Charlotte
di David Foenkinos
Mondadori, 2015
pp. 204
“È tutta la mia vita”: con queste parole, una ventiseienne pittrice tedesca di origine ebraica consegna nelle mani di un medico una valigia contenente la sua opera definitiva che intitola “Vita? O teatro?”. Disegni, parole e musica che ripercorrono la breve vita della giovane artista, segnata dalla sofferenza e dal lutto ma anche dall’amore profondo per un uomo, Alfred Wolfsohn, mai dimenticato.
di David Foenkinos
Mondadori, 2015
pp. 204
“È tutta la mia vita”: con queste parole, una ventiseienne pittrice tedesca di origine ebraica consegna nelle mani di un medico una valigia contenente la sua opera definitiva che intitola “Vita? O teatro?”. Disegni, parole e musica che ripercorrono la breve vita della giovane artista, segnata dalla sofferenza e dal lutto ma anche dall’amore profondo per un uomo, Alfred Wolfsohn, mai dimenticato.
In quelle parole rivolte al dottor Moridis, l’evidente nota autobiografica dell’opera racchiusa nella valigia ma anche la drammaticità del momento e il valore di ciò che gli sta affidando: tutta la mia vita, qui rielaborata in ogni suo dramma, sentimento, dolore o gioia, tutto ciò che rimane di me. Sarà il testamento di Charlotte Salomon, di lì a poco deportata ad Auschwitz dalla furia nazista, dove morirà a soli ventisei anni. Con la fine della guerra si rimettono insieme i pezzi di molte vite devastate e l’opera della pittrice tedesca troverà finalmente un pubblico fuori dalla cerchia degli affetti, nonostante il successo e il suo nome non giungano mai davvero all’attenzione che meritano.
Ed è proprio in occasione di una personale ad Amsterdam a lei dedicata, l’incontro casuale tra l’opera di Charlotte Salmon e un romanziere francese talmente impressionato dai disegni e dalla tormentata storia della giovane autrice da rimanerne del tutto conquistato; una curiosità che diventa quasi ossessione e che conduce Foenkinos sulle tracce di Charlotte, ripercorrendone la storia dall’infanzia in Germania fino al tragico epilogo nella Francia occupata.
Poi ho scoperto l’opera di Charlotte.Per puro caso.Non sapevo nemmeno dove fossi diretto.[...]Ed è stato un fulmine a ciel sereno.Il sentimento di aver finalmente trovato quello che cercavo. Ciò che mi attraeva era stato inaspettatamente messo a nudo. Quel vagabondare mi aveva condotto nel posto giusto.L’ho capito nell’istante in cui ho scoperto Vita? o Teatro? Tutto quello che amavo.Tutto quello che mi ossessionava da anni.Warburg e la pittura.Gli scrittori tedeschi.La musica e la fantasia.La disperazione e la follia.Era tutto davanti ai miei occhi.In un’esplosione di colori accesi.L’immediata sintonia con qualcuno.La strana sensazione di aver già visitato un luogo.Era questo che mi accadeva davanti alle opere di Charlotte. Conoscevo già quello che stavo scoprendo.
