Wes Anderson. Moonrise Cinema
a cura di Pietro Masciullo
goWare & Edizioni Sentieri Selvaggi, 2014
€ 4,99
a cura di Pietro Masciullo
goWare & Edizioni Sentieri Selvaggi, 2014
€ 4,99
Wes Anderson (Houston, 1969) è un
regista dall'idea autoriale molto forte e dall'estetica
inconfondibile. Dall'esordio nel 1996 con Bottle
Rocket – Un colpo da dilettanti all'ultimo lungometraggio,
Grand Budapest Hotel (2014), già vincitore del Gran premio
della giuria alla Berlinale e del Golden Globe come miglior film e
candidato a ben nove premi Oscar, il regista texano è stato capace
di creare un vero e proprio mondo, con le sue regole, i suoi
personaggi e le loro cicliche afflizioni, le sue ambientazioni e le
sue atmosfere musicali.
Come se filmasse di volta in volta le
infinite variazioni sul tema della vita in un negozio di giocattoli
all'ora di chiusura.
Non a caso, conta fra i suoi titoli
anche un vero e proprio film d'animazione, Fantastic Mr Fox
(2009) che ha però -a partire dalla tecnica dello stop motion -
in tutto e per tutto le caratteristiche di un film à la Wes
Anderson. Ha costruito e saputo definire un
orizzonte nelle aspettative dei suoi numerosi estimatori, ma
quel che gli amanti, siano essi cinefili open-minded o hipster
modaioli, si aspettano di trovare in un suo film è spesso anche il
bersaglio delle polemiche dei detrattori.
«Vorrei vivere in un film di Wes Anderson – canta Niccolò Contessa aka I Cani, apprezzato cantautore della scena indie-pop italiana - inquadrature simmetriche e poi partono i Kinks. Vorrei l'amore dei film di Wes Anderson tutto tenerezza e finali agrodolci. E i cattivi non sono cattivi davvero. E i fratelli non sono nemici davvero. Ma anche i buoni non sono buoni davvero, proprio come me e te».
Una buona guida per orientarsi alla
fruizione di questo delicato universo può essere la monografia in
ebook Wes Anderson. Moonrise Cinema - a cura di Pietro
Masciullo, caporedattore della rivista online Sentieriselvaggi.it -
appena uscita per Edizioni Sentieri Selvaggi in collaborazione con la
casa editrice GoWare, che in una serie ben costruita di brevi saggi
affronta la tematica da molte possibili angolazioni.
Un tuffo nel suo mondo: la dimensione
onirica, la costante evocazione letteraria e cinefila (indagati in
questo senso soprattutto i riferimenti a Truffaut: i numerosi
alter-ego andersoniani come correlativi di Antoine Doinel; ma anche
il reticolo di rinvii e rapporti col cinema coevo, da Sofia Coppola a
Noah Baumbach, al lungometraggio di Roman Coppola A
glimpse inside the mind of Charles Swan III), la
dimensione claustrofobica e minuziosamente accurata delle
ambientazioni, costruite attraverso scenografie tanto magniloquenti
quanto vistosamente artificiali, e delle corrispettive inquadrature,
l'impiego di colonne sonore “parlanti”, gli interpreti/personaggi
ciclicamente ricorrenti come Owen Wilson, Bill Murray, Jason
Schwartzman e una ricognizione dell' idea di “famiglia” indagata
dentro e fuori dal set (quando «la
famiglia del cinema si materializza come la trappola più bella del
mondo»).
«Io creo regole in maniera ossessiva.
Ho regole strane, inutili.Pretendo che i film siano quasi come la matematica. Ma solo per quanto riguarda gli aspetti che hanno a che vedere con la mdp, i tagli, il modo in cui viene usata la musica e cose del genere, non quando si tratta dell'interpretazione.»
Ipse
dixit. E dunque se con
questo abbiamo a che fare, scandagliare - con l'aiuto di qualcuno che possa aiutarci a risolvere questa difficile quanto intrigante equazione
cinematografica - la sua
regola del gioco
non può che farcelo amare, o odiare, di più.
Giulia Marziali
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