Still Alice
di Lisa Genova
Piemme 2015
di Lisa Genova
Piemme 2015
pp. 294
€16.90 (cartaceo), €6.99 (ebook)
L’interpretazione praticamente perfetta di Julianne Moore, candidata all’Oscar, ne sta accrescendo il valore ma, ancora prima, Still Alice è stato un bestseller per oltre quaranta settimane nella classifica del New York Times. Nel 2007 Lisa Genova, ricercatrice in neuroscienze, ha pubblicato a sue spese la toccante storia su una paziente affetta dall'Alzheimer, resa un caso editoriale da Simon and Schuster. In Italia il romanzo è uscito quest'anno per Piemme.
Alzheimer era l’ultima risposta che Alice Howland, docente ordinario di psicologia ad Harvard, potesse aspettarsi dai consulti medici. Arrivata a cinquant’anni era portata ad attribuire alcune disturbi alla menopausa, forse a uno stato d’ansia dovuto alla nuova fase della sua vita di donna. Quasi sicuramente comparava la frequente distrazione a un momento del tutto normale anche per lei, scienziata stimata con oltre un centinaio di pubblicazioni, divisa tra lezioni, conferenze in giro per il mondo e tre figli avuti da John con il quale ha condiviso lo slancio per la ricerca. Ben presto i dubbi degli specialisti vengono confermati dai test neuropsicologici previsti in questi casi. Alice ha una forma presenile di deterioramento cognitivo che mostra tutte le caratteristiche dell’Alzheimer e che, nel suo caso, risulta positivo a una mutazione genetica presente anche nel DNA della figlia maggiore.
Perdersi, il sottotitolo del romanzo, evoca l’esito della malattia per cui non esiste ancora una cura, se non il ricorso a farmaci che possono ritardarne il decorso senza, però, farla regredire rendendo chi ne soffre sfiduciato e limitato nelle azioni quotidiane.
Alice si destreggia come può nella sua nuova vita. Rinuncia agli impegni universitari quando i sintomi della malattia si fanno troppo evidenti e accetta di non essere più la docente apprezzata dagli studenti i quali non potevano immaginare ciò che stesse accadendo alla migliore professoressa della facoltà.
La vicenda di Alice ricorda quella di Iris Murdoch. I momenti di confusione si alternano a quelli in cui sembra essere la donna di un tempo. Sono queste le prove più dure: avvertire il cambiamento senza poterlo fermare, senza poter controllare gli inaccessibili percorsi della sua mente.Non sono solo i vuoti di memoria, le dimenticanze a breve termine, il linguaggio indebolito o il senso di disorientamento, anche quando può formulare i pensieri, non è in grado di ricondurre a essi i rispettivi significanti isolandola durante le conversazioni:
«Quindi te ne rendi conto quando ti succede?»
«Di solito sì.»
«Per esempio che ti stava succedendo quando non ti ricordavi il nome della crema di formaggio?»
«Conosco quello che sto cercando di ricordare, solo che il cervello non ci arriva. È come se tu decidessi di voler prendere quel bicchiere d’acqua ma la tua mano non la prendesse. Glielo chiedi con gentilezza, la minacci, ma non si muove. Alla fine magari riesci a muovere la mano, ma quella afferra la saliera oppure rovescia il bicchiere sulla tovaglia. Oppure, quando finalmente riesci a far sì che che la mano afferri il bicchiere e lo porti alle labbra, il pizzicore in gola si è placato e non ha più bisogno di bere. Il momento di sete è passato.»
«Questo somiglia a una tortura, mamma.»
«Lo è.»
Persino riconoscere le persone diventa faticoso. Ma non esiste nulla di peggio che confondere i propri figli con sconosciuti qualsiasi. Durante uno spettacolo teatrale della figlia Lydia Alice non riesce a mettere a fuoco i tratti che per anni le erano stati familiari, non si ricorda di lei bambina, non ha più traccia dei suoi progressi. Crede sia una delle attrici della compagnia, si complimenta con lei e le domanda per quanto si fermerà in città.
Lydia, la minore dei suoi figli, è l’unica che sembra davvero entrare in contatto con la nuova Alice. Anna, Tom e John, vogliono si impegni a ricordare, come se la donna fosse stata vittima di un incidente o di un trauma che temporaneamente l’abbia privata della memoria. Al contrario, la malattia di Alice è degenerativa, le sue capacità cognitive arriveranno ad annullarsi del tutto. Lydia, forse con la sensibilità da attrice, asseconda la madre interpretando il ruolo che ogni volta le assegna, nel dolore di veder allontanarsi chi si ama.
Martina Pagano