Folgorato dai disegni della Salmon, l’autore scava nella vita della giovane pittrice, torna nei luoghi in cui ha vissuto, incontra chiunque tra quelli che l’hanno conosciuta sia disposto a parlare. Il risultato è un libro a metà strada tra romanzo e biografia, intenso e crudele: della biografia ha l’aspirazione alla ricerca rigorosa e il desiderio di restituire un’immagine a tutto tondo della donna dietro l’artista, la scelta di un linguaggio puntuale e senza fronzoli; del romanzo l’invenzione letteraria intorno a situazioni private e il coinvolgimento emotivo che traspare dalla pagina, dell’autore che non fatichiamo ad immaginare commuoversi davanti tracce del passaggio di Charlotte e dei lettori che più di una volta probabilmente dimenticheranno di trovarsi di fronte al racconto di una vita di cui già conosciamo il tragico epilogo. Nel costruire una storia tra fiction e racconto biografico, l’autore sceglie uno stile completamente differente rispetto a quello impiegato negli altri romanzi che portano la sua firma, una lingua essenziale, con periodi brevissimi (poco più di una riga), che ad un primo impatto può spiazzare ma che ben presto risulta una scelta necessaria, la più indicata forse per raccontare questa storia. Un linguaggio essenziale quindi, dal pathos contenuto, - senza dubbio molto più di quanto riesca a fare io qui, con il coinvolgimento emotivo suscitato dalla lettura ancora troppo fresco forse per osservare l’opera di Foenkinos con un certo distacco - nonostante sia evidente la partecipazione emotiva dell’autore sulle tracce di Charlotte Salmon che riesce comunque a limitare, quasi che sia la storia, libera da orpelli narrativi, ad esprimersi da sè, a comunicare con i semplici fatti la complessità di una vicenda privata ed artistica di fronte al dramma. Sappiamo già quali eventi impongono la parola fine sulla vita di Charlotte, ma per arrivarci scopriamo – per la prima volta molto probabilmente – una donna, un’artista, una giovane ebrea nel pieno dell’orrore nazista che cerca di sopravvivere alla follia del mondo e al dramma che sembra condannare tutte le le donne della sua famiglia, mediante l’arte.
Prima della persecuzione, la vita di Charlotte ha già familiarità dolore: la depressione e il suicidio sembrano infatti non voler risparmiare quasi nessuna donna della famiglia, incapaci di contrastare i demoni e scegliere la vita. Quelle morti violente segnano in maniera indelebile l’infanzia e la gioventù di Charlotte– che porta il nome della zia mai conosciuta, morta suicida a soli diciotto anni, sorella e figlia amatissima – anche quando non è a conoscenza della verità, che le sarà svelata solo molti anni più tardi. Neppure la madre infatti riesce a sopportare il peso della vita, nulla possono l’amore del marito – ambizioso chirurgo – e della figlia cui ha dato il nome della compianta sorella, le cure e la sorveglianza: un attimo di distrazione e Franziska si toglie la vita, per “diventare un angelo” come aveva detto a Charlotte bambina. La casa piena di musica e canti piomba improvvisamente nel silenzio, il dolore dei nonni materni che per la seconda volta perdono una figlia in modo tanto incomprensibile diviene insopportabile da osservare e le visite della nipote momenti strazianti. Poi, un poco di serenità sembra tornare per la famiglia Salmon con l’arrivo nelle vite di Albert e della figlia della celebre cantante Paula Lindberg, che presto diventerà la matrigna di Charlotte. Paula porta con sè allegria, fama, un circolo vivace di intellettuali ed artisti e soprattutto un profondo affetto per la figliastra:
La nuova moglie di Albert si trasferisce al 15 di Wielandstrasse. È un terremoto nella vita di Charlotte.Quell’appartamento vuoto e silenzioso si trasforma.Paula apre le porte alla vita culturale di Berlino.Invita personaggi celebri.Capita di incrociare il famoso Albert Einstein. L’architetto Erich Mendelsohn.O Albert Schweitzer.È l’apoteosi del primato tedesco.Intellettuale, artistico e scientifico.Si suona il piano, si beve, si canta, si balla e si crea. La vita non è mai sembrata così intensa.
