in

Islam e integrazione in Italia: un manto di Arlecchino intarsiato con arabeschi

- -
Islam e integrazione in Italia
a cura di Antonio Angelucci, Maria Bombardieri e Davide Tacchini
Marsilio, 2014
pp. 219

€ 22





Quante volte avete sentito dire al telegiornale, oppure letto distrattamente al bar su di un quotidiano oppure ancora avete ascoltato, quasi per caso, durante una conversazione in metropolitana, la seguente frase: “L’Islam in Italia è soprattutto un problema”. Ora il libro in questione, Islam e integrazione in Italia, a cura di Antonio Angelucci, Maria Bombardieri e Davide Tacchini ed edito da Marsilio, non vuole rispondere a questa domanda ma ad un’altra, da un certo punto di vista più stringente: qual è l’Islam in Italia e quanto è integrato nel tessuto sociale? Senza rispondere a questa domanda che, come tutte le domande preliminari, è fondamentale per iniziare ad argomentare una tesi di qualsiasi genere (come c’insegna la retorica antica e moderna), non si può fare il passo successivo. Non c’è problema senza soluzione recita un proverbio. Forse, ma di sicuro non esiste un problema (e la sua possibile soluzione) senza prima porsi una domanda (possibilmente quella giusta).



Il volume di Marsilio si configura come un libro composto da diversi capitoli l’uno al tempo stesso indipendente e interconnesso all’altro. Infatti, grazie all’ottimo apporto di plurimi studiosi, si analizza l’Islam attraverso tutte i gradienti, andando a parlare degli aspetti noti e meno noti dell’insediamento di questa secolare religione all’interno del nostro Paese.

L’idea è scaturita dai professori Paolo Branca (Università Cattolica del Sacro Cuore) e Alessandro Ferrari (Università degli Studi dell’Insubria) e concretizzata dal Forum Internazionale democrazia e religioni, il centro di ricerca interuniversitario diretto dal professor Roberto Mazzola dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale. Il tutto è stato promosso e coadiuvata dal Ministero dell’Interno, grazie al fattivo sostegno e aiuto per la realizzazione da parte delle varie associazioni islamiche. La Compagnia di San Paolo di Torino ha finanziato la realizzazione dell'opera.
  
Che ritratto ne viene fuori? Ne viene fuori un qualcosa di molto simile ad un mantello di Arlecchino, ovvero di una realtà molto più variegata e sfaccettata, “ricca” verrebbe da dire, rispetto a quella passata sui Media. Infatti non esiste un Islam in Italia (così come nel resto d’Europa e nel Mondo), ma una diversa serie di Islam che si articolano secondo, molto spesso, la provenienza dei fedeli.

Infatti leggendo i capitoli centrali intitolati Le moschee d’Italia di Maria Bombardieri e L’associazionismo religioso tra diritto speciale e diritto comune : la centralità dello statuto di Antonio Angelucci, si va a conoscere una realtà del tutto inedita.Si capisce come determinate nazionalità, soprattutto quella marocchina, abbiano una netta predominanza sulle altre e che questa causa una maggiore o minore aderenza a questo o quel tipo di culto. Quindi invece di un blocco compatto ci si accorge di avere di fronte una specie di alveare immenso, in cui ogni arnia è occupata da un certo modo di pensare e credere nelle parole del Profeta.

Ma non finisce qui. Infatti il libro vuole anche notificare lo stato di “salute” dell’integrazione islamica in Italia. E anche qui le notizie sono sorprendenti, in un certo qual modo. Infatti se i telegiornali e la carta stampata, a parte i casi, sempre più minoritari a rigor di cronaca, di ritratti a tutti i costi “rosee e senza spine”, magari appartenenti ad una ormai trita e stantia retorica terzomindista a tutti i costi, dicevo l’immagine che viene data delle associazioni islamiche è molto più vicina al “covo di terroristi” piuttosto che a “libere associazioni tra individui”.

Eppure dall’analisi racchiusa nel capitolo proemiale di Maria Bombardieri Mappatura dell’associazionismo islamico in Italia si, letteralmente, scoprono realtà sconosciute. Innanzi tutto si comprende come la presenza di comunità islamiche in Italia è ben radicato e nel tempo e nel tessuto sociale e, fatti salvi alcuni episodi e di aperta intolleranza e di rifiuto netto all’integrazione, il processo di commistione culturale è ben avviato. A conferma di ciò vi è anche l’interessante capitolo, scritto da Barbara Ghirindelli, intitolato Coppie miste, coppie cristiano-islamiche, dove si analizzano i cosiddetti “matrimoni misti”. Fatta fuori la propaganda di certi schieramenti politici, ancora una volta, lo scenario che si prospetta al lettore è quello di un mondo “in continuo movimento”, di un universo magmatico dove per qualche passo indietro vi sono centinai di passi in avanti. In appendici un utilissimo vademecum per chi volesse, seguendo i consigli di Antonio Angelucci, scrivere Uno statuto per le associazioni musulmane (titolo del capitolo stesso). 

Libri del genere non aiutano la tolleranza, parola fin troppe volte abusata e che comunque configura sempre una posizione di "una cultura dominante sull'altra che la tollera quasi per compassione", bensì libri del genere aiutano il vivere civile, ovvero il vivere professando ognuno le proprie idee e i propri credi nel pieno rispetto della Legge. 
Un buon esempio dello "spirito dei Lumi" applicata sul "caso Islam". 


Mattia Nesto