Malefica luna d’agosto
di Cristina Guarducci
Fazi Editore , 2015
Pp. 176
Euro 16
Malefica luna d’agosto è un libro, anzi una storia lunga, che si legge tutta d’un fiato, come una granita alla menta in una notte invasa dalle zanzare. Cristina Guarducci, psicanalista di scuola junghiana, costruisce tra le pinete della Maremma un racconto in cui la fantasia, le intermittenze del reale, le paure da bambini e le pulsioni di tutti i giorni trovano una, stralunata ( e non si aveva dubbi in merito all’aggettivo da usare) forma di equilibrio. Il libro è quasi pervaso da uno scirocco che non lascia scampo al lettore, il quale non può fare altro che scorrere, pagina dopo pagina, le pirotecniche vicende, lasciandosi trascinare dal vento caldo dell’estate.
La protagonista, che non prende parte
diretta alla vicenda, assiste, in una sorta di curiosità compiaciuta, alle
peripezie di casa Guastaldi, nobile ed antica famiglia toscana, ricca di un
glorioso passato ma su cui aleggia, come nelle storie che si raccontano per far
stare stretti i bimbi attorno al fuoco (o al lucore del proprio tablet), un’oscura e inquietante maledizione.
Attorno alla grande casa rosa si muovono strambi personaggi: il nobile
Cavaliere Ugonotto, rachitico ma magnetico aristocratico, sua moglie Marisa,
sensualissima donna “che ama donare
piacere agli altri, ricavandone un piacere più grande”, l’orrenda ma
sensitiva nonna "matrona" che si accompagna al cane bavoso Piermaria (“che porta il nome del mio caro marito
defunto”) e poi i figli, Daria, sorta di amazzone in nuce “più forte
dei maschi e delle fiere”, la bella ed etera Lisetta “che quando si tolse il pezzo di sopra del costume in spiaggia, per
seguire le nuove mode,alcuni uomini si misero a piangere” e poi Giuliano,
il titanico figlio demente della coppia, sempre rinchiuso in una sorta di
stanza-bunker.
Ma la Maremma, che qui prende le
sembianze di una magica terra popolata da creature degne di Marquez o Borges (o
forse molto più semplicemente di Apuleio), è punteggiata anche dalla presenza
di ruvidi butteri dal cuore tenero, come Tony “seduttore e domatore di cavalli”, degli arcigni cugini dei
Guastaldi e, soprattutto, di Gaddo, l’irruenta creatura metà uomo metà
pipistrello che infesta le notti insonni del fratello Ugonotto, simbolo stesso
della tremenda maledizione che grava su tutti i primogeniti di una famiglia
nella quale la commistione e corruzione del sangue genera mostri.
Ma la vicenda, nonostante queste tinte
vagamente gotiche, rimane sempre molto lieve, piena di luce e soprattutto di
caldo, diffuso e molto toscano, quasi
come se si fosse ancora ai tempi dei quadri di Piero della Francesca. Infatti i
capitoli sono quasi mossi dal vento caldo dell’estate e da tre notti consecutive
di luna piena, che rimane fissa e stregata nel cielo, proprio come un monito: questa è una storia di fantasia ma parla
delle nostre pulsioni reali.
Tanto è vero che quando, alla chiusura
del libro, un poco sudati da questa carica estiva fuori stagione, si riannodano
i fili della memoria, emergono con dolcezza, parimenti ad i riflessi
verde-azzurri dello sguardo di donna Marisa od alle sfumature perla-rosa antico
pelle vellutata di Lisetta, riferimenti più o meno evidenti a certe tematiche
psicoanalitiche care alla scuola junghiana (in particolar modo legate alla
sfera sessuale).
Ma che non si creda che questo sia un
libro vagamente erotico, sulla moda
di certa, troppa, letteratura dozzinale che caratterizza questi anni. Infatti
la storia lunga tessuta da Cristina
Guarducci è leggera come i passi lasciati sulla battigia da una tredicenne in
riva al mare durante la prima estate d’amore.
Anche se le passioni sono violente, esplosive e aeree, non c’è mai volgarità nelle parole, mai un diretto riferimento o compiacimento. Tutto è seminascosto, lasciato intendere, appena accennato, quasi come se, tra la luce lunare e le pagine del libro, ogni tanto, si frapponesse, in una sorta di eclisse letteraria, l’ombra oscura di due enormi ali di pipistrello. Ma state tranquilli. Questa creatura non è né affamata di sangue né è animata dalla voglia di combattere supercriminali. Ha semplicemente voglia di raccontarvi una storia. Fossi in voi mi accomoderei su una barca in riva al mare e stare ad ascoltare.
Anche se le passioni sono violente, esplosive e aeree, non c’è mai volgarità nelle parole, mai un diretto riferimento o compiacimento. Tutto è seminascosto, lasciato intendere, appena accennato, quasi come se, tra la luce lunare e le pagine del libro, ogni tanto, si frapponesse, in una sorta di eclisse letteraria, l’ombra oscura di due enormi ali di pipistrello. Ma state tranquilli. Questa creatura non è né affamata di sangue né è animata dalla voglia di combattere supercriminali. Ha semplicemente voglia di raccontarvi una storia. Fossi in voi mi accomoderei su una barca in riva al mare e stare ad ascoltare.
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