi medicinali.
Alexander: Per essere interessanti le persone non devono essere troppo perfette, anche perché non esistono le persone perfette, no? E poi noi gli rendiamo la vita un po' difficile.. come facciamo con Erik Maria Bark, uomo estremamente brillante che però è dipendente da certi medicinali.
Nel tempo libero leggete altri autori di gialli scandinavi?
Alexandra: Leggiamo tutti i nostri colleghi!
Alexander: Quello del giallo svedese non è un settore poi così ampio, quindi riusciamo a leggerli tutti.
Alexander: Quello del giallo svedese non è un settore poi così ampio, quindi riusciamo a leggerli tutti.
A cura di Claudia Consoli