Per mezzo di Paula, irrompe anche nella sua vita – come insegnante di canto della matrigna - Alfred, l’uomo che Charlotte amerà più di chiunque altro, la loro storia impressa per sempre sulle tele. La scoperta dell’amore e del sesso,la clandestinità di un rapporto da tenere celato, i dubbi e le insicurezze di una giovane donna alla sua prima esperienza sentimentale: Foenkinos ricostruisce la storia tra Charlotte ed Alfred e dove la ricerca biografica non arriva subentra la fantasia del romanziere ad immaginare dialoghi, momenti di intimità ed affetto. Alfred sarà una figura centrale nella vita della giovane pittrice, non soltanto per il profondo sentimento che lega Charlotte a quell’uomo schivo che già della vita – e della guerra - ha conosciuto gli aspetti più duri, ma anche per la fiducia che Alfred ripone nel genio dell’amante. È tra i primi infatti ad intuirne l’originale talento e a spingerla a consacrare la propria vita all’arte, che nel tempo diventerà sempre più rifugio dalla follia del mondo. Sentimenti e intelletto si fondono, l’uno ispira l’altra e la maturazione personale ed artistica di Charlotte ha un innegabile debito nei confronti dell’uomo che ha amato. La scoperta dell’arte - anche in seguito ad un fondamentale viaggio in Italia in compagnia dei nonni materni, durante il quale Charlotte rimane ammagliata dal Rinascimento - e il desiderio di dedicarsi totalmente ad essa è una passione nata nella giovane diversi anni prima quando, all’ombra delle leggi razziali, riesce ad essere ammessa all’Accademia di Belle Arti di Berlino; è il talento – e la coraggiosa lungimiranza di un docente dell’Accademia – ad aprire a Charlotte le porte del mondo cui aspira a far parte, un talento ancora acerbo ma che con gli stimoli giusti può senza dubbio condurre ad esiti sorprendenti:
Si tuffa nel lavoro con una gioia famelica.I professori apprezzano il suo rigore, la sua creatività.A volte le rimproverano i suoi silenzi.Charlotte non capisce cosa si aspettino da lei.Le avevano raccomandato di essere discreta, di non parlare con i compagni. Riesce comunque a farsi un’amica.Barbara, una bella ragazza bionda, il prototipo dell’ariana.Sono bellissima, heil Hitler! esclama Barbara.La sera, tornano a casa insieme.Charlotte ascolta le confidenze dell’amica.Che le parla del fidanzato.La sua vita sembra meravigliosa.Charlotte vorrebbe assomigliare a Barbara almeno un po’.
Neppure il mondo accademico tuttavia è immune dal clima nazista e dalle sue costrizioni:
In Accademia, la libertà artistica si riduce progressivamente. I professori sono sottoposti a vincoli sempre più restrittivi.I nazisti hanno deciso di domare anche i pennelli.
Se questo fosse un romanzo, la vita di Charlotte Salmon semplice invenzione letteraria, probabilmente il narratore introdurrebbe nella storia uno o più ostacoli nel percorso di formazione della propria eroina, difficoltà che magari in qualche modo sarebbe poi in grado di superare e trovare finalmente il proprio posto nel mondo, diventare adulta; ma questo, dobbiamo ricordare, non è un romanzo. È la vita vera, che si intreccia ad una delle pagine più oscure della storia dell’uomo e che ne rimane irrimediabilmente travolta.
La situazione è diventata intollerabile.Alcuni loro amici stanno pensando di lasciare il paese.E li esortano a fare lo stesso.Paula potrebbe cantare negli Stati Uniti.Albert potrebbe trovare lavoro facilmente laggiù.No, risponde lui.Non se ne parla nemmeno.La loro patria è lì.È la Germania.Bisogna essere ottimisti e convincersi che l’odio passerà.Nel gennaio del 1933 l’odio sale al potere.
È la guerra che si insinua sempre più nella quotidianità, ma soprattutto è la persecuzione contro gli ebrei cui la famiglia di Charlotte non riesce a sfuggire. Discriminazioni, paura, violenza, periodi di prigionia e poi la fuga. Ma non esiste in quest’Europa un luogo realmente sicuro per una giovane ebrea, che nel tentativo di salvarsi lascia la sua casa, la sua famiglia, gli affetti che non è certa riuscirà un giorno a ritrovare. L’arte come solo rifugio e certezza, che diventa l’ancora di salvezza dalla follia di famiglia, dalla disperazione che la circonda e dal dolore di vivere che sembra perseguitare i Salmon e che tutto corrompe: l’arte e quell’opera che “è tutta la mia vita”e che, insieme a Foenkinos, scopriamo nel momento in cui prende forma, quando Charlotte decide di dedicare tutta sè stessa al compimento del suo testamento artistico nell’isolamento di una stanza nel Sud della Francia.
Disegno dopo disegno, è la promessa fatta all’uomo che non ha mai del tutto smesso di amare, poco prima di essere divisi per sempre: Deve vivere per creare. Dipingere per non impazzire.
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