di Marco Caneschi
Castelvecchi, 2015
pp. 142
€ 14,00
Qual è la più grande eredità che possiamo lasciare ai nostri figli? La passione: magari loro non capiranno cosa ci affascina e ci commuove, e troveranno altre strade, le loro strade. Ma faremo il possibile per condividere non tanto l'oggetto, quanto il guizzo che ci rende vivi. Così Marco Caneschi, che già molti di voi conoscono come una delle nostre punte di diamante su CriticaLetteraria, si rivela nel doppio ruolo di padre e di scrittore.
Il desiderio in questo simpatico librino, tra inchiesta e saggistica, tra cronaca calcistica e romanzo epistolare, è consegnare alla piccola Irene una storia personale, soggettiva e ciononostante precisissima, della Juventus.
Insomma, «sul conto corrente della vita», lì dove «versiamo i ricordi», Marco Caneschi decide di selezionare le emozioni e le memorie bianconere che, dal 1977, hanno inciso profondamente nella sua vita di tifoso e di uomo, con l'augurio che anche la figlia «possa andare presto a tifare per questa squadra sedendo fra le sue gradinate» (p. 136).
Il libro ti spinge a partecipare, fin dalle prime pagine: questa è la Juve di Marco, ok, ma può essere la Juve di qualsiasi tifoso, e anche la squadra dei non tifosi. In che senso? Anche la sottoscritta, da sempre distante dal mondo del calcio e francamente ignorante in materia, si è lasciata trasportare dalla passione di un vissuto che non può trascendere dalle vicende della squadra.
Di pagina in pagina, si scoprono le figurine che compongono l'album di storia personale e di storia sportiva, partendo da questa premessa fondamentale per capire il punto di vista di Marco Caneschi:
«La Juventus è questo: un'ineguagliata catena di successi, propiziati e accompagnati da un gioco spettacolare» (p. 13)
La Juve è piena di personaggi leggendari, ricordati per le loro imprese: anche solo i loro nomi hanno il potere di evocare partite memorabili. E se non ve le ricordate, ecco che Marco Caneschi le riprende e le racconta, attraverso dati, serrate cronache e le parole degli stessi protagonisti. Non si tratta però di una scrittura continuamente edulcorata dalla passione calcistica: «la storia la devi riannodare, non divinizzarla» (p. 139), e Marco Caneschi lo fa bene, anche criticando i periodi bui della sua squadra preferita.
Il tutto, ovviamente, è filtrato dalla soggettività di un tifoso che non resta mai fuori dal campo da gioco della riflessione e, potrei scommetterlo, dal campo di gioco della vita. Infatti, accanto al tema principale, Marco Caneschi si rivolge più volte alla bimba per riflessioni più generali, mai profetiche né paternalistiche; semplicemente, le parole di un papà alla figlia:
«Ritengo che in questo universo il caos giochi un ruolo risolutivo e la contingenza stravinca sulla necessità. Ti prego, Irene, segui tuo padre: se va bene, tra i flutti della fortuna emergono momenti di bonaccia, durante i quali la libertà di scelta ha modo di affiorare» (p. 23)
Un cenno a margine? Non potevano mancare i riferimenti alle pagine stampate: da grande lettore oltre che tifoso, Marco Caneschi augura alla figlia di tracciare un suo cammino attraverso e anche grazie alle letture, fino ad arrivare all'amatissima Versione di Barney:
«Una cosa che avvalora la tesi di una tua crescita costante, lenta ma costante, fino alla competenze necessarie per relazionarti e capire ciò che succede attorno, credo sia il tempo che dedichi ai libri» (p. 30)
Divertente, riflessivo, accurato: solo tre dei tanti aggettivi che si potrebbero dedicare a questo libro che può essere letto a tanti livelli. E se siete tifosi, bene, potete discutere con Marco Caneschi di questa Juventus su Twitter, cercandolo al suo account @boboarezzo69!
GMGhioni
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