di Stefano Benni
(con illustrazioni di Luca Ralli)
(con illustrazioni di Luca Ralli)
Feltrinelli, 2014
pp. 106
€ 12
Non siamo al bar sport. O meglio, ci aggiriamo pure a quelle latitudini ma stavolta entra in scena un autentico sottoscala infernale dove regnano fumo e oscurità. Scendendo pochi gradini si arriva in una sala biliardo, che è come una memoria del sottosuolo. Sì, in senso dostoevskijano. La città, la superficie, viene abbandonata, e tutto si svolge in un ambiente che è un andirivieni di personaggi con un tratto malfamato, alcuni di rozza volgarità, altri di superba eleganza. C’è una Dea, Pantera, e questa corte dei miracoli di giocatori maschi che lei sfida e batte puntualmente. D’altronde Pantera deve rifarsi di un’infanzia difficile, dove un uomo ha abusato di lei. Finché un giorno non appare un altro giocatore dal talento pari al suo: l’Inglese. Prima di giocare, si siedono e non si sa quel che si dicono. Scambiano speranze per vincere le rispettive solitudini. Benni dimostra una grande maturità narrativa perché è come se prendesse i lettori per farli avvicinare al tavolino e ascoltare un dialogo costruito attorno alla sensibilità di ciascuno.
Lo scrittore bolognese incrocia ancora una volta il disegnatore Luca Ralli per dare un’impronta di graphic novel a questa raccolta. Luca si confronta con la pagina bianca per dare tono e sfumature all’oscurità, poi sarà chiamato a cambiare prospettiva ed entrare in un mondo di luce di pescatori sardi, pastori scesi dall’interno per prendere confidenza con il mare e in questo aiutati dai ponzesi. Ed ecco il secondo racconto: Aixi. Che non si legge così, ma Aiji. Tra le due storie, l’ultima immagine di Pantera è esattamente a una finestra affacciata su una spiaggia, come se Luca avesse preparato il terreno per la successiva mentre la precedente volgeva al termine.
Nei bar, nei bassifondi, Benni ci ha abituato a scoprire un’umanità diversa, quasi redenta: funzionano come fonte di ispirazione letteraria e come catalizzatori di combattenti in ritirata. Ma ci sono le dee e gli dei che ci costringono a prendere confidenza con il nostro isolamento. Una frase emblematica ce lo fa cogliere, Stefano Benni si diverte ad attribuirla a un fantomatico filosofo greco. In realtà è sua, la trovate ne La grammatica di Dio: «Tra gli dei che gli uomini inventarono, il più generoso è quello che unendo molte solitudini ne fa un giorno di allegria».
Anche in Aixi c’è una dea, non proprio formata come Pantera, ma in gestazione e come ogni umano che ambisce a elevarsi si confronta con due classici elementi costitutivi dell’Olimpo: la luce e il mare. Il secondo racconto è meno abitato da personaggi strepitosi ma è altrettanto denso: c’è una storia d’amore, un sancta sanctorum con un albero di corallo che funziona come arca dell’alleanza fra Aixi e il padre malato, spruzzi di realismo magico. A ricordare che suggestione e mito servono ancora agli uomini, per sopravvivere e rinsaldare i migliori legami.
Luca Ralli ha lavorato in punta di matita, ha distrutto tavole per mesi fino ad arrivare a quelle che soddisfacevano lui e Benni. Il loro sodalizio è nato e cresciuto in una Trastevere ancora vivibile e pare, noi ci contiamo, destinato a durare. Perché è la migliore dimostrazione di come funzioni la pluridiversità dell’immaginazione, il titolo peraltro che Benni ha dato ai suoi corsi e seminari che spaziano da una forma d’arte a un’altra. Bisogna osare, come questi personaggi, a costo di sfidare il cuore del mondo, il lento ripetersi di morali consolidate. Così, un colpo di biliardo impossibile ai più o quella pagina scritta e riscritta una cinquantina di volte sarà alla fine sempre e soltanto nostra.
Marco Caneschi